Speciale LIBRI e ARTE. L’Apprendista di Goya




Recensione del Thriller Storico “L’Apprendista di Goya” di  Sara Di Furia

e approfondimento dell’opera “Il Parasole” di Francisco Goya


 

Francisco Goya “L’Ombrellino” o “Il Parasole” 1777 Olio su tela cm.152×104

Museo del Prado Madrid

Francisco Goya “L’Ombrellino” o “Il Parasole” 1777 Olio su tela cm.152×104 –

Museo del Prado Madrid

 
 

Essendo appassionata d’arte e di thriller storici ho atteso con impazienza l’uscita di questo meraviglioso libro di Sara Di Furia intitolato “L’Apprendista di Goya”. Un libro che mi ha piacevolmente conquistata. Densa di misteri ed emozioni, la storia del celebre artista Francisco Goya si intreccia magistralmente ad alcuni enigmi inquietanti. L’autrice ci regala un thriller mozzafiato nel quale non è semplice individuare il colpevole degli efferati delitti verificatisi a Madrid nel 1791. La soluzione del caso avviene passo dopo passo tramite un’eccellente capacità narrativa.

Il romanzo, che è scritto molto bene, alquanto scorrevole e con uno stile brillante, ripercorre a tratti la vita del pittore, ricostruendone il difficile carattere, ma con un pizzico di fantasia, creando altresì una narrazione ricca di suspense.

I continui riferimenti all’arte e la padronanza che ha avuto la scrittrice nel descrivere le tecniche di miscelazione dei pigmenti ne fanno uno splendido libro che non delude gli appassionati d’arte.

Ho scelto di parlare del dipinto di Goya intitolato “Il Parasole” perché l’autrice lo cita molto spesso, rendendolo il protagonista del romanzo. Esprimo i complimenti a Sara per la maestria che ha avuto nel raccontare l’arte, trattando l’opera con un alone di mistero e tenendo il lettore con il fiato sospeso fino all’ultimo capitolo mediante frasi d’effetto ben costruite.

La scrittrice, oltretutto, accompagna il lettore in diversi luoghi peculiari, intrisici di storia, includendo curiosità, leggende e aneddoti della città madrilena. A tal proposito c’è un capitolo che ho apprezzato in modo particolare per il quale l’autrice ha dedicato senz’altro uno studio approfondito.  Mi riferisco alla  descrizione ricca di pathos relativa alle famose corride che vengono effettuate a plaza Mayor. 

Mi sono soffermata a rileggerne alcune parti perché risultano essere un interessante compendio per conoscere le caratteristiche e i rituali di un’antica tradizione che nella sua drammaticità esprime un forte turbamento.

Inoltre, tra i temi trattati spicca l’Inquisizione, l’istituzione ecclesiastica volta a reprimere l’eresia.

Manuèl Alvèra è il protagonista che narra in prima persona le rocambolesche vicende nelle quali si ritrova ingenuamente coinvolto tra inganni e sotterfugi. I personaggi sono descritti con dovizia di particolari. Ma chi è el diablo…? Una figura che viene svelata mediante un colpo di scena strabiliante…

Ora vi lascio una citazione tratta dal libro che è dedicata a una metodologia utilizzata dal pittore piuttosto inconsueta:

“Il maestro era all’opera su una tela che sfiorò due volte con la punta del pennello. Mentre la osservava espirò piano e la studiò con sguardo critico. Portò il pennello alle labbra, ne bagnò la punta con la saliva e la immerse nel colore. Eliminò l’eccesso di pigmento contro il bordo della tavolozza e continuò nei ritocchi. Mentre mi dedicavo al suo ritratto in un altro punto dello studio, ne studiavo ogni mossa e non riuscivo a fare a meno di chiedermi perché, due sere prima, si trovasse al Parque del Retiro in mezzo al popolo invece di consolare la moglie per il doloroso evento. Dal tavolino accanto a lui prese una piccola spatola d’osso con cui raccolse del Rose Dorè dalla tavolozza e lo distese sulla tela con movimenti veloci e precisi.”  

Francisco Goya “L’Ombrellino” o “Il Parasole” 1777 Olio su tela cm.152×104 – Museo del Prado Madrid (Fig.1-2)

Racconta Sara Di Furia:

“Il ragazzo che reggeva l’ombrellino, da cosa voleva proteggere la sua amata? Dal sole o dalla pioggia in arrivo? La fanciulla, con un fiore rosso tra i capelli, teneva un cagnolino accoccolato vicino”. 

 

L’Ombrellino o Il Parasole (in spagnolo El Quitasol) (Fig.1)  è un dipinto di Francisco Goya realizzato nel 1777 e custodito presso il Museo Del Prado a Madrid.

