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Recensione di Cristina Bruno


Autore: Carmine Caputo

Editore: Damster

Genere: giallo

Pagine: 236

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Il maresciallo Luccarelli si è finalmente preso un paio di giorni di ferie. Si rilasserà partecipando ad Artolè, una festa sull’Appennino bolognese: arte, buon cibo, musica nel paesino di Tolè. Ma i criminali non vanno in ferie, e il mattino dopo il carabiniere si ritroverà di fronte a un cadavere trafitto da un pugnale. Unico indizio: un elenco di numeri di telefono sul comodino della vittima. Se solo le opere d’arte che riempiono le strade di Tolè potessero raccontare quello che hanno visto…

Recensione

Tolè è un ridente paese di montagna sull’Appenino bolognese. Proprio lì il maresciallo Antonio Luccarelli si concede una breve vacanza, sperando di incontrare una ragazza per cui nutre una simpatia. I suoi piani però vengono rovinati prima da un amico di infanzia, Leo, che decide di accompagnarlo e poi da uno strano delitto nel giorno di festa del paese, il giorno di Artolè.

Artolè è una manifestazione artistica che coinvolge tutto il piccolo borgo con esposizioni di opere d’arte, canti, balli e soprattutto buon cibo. In tutta questa confusione un’anziana e rispettata signora viene ritrovata morta nel proprio appartamento e sul corpo figurano diverse coltellate.

Chi mai poteva avere interesse a uccidere una innocua vecchietta?

Antonio e il suo acuto amico Leo iniziano a indagare e la lista dei sospetti è piuttosto lunga, a iniziare dal nipote scapestrato della vittima e continuando con strani figuri che si aggiravano per il paese il dì di festa. E come in ogni buon giallo che si rispetti le sorprese non mancheranno.

Tutto sembrerebbe muoversi attorno a una lista di numeri di telefono ritrovata in casa della vittima, ma sarà davvero la traccia giusta?

Il romanzo ha un tono volutamente ironico e accoglie il lettore con leggerezza. La narrazione è a più voci e segue il percorso dei diversi protagonisti della storia, prima tra tutti la vittima.

Eh sì, perché l’inizio vede proprio l’anziana signora raccontare il suo ultimo giorno di vita, senza tristezze o rimpianti. Quindi troviamo Antonio e Leo che devono cercare di ricostruire tutti i contatti della donna e cercare di capire cosa possa aver scatenato la furia omicida. E ciascuno dei sospettati racconta la propria storia in un intreccio di destini che alla fine porta alla verità.

Il lato più accattivante del testo risiede in questa narrazione corale dove ciascuno è a suo modo protagonista e ciascuno offre un contributo indispensabile allo svolgimento. Le personalità, i dialetti, le espressioni sono diversi come differenti sono le motivazioni per il trovarsi lì, in quellasperduta località.

Le descrizioni delle atmosfere sono puntuali e sembra quasi di sentire l’odore del cibo saporito delle fiere di paese, l’allegria di un mondo dove tutti si conoscono che all’improvviso si popola di mille volti nuovi in cerca di spensieratezza e novità.

Impariamo a conoscere come arrivare alla casa della vittima, come si snodano i vicoli, cosa muove l’agire di tante persone: l’amore, l’invidia, la paura, la vigliaccheria, la violenza.

Per un giorno il borgo è la capitale dell’arte e di un intero mondo con le sue tante sfaccettature raccontate con efficace semplicità. Antonio e Leo frugano con gentile determinazione nelle vite dei sospettati per portare alla luce il non detto e risolvere il caso, mentre la vittima, dall’alto della sua ormai spensierata posizione, ci fa l’occhiolino.

A cura di Cristina Bruno

http://fabulaeintreccio.blogspot.com/

Carmine Caputo


è uno scrittore e giornalista nato a Statte, la collina ridente alle spalle di Taranto. Si è trasferito a Bologna nel 1994 dove si occupa di comunicazione.