L’impero di mezzo




Recensione di François Morlupi


Autore: Andrea Cotti

Editore: Rizzoli

Genere: Noir

Pagine: 400

Anno di pubblicazione: 2021

Sinossi. Dopo l’ultima, sfiancante inchiesta, il vicequestore Luca Wu ha bisogno di riposo e di ritrovare se stesso: lo deve a sua moglie, Anna, che lo ha cacciato di casa dopo l’ennesimo tradimento, e soprattutto a suo figlio Giacomo. L’occasione per allontanarsi da Roma e dal commissariato di Torpignattara si presenta quando i nonni di Wu decidono di tornare un’ultima volta al loro villaggio di origine, Caoping. Ma a pochi giorni dall’arrivo, l’ufficio sicurezza dell’ambasciata italiana in Cina lo contatta per chiedere il suo aiuto su un caso molto delicato: un importante imprenditore italiano è morto precipitando dal diciassettesimo piano di un parcheggio a Wenzhou. Il sospetto è che si tratti di un incidente, ma qualcosa nella ricostruzione delle autorità cinesi non torna. Insieme alla poliziotta Yien Bao Yi, quello che sembrava un semplice contrattempo si trasforma in una corsa impazzita tra i locali controllati dalle Triadi, le stanze della politica e le fabbriche dei colossi mondiali della tecnologia. Un intrigo internazionale fatto di affari miliardari, depistaggi, omertà e lotte di potere nei territori più oscuri dell’Impero di Mezzo.

Recensione

Finalmente. Mai parola fu più azzeccata per accogliere un libro, l’atteso seguito de “Il Cinese” che uscì nel (lontano) 2018 conquistando in maniera unanime, critica e lettori. Andrea Cotti infatti introdusse, nel panorama nazionale, un vice questore assolutamente unico nel suo genere: Luca Wu.

Caratteristica innata principale? Italocinese.

Fu un successo, ampiamente meritato. Aspettavamo tutti con impazienza una seconda avventura.

Eccoci dunque, dopo tre anni, a immedesimarsi nel nostro protagonista. Luca Wu sbarca in Cina alla ricerca di risposte, tentando di (ri)trovare le proprie radici e capire, di conseguenza, più di se stesso. Un autentico viaggio interiore, quasi spirituale, per un’anima shakespeariana, dilaniata da lacerazioni interne. Ovviamente nulla va come si era prefissato; un importante imprenditore italiano viene trovato morto in circostanze particolari. C’è bisogno della sua consulenza e il nostro vice questore non può fare altro che accettare.

Ho avuto la fortuna di conoscere lo scrittore e e ho capito molto del suo modo di scrivere e di lavorare. L’impero di mezzo è frutto di anni di lavoro, di ricerche approfondite su un paese misterioso, complicato e affascinante, di visite a importanti sinologi italiani, di infiniti scambi di mail con poliziotti e chi più ne ha più ne metta. Tutto, per poter rendere l’indagine più verosimile. Ecco perché Cotti non è un autore prolifico come il sistema editoriale ci ha abituato, semplicemente perché dietro ogni suo libro ci sono ore e ore di ricerca e di uno studio matto e disperatissimo, per dirla alla Leopardi.

Ma il risultato si vede.

L’indagine decolla fin dalle prime pagine, è ricca di colpi di scena, di imprevisti e di risvolti. Non sfocia mai nell’irreale, ma anzi, mantenendo lo stesso stile del primo libro, Cotti accompagna il lettore step by step, indizio dopo indizio, tratteggiando un’inchiesta che potrebbe essere a tutti gli effetti, veritiera.

Sicuramente è una delle caratteristiche che più amo di questo scrittore: i suoi personaggi non sono supereroi, anzi sono imperfetti e vanno, come spesso accade nella realtà, a tentativi, a intuizione  e a colpi di fortuna. Non c’è nessun deus ex machina che li aiuterà a risolvere l’intrigo. Il ritmo non è forzato, quasi nordico e i capitoli brevi, con finali sospesi, non fanno altro che aumentare il desiderio di girare pagina e di proseguire nella lettura.