Si tratta di un’opera simbolo, ritenuta una delle composizioni più ammiccanti legata al tema spagnolo del “majismo”. Un termine spagnolo riferito agli abiti elaborati indossati dai giovani eleganti detti majos e majas, che si distinguevano per il loro stile nel vestire e per le buone maniere. E’ cosi che Goya presentò il suo dipinto ai Reali di Spagna: “Una giovane seduta su un’altura con un cagnolino sulla gonna e un ragazzo a lato che le fa ombra con un parasole; il suo valore è di millecinquecento reales”. (Francisco de Goya, Cuenta de entrega de obras a la Real Fábrica de Tapices , 12 de agosto de 1777)

Il tema dell’ombrellino veniva usato di frequente nel XVIII secolo. Goya lo realizzò tra il 3 marzo e il 12 agosto 1777, data di consegna alla Real Fabrica. Egli si dedicò a decorare le due residenze dei sovrani spagnoli e precisamente il Palazzo di San Lorenzo all’Escorial e quello del Pardo a Madrid. Si tratta di sessantatré cartoni per arazzi a tema profano e di genere. L’Ombrellino fa parte di una serie di quattro cartoni  eseguiti nel periodo giovanile dell’artista, negli anni che vanno dal 1773 al 1793. Le opere realizzate per la Sala da pranzo della Reale Fabbrica di Santa Barbara dei Principi Carlo IV e Maria Luisa delle Asturie includevano la “Rissa alla locanda nuova” la “Maja e gli ammantellati” e il “Bevitore”.

“Ah, se tu sapessi quanto piacere ricavano dalle mie opere, se sapessi la soddisfazione che ne è venuta al re e soprattutto alle Loro Altezze! Che grandezza, mio Dio, né io né le mie opere ce la meritavamo” (Francisco Goya)

In questo delicato dipinto l’artista limita a pochi elementi la descrizione dello sfondo per concentrarsi sui personaggi rappresentati da un ragazzo con i capelli raccolti nella rete tipica dei majos che sta proteggendo dal sole la maja probabilmente perché a quei tempi desideravano avere un colorito chiaro. Il cane accucciato sulle gambe della ragazza potrebbe simboleggiare la fedeltà.

L’aspetto più interessante è relativo alla vivacità dei colori e alla perfetta padronanza compositiva.

Le linee di contorno sono assenti e la pittura è veloce e immediata. Una luminosa tavolozza di  azzurri, gialli, verdi e rosa che anticiperanno l’Impressionismo dei dipinti di Monet.

Possiamo notare che Goya solo con poche pennellate riesce a dare la preziosità del pizzo appuntato sul corpo dalla ragazza.

Le figure sono state collocate in primo piano in un gruppo piramidale su uno sfondo privo di profondità (Fig.2).

Le diagonali convergono sul viso della ragazza che assieme al suo sguardo contribuiscono ad attirare l’attenzione dello spettatore. Le linee disegnano quasi un triangolo equilatero in cui è collocata la maja.

Straordinari effetti di luce e di ombre, e un accentuato cromatismo donano alla composizione una forza luminosa che infonde nell’osservatore la gioia di vivere “Joie de vivre” alludente in questo caso alla vita di corte sotto il regno di Carlo III.

Oltre a ciò, l’innovazione è rappresentata anche dall’accostamento dei colori complementari che nei dipinti di Goya acquistano luminosità. Nel dipinto il “Parasole” notiamo che il giallo e il blu si esaltano come pure il rosso del nastro e il verde dell’ombrellino. Si tratta di una novità significativa perché Goya tramite questo espediente anticipò gli studi dell’ottica che saranno effettuati cento anni dopo di lui. Nel 1870, infatti,  alcuni studiosi notarono che i colori si oppongono e si esaltano se sono accostati uno vicino all’altro. Il giallo e il viola sono il massimo dell’abbinamento dove il vivace contrasto rende l’insieme del dipinto più sgargiante.

E’ curioso osservare un dipinto in stile neoclassico del pittore francese Jean Ranc (1674-1735)  intitolato “Vertumno e Pomona” (Fig.3) in quanto potrebbe essere stata una fonte di ispirazione per Goya. Ranc, in effetti,  fu uno degli artisti che lavorò per i Borboni spagnoli a partire da Felipe V. L’opera rappresenta l’archetipo della bellezza barocca del XVIII secolo e testimonia la predilezione che c’era a quei tempi nei confronti delle immagini relative al parasole.

