Le confessioni





Recensione di Stefania Ceteroni


Autore: Sara Collins

Editore: Einaudi

Genere: narrativa storica

Pagine: 432

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. 1826. Londra è in fermento. La folla ha preso d’assalto l’Old Bailey, il tribunale in cui si celebrano i processi più importanti del Paese. La folla è lì per vedere Frannie Langton, la cameriera incolpata di aver ucciso senza pietà i suoi padroni, Mr e Mrs Benham. L’accusa la dipinge come una sgualdrina, una ex schiava seducente e manipolatrice che ha approfittato del buon cuore dei suoi signori. Ma non è la verità, o almeno non è proprio tutta la verità. Così finalmente, dal banco degli imputati, Frannie può urlare al mondo la sua storia. Che inizia in una piantagione, quando da bambina impara a leggere, anche se è incatenata. E finisce nella Londra dei lord e delle dame, dove le catene sono altre, ma non per questo meno dure. Sara Collins ci trasporta in una Londra fatta di viali oscuri e di segreti ben custoditi tra le stanze di eleganti palazzi. E ci restituisce l’emozionante battaglia di una donna che vuole riappropriarsi della libertà.

Recensione

Essere nera in una marea di bianchi ti fa desiderare il dono dell’invisibilità.

Quanto dolore può sopportare una donna?

Una donna mulatta in un periodo in cui persone di colore sono comprate, vendute, cedute, donate come oggetti?

Quanto orrore riescono a sopportare gli occhi di una bambina, prima, giovane donna, poi, prima che tutto ciò si trasformi in un fardello troppo pesante per essere sopportato e taciuto?

Per quanto tempo può restare senza voce un amore profondo, per una donna che è di altri e che può costare la vita?

Quanta ipocrisia e quanta menzogna può gravare sulle spalle di una giovane donna che non conosce le sue origini, che non ha diritti, che non ha libertà?

Tutto questo mi sono chiesta dopo aver letto l’ultima riga del libro Le confessioni di Frannie Langton. Un libro che mi ha conquistata e mi ha fatto sentire anche un po’ colpevole… in quanto bianca. Eh sì, perché le sofferenze che tanti  fratelli neri hanno dovuto sopportare, in altre epoche, quando la loro vita valeva più o meno zero, sono state impartite da bianchi che, in nome della loro superiorità, hanno disposto di quelle vite come meglio gli è aggradato, senza alcun rispetto per la dignità altrui, per i diritti altrui, per la stessa vita altrui.

Le confessioni di Frannie Langton è proprio questo, il racconto di una vita. E’ un racconto fatto in prima persona dalla protagonista che apre il suo cuore e mette a nudo la sua anima nel momento in cui è accusata della morte dei suoi padroni, Mr e Mrs Benthon, trovati uccisi nella loro abitazione, seppur in diverse stanze. Lei, la Mulatta Assassina (questo l’appellativo che le è stato dato subito dopo i fatti) giaceva accanto alla sua signora, profondamente addormentata e sporca di sangue. Lei è stata considerata fin da subito colpevole e i suoi vuoti di memoria le hanno reso impossibile difendersi.

Nel momento in cui l’avvocato Pettigrew viene incaricato di difenderla davanti ad una giuria che dovrà decidere della sua vita, è lui stesso a chiederle di avere un motivo per salvarla. Andare alla ricerca di questo motivo vuol dire, per Frannie, ripercorrere una vita fatta di dolore, di privazione ma anche di un amore tanto profondo quanto doloroso.

Frannie scrive le sue memorie parlando in prima persona proprio con il suo difensore e i suoiracconti si alternano con momenti estrapolati dal processo e sue considerazioni personali su quanto sta accadendo.

Comprata da Mr Langton (sarà il suo unico bene a non essere ipotecato) ed entrata nella sua casa senza aver alcuna voce in capitolo (così come senza avere voce in capitolo ne uscirà), sarà testimone di esperimenti da lui compiuti sugli esseri umani. Morti, prima… Poi...

Su neri, per la precisione, con particolare interesse per quelli albini. Esperimenti verso i quali Langton è stato indotto da colui al quale, una volta caduto in disgrazia, cederà la ragazza: quel Mr Benhan che è stato rinvenuto cadavere nella biblioteca di casa.

Solo nelle more del processo la ragazza avrà occasione di raccontare la sua verità. Una verità che in pochi hanno intenzione di ascoltare, per un motivo o per un altro. Una verità che parla di catene – siano esse fisiche che morali – di sofferenza ma anche di un amore sbagliato, quello per la sua padrona.

Al tema della schiavitù si somma quello dell’amore omosessuale – inaccettabile a quell’epoca e impossibile da vivere alla luce del sole – ma anche il tema dell’amicizia, della solitudine.

Il racconto procede in un crescendo, con una particolare accelerazione sul finale quando ogni tassello va al suo posto per raccontare una storia in parte diversa da quella che si vuole far credere. Soprattutto, emergono delle verità fino a quel momento taciute, nascoste, adulterate per salvaguardare il buon nome di qualcuno!

Ed emergono i profili di persone che mostrano il loro lato peggiore, siano esse uomini che donne. E’ una storia che fa riflettere sul valore della vita umana, su quanto sia difficile – in quella particolare epoca – parlare di diritti e su quanto sia difficile essere donna, una donna mulatta.

Brava l’autrice nel trasmettere le emozioni dei vari personaggi. Resa alla perfezione la protagonista che personalmente mi ha fatto vivere momenti di pura angoscia, di profondo dolore, di inarrestabile rabbia. Brava nel tratteggiare il periodo storico di riferimento. Brava a tenere con il fiato sospeso. Perché, se è vero come è vero che al centro del racconto c’è un delitto e si va a caccia del colpevole puntando il dito contro una sola persona, è anche vero che la protagonista assoluta è la vita della giovane donna chiamata a pagare per un delitto che non si sa bene da chi sia stato compiuto.

Bel libro. Mi ha positivamente stupita e catturata. E mi ha costretta a riflettere su un periodo storico a me lontano, in una zona del mondo a me lontana trasmettendomi, però, un dolore diretto, dritto al cuore.

Non posso che consigliarne la lettura.


A cura di Stefania Ceteroni

https://libri-stefania.blogspot.com

 

Sara Collins


 ha studiato legge alla London School of Economics e ha lavorato come avvocato per diciassette anni. Nel 2014 ha frequentato il Creative Writing Masters presso la Cambridge University, dove nel 2015 ha vinto il Michael Holroyd Prize for Recreative Writing ed è stata candidata al Lucy Cavendish Prize con un libro ispirato al suo amore per la letteratura gotica. Il romanzo premiato è diventato Le confessioni di Frannie Langton.

 

 

Acquista su Amazon.it: