L’ultimo ospite




Recensione di Fiorella Carta


Autrice: Paola Barbato

Genere: thriller

Pagine: 413

Editore: Piemme

Anno: 2021

Sinossi. Questa non è una storia di fantasmi. È la storia degli scricchiolii nelle case vuote, è il vento, una porta che si chiude. Non è niente. Potrebbe essere tutto. All’inizio è solo una sensazione, un fastidio. L’odore di polvere mista a muffa, certo. Ma anche qualcosa di stonato, un dettaglio fuori posto. È questo ciò che prova Letizia quando mette piede per la prima volta a Olimpia d’Arsa, una villa antica e quasi in rovina in cui è costretta a rinchiudersi per qualche giorno con Flavio, il notaio che le ha dato un lavoro e una ragione per ricominciare. La proprietaria della casa è morta novantenne senza eredi né testamento e i lontanissimi parenti si sono fatti avanti come bestie avide e feroci, pronti a scannarsi tra loro per impossessarsi della tenuta. E di tutto quello che c’è dentro. Un incarico come tanti. Ma non questa volta. Sono solo piccoli dettagli che non combaciano, un cuscino spostato, una serie infinita di armadi nascosti nella boiserie, il cane di Letizia, che in quella casa non vuole entrare, e una luce azzurra, comparsa per brevi istanti una notte dalle bocche di lupo del seminterrato. Sono solo scherzi della mente, si ripete Flavio, compreso nella propria razionalità. Ma Letizia è certa che non sia così e la sua fervida immaginazione si accende quando trova oggetti infantili sepolti nella casa, ciocche di capelli biondi, muffole, piccoli trofei. Perché una donna senza figli né nipoti avrebbe dovuto conservarli? Perché avrebbe dovuto nasconderli? Ora Flavio e Letizia sono dentro senza possibilità di uscire e il più atroce dei dubbi si insinua nelle loro menti così diverse: e se non fossero soli?

Recensione

Olimpia d’Arsa è il nome della protagonista e no, non è un essere umano ma una tenuta, appartenente a un’anziana forse tirchia e magari antipatica, tanto quanto gli eredi che davanti al notaio e alla sua assistente, sbavano e si scontrano sui beni presenti all’interno della proprietà.

Serve un inventario e diffidenti verso qualsiasi altro lo affidano proprio a Flavio e Letizia, notaio e assistente che per alcuni giorni dovranno trasferirsi all’interno della magione.

Ma la casa stona, suona una musica di abbandono e solitudine, nasconde angoli che dilatano la permanenza in questa aura di rumori, invasioni, oggetti macabri nascosti in anfratti rognosi.

Un thriller in cui aleggia la paura, protagonisti dal passato cicatrizzato in atteggiamenti traumatici, come quelli di Letizia, salvata dalle sue manie proprio dal notaio che sente il bisogno di essere il suo eroe a discapito dei sentimenti di entrambi.

Eppure quel divagare di Letizia, quel suo background che la porta a fantasticare, sospettare e costruire mondi, le aprirà i misteri della  casa, in cui gli orrori sono reali, custoditi come reliquie.

Da chi?

Da quanto?

E per quale motivo?

Una scrittura accattivante, talmente chiara e attraente da lasciarti incollata anche nei momenti iniziali in cui il preambolo non fa capire ancora cosa accadrà.

Conoscevo la Barbato per passaparola, per le recensioni entusiastiche dei nostri collaboratori e la curiosità di conoscere il suo mondo mi ha spinta a questa lettura e, prossimamente a quella dei romanzi precedenti.

 

Paola Barbato


Classe 1971, è milanese di nascita, bresciana d’adozione, prestata a Verona dove vive con il compagno, tre figlie e tre cani. Scrittrice e sceneggiatrice di fumetti, tra cui Dylan Dog, ha pubblicato Bilico, Mani nude (vincitore del Premio Scerbanenco), Il filo rosso, Non ti faccio niente e Io so chi sei (il primo titolo di una trilogia). Ha scritto e co-sceneggiato per la Filmmaster la fiction Nel nome del male, con Fabrizio Bentivoglio. Con Piemme ha pubblicato Non ti faccio niente (2017), Io so chi sei (2018), Bilico (2018), Mani nude

 

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