In questa avventura orientale, Luca Wu sarà accompagnato dalla poliziotta Yien Bao Yi. Una donna che rappresenta alla perfezione il funzionario cinese. Yien esegue ordini, direttive e regole senza porsi mai il problema se è giusto o sbagliato farlo. In questo è totalmente diversa da Luca Wu e la  grandezza di Cotti sta però nel forzare le situazioni e malgrado le palesi differenze, nascerà una strana affinità tra i due che si stupiranno nello scoprire addirittura punti in comune. Confrontandosi ogni giorno per sbrogliare il bandolo della matassa, impareranno molto l’uno dall’altro e questa alchimia avrà come conseguenza la maturazione di entrambi e farà capire loro che esiste un altro punto di vista da cui vedere il mondo circostante. E che forse sono soltanto nati nel posto sbagliato al momento sbagliato e che, a volte, si è soltanto una minuscola pedina di un immenso ingranaggio schiacciasassi.

Il duo funziona a meraviglia e questo confronto tra due visioni opposte del mondo aiuterà il lettore a immergersi (visto che molto probabilmente non ha mai visitato il paese più popolato al mondo, a maggior ragione in questo periodo) e a farlo sentire a suo agio, malgrado l’immensità delle megalopoli e il carattere oscuro dei cinesi. Il lettore arriverà a sentire gli odori delle strade causati dal cibo speziato e dall’inquinamento mostruoso, e conoscerà usi, costumi e valori di una cultura millenaria totalmente diversa dalla nostra e per questo affascinante e unica.  Divorerà una storia accattivante e frenetica, dove lo stile di scrittura, moderno, senza pause e con molti dialoghi, lo immergerà facilmente nella testa dei protagonisti.

Come mi ha giustamente spiegato l’autore, l’inchiesta in questo caso non è una scusa per poter raccontare altro, come ad esempio la Cina. La Cina è parte integrante di essa, non è una semplice testimone ma agisce e interagisce con Luca Wu e tutti gli altri. Per arrivare alla fine dell’indagine, Luca Wu sarà costretto a conoscere a fondo il paese che lo ospita e tutti i suoi complicati, paradossali meccanismi.

Il giallo intriga e tutto ciò che ruota attorno funziona. Cotti pone tanti interrogativi, senza avere la presunzione di fornire risposte, ma analizza sapientemente un paese e il suo futuro. Ne sottolinea gli aspetti più oscuri e delicati (i rapporti tra la Triade e lo Stato), il desiderio di invertire una rotta (la lotta per l’ambiente e la riduzione dell’inquinamento), le conquiste economiche (Africa e Antartide) e sociali(piccoli passi verso conquiste democratiche) e dipinge un mosaico complesso e interessante della prima(?) potenza mondiale al mondo.

Il lettore non potrà rimanere indifferente a tutto ciò e rimarrà spiazzato da molteplici sfaccettature, come se vedesse sul serio la skyline di Pechino o di Hong Kong.

Una volta terminato l’impero di mezzo, non potrà fare altro ora che aspettare il terzo, con la certezza però che l’autore ci metterà meno di tre anni a scriverlo. Andrea ce l’ha promesso!

Andrea Cotti


Andrea Cotti (1971) è uno scrittore italiano e un poeta. Scrive per il cinema e la televisione. Ha sceneggiato alcune serie di successo, come L’Ispettore Coliandro e Squadra Antimafia. Ha pubblicato diversi romanzi, tra i quali Un gioco da ragazze (Mondadori, 2005) e Stupido (EL, 2001), da cui sono stati tratti l’omonimo film prodotto da Gabriele Salvatores e il lungometraggio Marpiccolo. Tra i suoi altri titoli ricordiamo anche Iso (Fabbri, 2007) e Il cinese (Rizzoli, 2018).

 

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