L’assenza dell’Assenzio




Sinossi. L’assenza dell’assenzio è l’arrivo del silenzio: la morte delle idee, la fine della creatività. Per sfuggire a tale rischio, Lazzaro Santandrea si improvvisa cacciatore di dote, ma si ritrova investigatore suo malgrado tra Milano e la Costa Azzurra, con gli amici fidati Pogo e Caroli al suo fianco, e l’aiuto illecito di Gippo, che può sempre procurare “quella cosa lì”, qualunque essa sia. Un giallo, un noir, cui Pinketts aggiunge tutti i colori del suo talento letterario. Questo romanzo contiene: tre persone di nome Assenzio, un cacciatore di dote, tre storie d’amore, un bel po’ di morti ammazzati, due (forse tre) Cristine, levrieri afghani & canguri cocainomani, i fratelli Kokoschka, un bambino prodigio, ghigliottine e pozzi senza fondo, Ursus & Orsetta Orsoni, Giuditta terrorista ecologista, malinconie metropolitane e paranoie bucoliche, vuoti di bottiglia e vuoti esistenziali, bon ton e malavita, zingari & zingarelli, tre civette scomparse dal comò, un fornaio infoiato, una Costa Azzurra rosso-sangue e, soprattutto, un Lazzaro Santandrea nel mezzo del cammin della sua vita, alle prese con inferni che nemmeno Dante avrebbe saputo evocare.

 L’ASSENZA DELL’ASSENZIO

di  Andrea G. Pinketts

HarperCollins 2023

Noir, pag.250


L’assenza dell’Assenzio

A cura di Silvana Meloni


 Recensione di Silvana Meloni

«Non so se si nasca con il senso della frase. Di sicuro ci si muore.»

Andrea G. Pinketts aveva davvero il senso della frase e delle parole. Leggendolo per la prima volta, mi ha affascinato fin dall’incipit e mi ha portato dentro il suo mondo. Un mondo fatto, appunto, di parole che si rincorrono, si nascondono, rispuntano, ti travolgono e scompaiono. Leggerlo è come inseguire una trottola, voci che si sgranano e ti indicano un percorso; ma, se cerchi la linearità della strada, hai proprio sbagliato.

“Pinketts sa manipolare le parole: le gira, le fa roteare, piroettare, le mette a testa in giù, a penzoloni, in giochi linguistici vorticosi e polisemici. Nella sua scrittura si combinano neologismi, reminiscenze classiche, turpiloqui e intercalari del parlato, in un impasto linguistico degno dei più grandi «pasticciacci».”(Camilla Longo Giordani; Lo Sbuffo del 25/12/2018; ‘L’eredità di Andrea G. Pinketts’)

Un modo originale di inventare una caccia al tesoro, dove il tesoro da trovare è riuscire a dipanare una intricata matassa di crimini efferati.

Il tono è pulp, e l’investigatore è l’opposto della figura investigativa tradizionale, che arriva alla soluzione attraverso un procedimento logico deduttivo.
Lazzaro Santandrea rincorre, e viene rincorso, da personaggi grotteschi ed eventi imprevedibili quanto disastrosi, in un continuo carosello di situazioni sconclusionate. La logica va dimenticata.

Ma vi è di più.

Pinketts è l’interpretazione italiana del noir hard-boiled. Un Santandrea-Marlowe, coinvolto nella mischia, e nel crimine, dalla pupa di turno, votato al ruolo di Eroe bizzarro e sfortunato, perso in dilemmi esistenziali, mentre rincorre la sua personale interpretazione della Giustizia.

L’autore fu un ribelle nella vita e nella scrittura, nella prosa e nel contenuto. Credo che tutti dovrebbero conoscerlo e farsi trasportare dalla sua genialità.

Potrebbe non piacere, alla fine i gusti dei lettori son diversi, ma di certo non lascia indifferenti.

Andrea G. Pinketts


pseudonimo di Andrea Giovanni Rodolfo Pinchetti (Milano, 1960–Milano 2018), è stato uno scrittore, giornalista, attore e personaggio televisivo italiano. È autore di molti romanzi in bilico tra noir e grottesco, molti dei quali incentrati sulla figura di Lazzaro Santandrea, suo alter ego e protagonista di bizzarre avventure nella Milano contemporanea. La sua peculiare prosa, contraddistinta da un uso del linguaggio originale e dissacrante, ha attirato l’attenzione della critica, che lo ha definito uno scrittore “post-moderno”. Viene citato da Aldo Nove in Superwoobinda, insieme ad altri scrittori facenti parte del gruppo letterario Cannibali, titolo di cui anche Pinketts si è fregiato, anche per aver partecipato all’antologia di racconti Gioventù Cannibale. Vincitore di premi letterari, tra i quali spiccano due edizioni del Mystfest e il premio Scerbanenco, ha alternato la carriera di attore e scrittore a quella di giornalista, conducendo inchieste per riviste. Celebri i suoi reportage per Esquire e Panorama. È morto il 20 dicembre 2018 all’età di 58 anni, dopo aver lottato per un anno contro un tumore alla gola.

A cura di Silvana Meloni

Instagram/silvana.meloni