Manuzzelle




Recensione di Chiara Forlani


Autore: Gaia Amaral

Editore: Solferino

Genere: Narrativa storica, Thriller

Pagine: 368

Anno di pubblicazione: 2021

Sinossi. Ada e Elda sono amiche fin da bambine. Condividono un segreto traumatico, che ha sconvolto la loro infanzia. Ma mentre Ada ha deciso di sfuggire al passato abbandonando il natio paesino nelle Madonie per seguire il marito al Nord, Elda ha sposato il Signore, entrando in un convento di clausura. Poi, con la Seconda guerra mondiale, la loro corrispondenza si è interrotta. Nella primavera del 1945 Ada viene raggiunta da un telegramma di sua madre: Elda, data per morta un anno prima, forse in realtà è viva, nascosta da qualche parte nel monastero della Madonna della Catena, e in pericolo. Potrebbe persino aver avuto un bambino. Il ritorno a casa di Ada assume in fretta risvolti inquietanti: un libro rosso che qualcuno sembra volere a tutti i costi, un elenco di nomi di donne che apparentemente non hanno nulla in comune, una morte violenta e un simbolo strano e ricorrente, la Civetta di Minerva. E lassù, arroccato sullo strapiombo, il convento dove di certo si trova la chiave di tutti gli enigmi. È davvero una buona idea cercare di entrare fra quelle mura? Sarà mai possibile uscirne? Ada raccoglie attorno a sé molti alleati, dalla sua agguerrita madre Piera al tenebroso e determinato Sariddu: se Elda è viva, ha bisogno di tutto l’aiuto possibile per salvarla. Ma sa che se davvero in quel luogo di preghiera si nasconde il Male, si troverà sola a fronteggiarlo. Con questo thriller storico pieno di atmosfera e giocato sul filo di una tensione magistrale, Gaia Amaral firma un romanzo d’esordio di grande potenza, intriso di mistero e disegnato sullo sfondo di una Sicilia vera e carnale. Dove è fin troppo facile scavalcare il confine tra realtà e occulto, e perdersi per sempre.

Recensione


Il libro si apre con la scena di una violenza perpetrata a scapito di Elda, una delle due amiche protagoniste del libro. Siamo in Sicilia, in un’epoca imprecisata di inizio Novecento. Tra le due bambine nasce un patto di sangue, destinato a durare per sempre. Fin dalle prime pagine, la scrittura di Gaia Amaral risulta asciutta e incisiva, con tratti di originalità. Chi ama i gialli ha l’impressione di stare per compiere un viaggio coinvolgente tra le pieghe del mistero. Ed è un’impressione che viene confermata man mano che la lettura procede.

Alla vigilia delle nozze di Ada, Elda dichiara di volersi fare suora, entrando in un convento di clausura che sembra un carcere, posto alle pendici di un monte. Nel 1945, dopo la morte del marito e il suo ritorno in Sicilia, Ada scopre che Elda è stata dichiarata morta dalle consorelle, ma decide di scoprire cosa sia realmente successo all’amica. Lei non ha mai smesso di sentirsi in colpa per averla abbandonata, dopo il matrimonio e il trasferimento al Nord.

Sono forti e coraggiosi i personaggi di questo libro, soprattutto la componente femminile. Donne abusate e sottomesse, che hanno subito perdite ma sono riuscite a rialzare la testa decidendo di combattere, portandosi dietro le proprie ferite. L’autrice descrive in modo magistrale gli scenari e i paesaggi di una Sicilia ferita dalla guerra, dove il popolo coraggioso cerca di affrancarsi con fatica dagli stenti, dalla povertà e dalle macerie, materiali e spirituali. Anche i rapporti tra le persone, irti di spine simili a quelle di fichi d’India che le protagoniste consumano come una prelibatezza, vengono indagati in modo profondo, lasciando nel lettore un senso di non detto, di incompiuto, che è il marchio del dolore.

Quando Elda, spinta dal senso di colpa, decide a sua volta di entrare come postulante nel monastero, il lettore viene travolto dalla claustrofobia, dalla fame e dal freddo provati dalla protagonista. L’autrice è abile nel trasmettere la difficoltà dei rapporti, il mistero e la sofferenza vissuti dalle monache recluse, che portano con sé un segreto. In questo romanzo raffinato e intenso il non detto risulta più significativo di ciò che è espresso, i silenzi e gli sguardi contano più delle parole.

La morte di una bibliotecaria, un libro che contiene parole misteriose, il simbolo inquietante della civetta: sono segnali che spingono il lettore verso il cuore palpitante del mistero. Ma è l’angoscia sottile che si respira tra le mura gelide e soffocanti del Monastero della Madonna della Catena a far desiderare di scoprire quale segreto inconfessabile si celi nelle stanze del convento. Per scoprirlo, il lettore sospende il giudizio e si lascia guidare dalla scrittura evocativa verso il finale, nella certezza che sarà angoscioso ma liberatorio, con tratti di irrealtà.

Mi sono immersa con piacere tra le pagine di questo libro, spinta dalla scrittura forte di Gaia Amaral. Ho esitato solo nella parte in cui la protagonista si trova a casa con la madre, per la presenza di frasi in siciliano che possono risultare ostiche: una scelta finalizzata ad un maggior realismo.

A cura di Chiara Forlani

https://www.chiaraforlani.it/

Gaia Bermani Amaral


attrice nata a San Paolo del Brasile da madre italiana e padre brasiliano, è stata protagonista in diverse serie televisive e al cinema. Di recente, ne L’ultimo Paradiso (Original Netflix), con Riccardo Scamarcio, diretto da Rocco Ricciardulli. Da qualche anno fa parte della casa di produzione cinematografica Silver Productions. Ha pubblicato il libro di favole per bambini Le fate dell’arcobaleno e Il mistero delle Cinque Lune (2015). Manuzzelle è il suo romanzo d’esordio.

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