L’impronta del male




Recensione di Loredana Cescutti


Autore: Manuel Rios San Martin

Traduzione: Federico Taibi

Editore: Nord

Genere: Thriller

Pagine: 552 p., R

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. «Manuel Ríos San Martín s’interroga circa la natura del male. Noi non possiamo che seguirlo con il cuore in gola. »
ElPeriodico

«Un romanzo sull’essenza stessa del genere umano.»
Burgos Conecta

«Un thriller ben strutturato e dalle solide basi storiche. Si legge d’un fiato.»
El Periodico de Aragon

Atapuerca è un paesino di poco più di cento anime relegato in un angolo sperduto della Spagna, ma è pure uno dei siti di archeologia preistorica più vasti del mondo. Qui sono conservati i resti umani più antichi mai rinvenuti. E qui è stato commesso il primo omicidio documentato della storia.
Esattamente nello stesso punto, millenni dopo, una scolaresca in gita scopre il cadavere di una ragazza: nuda, in posizione fetale e disposta come nei riti funebri della preistoria. Per Silvia Guzmán, è un incubo che ricomincia. Sei anni prima, un’altra giovane donna era stata uccisa e deposta con modalità rituali in un sito funerario. Quel delitto, mai risolto, aveva quasi distrutto la sua carriera di poliziotta ed era costato il posto a Daniel Velarde, il suo partner, che adesso lavora nel settore della sicurezza privata. Ed è proprio a loro che le autorità affidano la nuova indagine. Per Silvia e Daniel, è l’occasione per affrontare i fantasmi del passato e i loro demoni personali, e forse per venire a patti coi sentimenti che ancora provavano l’uno per l’altra. Tuttavia, più tempo passano in quel luogo inquietante, in cui tutti si conoscono, più i segreti si moltiplicano e le ombre si tingono di nero. A poco a poco, Silvia e Daniel si rendono conto che l’unico modo per fare luce sul mistero e sul legame tra i due omicidi è comprendere le motivazioni dell’assassino, anche se ciò significa inoltrarsi nei sentieri oscuri della sua mente e seguirli fino agli abissi più profondi e nascosti dell’animo umano. Là dove il male ha lasciato la sua impronta fin dalla notte dei tempi…

“Non è necessario credere in una fonte sovrannaturale del male: gli uomini da soli sono perfettamente capaci di qualsiasi malvagità.” (JOSEPH CONRAD, Sotto gli occhi dell’Occidente)

Recensione

Silvia e Daniel hanno un passato, saranno costretti a vivere un presente, ma al termine di questa nuova indagine assieme, non è certo che vedranno un futuro.

La loro vita è cambiata e ha preso direzioni diverse dopo l’indagine che sei anni prima li ha visti irreparabilmente divisi per sempre, lasciandoli però insoddisfatti, e anzi trafitti da un doloroso rimorso per non aver chiuso un caso di omicidio che si è rivelato essere anche, per entrambi, la svolta definitiva nelle loro vite.

Il destino ha però deciso diversamente, e come in un passato ormai lontano sarà di nuovo la morte a decidere di farli ritornare a lavorare assieme e, di nuovo, ricomincerà lo stesso incubo.

Esattamente come allora.

«Chi lotta coi mostri deve guardarsi di non diventare, così facendo, un mostro. E, se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l’abisso scruterà dentro di te.» (Friedrich Wilhelm Nietzsche, Al di là del bene e del male)

Segnatevi il nome di questo autore, se non aveste ancora letto il libro, perché credo che non gli ci vorrà molto per lasciare la sua impronta anche nel mercato editoriale italiano.

Se siete amanti del thriller insomma, non potete farvelo scappare.

Manuel Rios San Martin con “L’impronta del male” è stato capace di farci da guida nel raccontare la storia dell’importante sito spagnolo di Atapuerca, iniziando dalle rovine che vi sono custodite, procedendo con le origini dei primi ominidi e il primo omicidio ivi documentato ma, ha avuto anche la capacità e l’ardire di introdurre in codesto progetto la fittizia città di Niebla, che per tutta la durata del libro ci ospiterà tra le sue strade e la sua piazza.

Questo autore, però, non si è fermato qui e si è dimostrato altrettanto abile nell’inserire una trama di tutto rispetto che ti colloca nel fulcro dell’indagine, mostrandoti anche la sua abilità nel narrare le vite dei personaggi che all’interno del romanzo finiremo per conoscere bene in tutte le loro complessità.

Ha affrontato in modo approfondito la vita dei protagonisti Silvia Guzman e Daniel Velarde, fra non detti, assenze, mancanze e ripicche senza nasconderci nulla, ma non si è risparmiato nemmeno quando si è trattato di parlare delle vittime e dei carnefici di questa terribile vicenda, andando a scavare e ad eviscerare dal torbido tutto il male nascosto e le emozioni deviate.

È stato capace di riportare alla luce la triste realtà di giovani vite perdute ancora prima di essere state stroncate dall’ineluttabilità della morte, ha mostrato i lati oscuri che possono nascondersi in ognuno di noi, se non siamo noi stessi, con la nostra coscienza e il nostro equilibrio a sopprimerli.

Mi ha condotta verso uno stato di adrenalina, ansia e timori tali da costringermi a mettere in dubbio tutto e tutti con abili colpi di scena, che spesso sono sfociati in dubbi, incertezze e diffidenze nei confronti di buoni e cattivi.

Polvere ovunque, un caldo asfissiante, un’afa sgradevole ad investirli, l’umidità delle caverne profonde, strette e buie. Queste sono le sensazioni che mi hanno raggiunta leggendo e che, hanno contribuito a farmi percepire in modo vivido la storia.

Una scrittura che cattura e colpisce per la scorrevolezza e per il ritmo narrativo ad alto impatto emotivo che si mantiene integro dalla prima all’ultima pagina, senza mai abbassare la guardia, anche perché farlo potrebbe significare essere già morti. Grazie alla sua scrittura ti arriva una passione e un coinvolgimento violento e travolgente per tutto ciò che viene raccontato, finendo per ampliare ogni singola sensazione.

È indubbiamente un autore che sa come tenere desta l’attenzione del lettore e, non si è mai risparmiato in questo tant’è, che mai una pagina risulterà vuota o di troppo per mancanza di ritmo o pathos.

Il finale sarà ad effetto, con un colpo di scena agghiacciante e devastante allo stesso modo, che a me ha richiamato alla mente le corride spagnole.

Alla fine, di fatto, quando si parla di vittime e carnefici, la domanda in certi frangenti è e rimarrà sempre la stessa.

Chi sarà la vittima? E chi il carnefice?

Il male è qualcosa che risiede nel cuore umano.
E che può risiedere solo nel cuore umano.»
(Reverendo Roy Ratcliff )

Insomma, se questa impronta iniziale si è rivelata già al suo esordio così profonda e incancellabile da fartene avvertire l’assenza al termine del romanzo, non oso pensare che cosa potremmo e dovremmo aspettarci da un suo prossimo libro, ma qui lo dico:

“Io non vedo l’ora!”, perché Manuel Rios San Martin sa scrivere.

Buona lettura!

Manuel Ríos San Martín


è nato a Madrid nel 1965. È laureato in Scienze delle Comunicazioni e ha lavorato per anni per le maggiori case di produzione televisive spagnole, sia come produttore sia come regista e sceneggiatore. L’impronta del male è il suo romanzo d’esordio.

 

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