L’estate del mirto selvatico




Recensione di Sabrina De Bastiani


Autore: Gian Luca Campagna

Editore: Fratelli Frilli Editore

Collana: Supernoir

Genere: noir

Pagine:  p. 208

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. Le stagioni della vita ti aggrediscono a tradimento, ti ghermiscono l’anima e cancellano la nostalgia dei ricordi. Federico Canestri, scrittore in crisi con la moglie e in difficoltà creativa, è chiuso in una bolla indolente nel suo appartamento di Roma, finché apprende dal web che in una cavità del monte Circeo è stato ritrovato uno scheletro di un adolescente. Federico forse sa di chi sono quei resti. È lì che affiorano i ricordi su quell’estate che ti cambia, che appartiene a quel periodo dell’adolescenza in cui scopri l’amore, l’invidia, la gelosia, i tradimenti. È l’estate in cui sulle spiagge di Sabaudia la banda dei buoni, guidata da lui, detto Barabba, insieme allo sbruffone Hollywood, al timido Tasso Mannaro, alla bella Camicetta e all’impacciato Dracula, si fronteggia con la banda dei bulli, capeggiata dall’arrogante Hammer, i rissosi Crisantemo, Kamikaze e Moscarda, più le disinibite Mantide e Raffa. Federico deciderà di tornare all’ombra del Circeo per affrontare finalmente il passato, la misteriosa scomparsa di Dracula, il rapporto conflittuale col padre, la vita felice vissuta con Veronica, cercando decisive risposte nel presente. Ma chi erano veramente i suoi amici? E il padre? E lui? Lui è veramente chi crede di essere? In un doppio percorso temporale e narrativo Federico cercherà di scovare gli amici e i nemici di quell’estate che lo ha cambiato per sempre, per scoprire in un perverso gioco di verità, reticenze e bugie cosa è accaduto in quella tragica notte del 3 luglio 1990.

Recensione

La dissolvenza. Da intendersi in gergo cinematografico, non per  levità di consistenza, anima e dà coerenza e forma a queste pagine,  ad una storia  che non poteva trovare struttura narrativa migliore per essere raccontata.

Non a caso, sposandosi così bene ad un plot nerissimo, dissolvenza  a nero e da nero   che qui  si realizza  come passaggio transazionale non tanto e non solo da un’immagine all’altra, quanto da un tempo all’altro, dall’ oggi all’estate del 1990, dall’interiorità agli accadimenti esterni che l’hanno così forgiata.

È un narrato di barriere e di rimozioni, quello che Campagna, con scrittura robusta ma elegante,  di pancia quando occorre e finemente aggettivata se il passaggio lo richiede, ci racconta.

La storia di Federico Canestri, una vita già scritta che sarebbe da riscrivere, l’occasione di farlo facendo un po’ di passi indietro, fino al topico momento di un’estate che davvero fu cambiamento. E fino a che punto?

La storia del suo gruppo di amici, dei loro antagonisti – forse- sapientemente messi in campo sul terreno di gioco di un Circeo che affata e affama, dal loro autore  che si fa il  più ispirato degli allenatori, abile a puntare e a descrivere le individualità, raccogliendole ma non costringendole nell’identificativo di un soprannome capace di occultare e di rivelare al contempo, mai perdendole di vista, amalagamandole nel più efficace gioco di squadra.

Da un cespuglio di ginestre apparve Hammer coi suoi muscoli arroganti, la faccia baciata dalla luna argentea, il ghigno malvagio. Appena un passo dietro di lui Crisantemo, Moscarda, Kamikaze e Mantide. Li accomunava una risata stantia, cavernosa, cattiva. Hollywood scattò in piedi, si rimpossessò della bicicletta  e si lanciò contro la discesa. Tasso Mannaro e Dracula restarono pietrificati sull’asfalto, con gli occhi vitrei, osservando increduli  l’amico che si dava alla fuga con l’unica mountain bike rimasta sana. Kamikaze cacciò fuori la fionda, raccolse un ciottolo e provò a colpire il fuggiasco, ma le ombre della sera giocarono a favore di Hollywood così il colpo si smarrì nell’oscurità della brughiera.

Da leggere fino in fondo, L’estate del mirto selvatico,  assaporandone l’inquietudine, ritrovandosi anche in taluni momenti vissuti. Per uscire da certe estati e da certe adolescenze. Ammesso, e non concesso, che si riesca, del tutto almeno, a farlo.

Gian Luca Campagna


(Latina 1970) è scrittore e giornalista.  Ha pubblicato il romanzo Molto prima del calcio di rigore (Draw Up, 2014), il noir mediterraneo Finis terrae (Oltre, 2016), vincitore sezione emergenti al premio Romiti e secondo al Giallo Indipendente del Salone del Libro di Torino, e Il profumo dell’ultimo tango (Historica, 2017), vincitore del premio giuria al Premio Barliario di Salerno. E’ ideatore e organizzatore dal 2007 del festival giallo e noir Giallolatino.

 

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