 

Jean Ranc intitolato “Vertumno e Pomona” Musée Fabre, Montpellier (Fig.3)

 

 

Francisco Goya “Autoritratto” 1815 Olio su tela Museo Del Prado Madrid Fig.4)

Francisco Goya

Cenni Biografici

Francisco Goya (1747-1828) (Fig.4) ebbe una vita intensa e travagliata. Nacque a Fuendetodos, nei pressi di Saragoza in Spagna, ma nel tempo si trasferì in svariati luoghi trascorrendo molto tempo anche a Roma, dove migliorò le sue abilità artistiche. A Madrid assorbì gli insegnamenti di Giambattista Tiepolo (1696-1770) che lavorava nella capitale. Goya sotto l’aspetto artistico risulta essere un pittore poliedrico perché i suoi capolavori abbracciano svariate correnti e stili. Le sue opere si differenziano molto una dall’altra a seconda del periodo nel quale sono state realizzate. E’ un pittore difficile da collocare nella storia della pittura sette-ottocentesca. Egli maturò un linguaggio pittorico originale. Ecco allora che le sue tele profumano di Barocco, Rococò, Neoclassicismo, anticipando inoltre il Romanticismo, il Realismo, l’Espressionismo, l’Impressionismo e il Surrealismo.

Nella formazione dello stile di Goya è stata determinante la conoscenza dell’arte di Corrado Giaquinto, il pittore della scuola napoletana attivo in Spagna al servizio della Corte.

Goya a quarantadue anni venne colpito da una malattia che lo rese sordo. Si presume che sia stata dovuta alla sifilide o all’intossicazione del piombo usato per amalgamare le terre. Fu un grande ritrattista e grafico. Egli  raccolse le incisioni in tre gruppi: i Capricci, I Disastri della guerra e i Proverbi. Nel 1771 venne chiamato a Parma per un concorso, ma la sua opera non fu apprezzata. L’artista, nel 1773,   avendo sposato Josefa la sorella del pittore Francisco Bayeu ebbe modo di avvicinarsi ai reali di corte in quanto quest’ultimo faceva parte dell’Accademia Reale delle Belle Arti.

Nel 1780 Goya venne accolto “de mérito” nella Real Academia de San Fernando, realizzando come saggio d’ingresso un’opera puramente accademica intitolata “Cristo crocifisso” .

Fu un grande amico di Francisco Zapater Gomez (1868) che scrisse:“La giovinezza di Goya fu agitata e burrascosa; piena di risse e di pazzie amorose. Trascinato dall’inclinazione alle avventure e dal temperamento litigioso, a diciotto anni dovette abbandonare la città natale, dopo una sanguinosa zuffa in cui tre uomini rimasero sul campo della lotta. La famiglia, dopo averlo nascosto qualche tempo, gli procurò i mezzi per raggiungere Madrid”.

 

 

 

 

L’apprendista di Goya

 

Autore: Sara Di Furia

Editore: La Corte Editore

Genere: Thriller Storico

Pagine: 301

Data di pubblicazione: Agosto 2019

 

 

 

 

Sinossi. Madrid 1791, l’arte fiorisce sotto l’occhio vigile dell’Inquisizione. Manuèl Alvèra vive e lavora nel colorificio di famiglia, abile come nessun altro nella miscelazione dei pigmenti. Goya in persona, un giorno, colpito dalla sua abilità, lo richiede al padre come  apprendista con la promessa di farlo diventare un pittore di fama. Intanto, nel giro di poco tempo, in città vengono ritrovati diversi cadaveri, tutti di famosi artisti madrileni assassinati secondo il medesimo modus operandi: il corpo massacrato, denudato e scuoiato. Madrid è in subbuglio e mentre l’inquisitore attribuisce la responsabilità di quanto sta accadendo al mero peccato di vanità commesso dai pittori, Manuèl inizia ad avere il sospetto che proprio Goya sia coinvolto negli omicidi. Studiando l’opera del maestro per emularne il genio, il ragazzo scopre infatti un terribile segreto, che gli permetterebbe di raggiungere sfumature di colore mai viste per la realizzazione della pelle delle sue modelle. In breve il giovane apprendista si ritrova a essere vittima e al contempo complice di una spirale di bugie e segreti sempre più intricata, che metterà in discussione tutta la sua vita.

 

 

Sara Di Furia


Sara Di Furia è nata a Brescia dove vive e lavora come insegnante. Ha all’attivo già diverse pubblicazioni, tra cui La regina rossa e Jack, entrambi con La Corte Editore. E’ apprezzata da lettori e critica per la sua scrittura intensa e le atmosfere intrise di mistero, che le hanno fatto ottenere attenzioni anche da diverse case editrici straniere.

 

 

Termino l’articolo con una citazione tratta dal romanzo “L’Apprendista di Goya” dell’autrice Sara di Furia che mi ha affascinata:

“L’arte invece è anima mundi, ciò che dà senso al nostro esistere, che ci ricorda che il nostro destino non è qui, ma in qualcosa di così perfetto e meraviglioso da mozzare il fiato”. 

Arrivederci in arte

Manuela

 

 

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