Medusa




Recensione di Marina Morassut

Autore: Luca Bernardi

Editore: Tunuè

Pagine: 134

Genere: Narrativa

Anno pubblicazione: 2016

Sulle montagne attorno a Bolzano qualcuno spinge una bimba da una scarpata.
Dieci anni dopo, sulla costa tirrenica si scopre il corpo di un bambino annegato.
Nel frattempo, un ragazzo velleitario e disadattato, con l’ossessione degli extraterrestri e il sogno di compilare un dizionario che vada oltre il linguaggio, ciondola con i genitori in uno stabilimento balneare di lusso.
Si invaghisce di un’adolescente, sfida marmocchi a ping-pong, fantastica sul futuro successo della sua opera.
Durante una festa dai ricchi zii, le sue fissazioni si inaspriranno fino a spingerlo a fuggire con tre amici verso la costa opposta.
Tra sogni di grandi imprese erotiche, centri di salute mentale, contatti alieni e appartamenti di prostitute, dovrà infine scontrarsi col più orribile dei propri segreti.

Spiazzante. Disturbante.
Come solo un’opera prima e la vita stessa possono talvolta essere.
On the road tra la ricca riviera tirrenica e la gaudente riviera adriatica.
In bilico tra adolescenza tardiva e maturità, tra sanità mentale e schizofrenia, tra colpe e segreti e verità consapevole.

Medusa ha al suo centro un gruppo di amici post-adolescenti, come precisa l’autore, il giovane Luca Bernardi.
Attorniati da Obsoleti, che sono gli over 40, i genitori, gli zii, etc. ed una serie di adolescenti che aiutano inizialmente il protagonista a far passare il tempo in vacanza sulla costa tirrenica.
Lo scrittore definisce questi post-adolescenti sulla soglia dei 30 anni come nichilisti di facciata: ancora troppo giovani da un lato, ma che hanno superato l’adolescenza da oramai troppo tempo. Gioventù senza scopo, senza lavoro, oramai anche troppo in là per pensare di poter essere ancora degli studenti, giustificati per questo dalla loro mancanza di responsabilità lavorativa e familiare.
E perciò sempre annoiati, mai felici che addirittura trascorrono per necessità il loro tempo con dei veri marmocchi adolescenti, unici esseri umani a poter condividere i loro pomeriggi di giochi al ping-pong, alle carte.

Ed in sottofondo, buttato lì quasi casualmente, la raccomandazione da parte dei genitori affinché il protagonista si presenti a rispondere a della domande in merito all’omicidio di una bimba, avvenuto una decina di anni prima.

E a seguire, l’incontro con gli amici dell’adolescenza che oramai forse tanto amici non sono più – per proseguire la ricca villeggiatura nella più goduriosa riviera romagnola.
E nel mentre viviamo con il protagonista i passaggi della sua vita qualcuno lo ha definito un “romanzo di formazione al contrario”. Ricordi che vanno e che vengono, voci derisorie fuori campo che sente solo il nostro protagonista, oramai in rotta di collisione con la realtà, mentre crede di scappare dalle proprie colpe e dai propri segreti.
E alieni, per i quali il nostro protagonista fa quasi da trait d’union con il genere umano e che solo uno dei suoi amici ogni tanto vede, amico che subiva da adolescente le angherie da bullo proprio del nostro protagonista.
Amicizie antiche, quasi dimenticate ma ancora vagheggiate, per esempio con l’ex insegnante Scardanelli/Hoelderlin, che finirà poi in manicomio.

E a ben vedere ravvisiamo diversi temi lasciati cadere come tante piccole briciole da questo giovane autore, pronti per essere raccolti e discussi: il contrasto genitoriale sull’educazione dei figli; la difficoltà di questa generazione nel crescere di pari passo alla propria età anagrafica, sono solo un paio di spunti che si possono ravvisare nel romanzo.

Ma non dimentichiamo che alla base di questo romanzo c’è anche un giallo sotteso, perché nel frattempo e lo apprendiamo anche dalla lettura da parte dei protagonisti del quotidiano L’Atesino (che fa il verso al quotidiano “Alto Adige”), il caso della bimba spinta in una scarpata è stato riaperto.
E sulla costa tirrenica si scopre il corpo di un bambino annegato.

Abbiamo definito in apertura questo romanzo come spiazzante.
E forse parte di questa sensazione deriva dal linguaggio particolarmente e fittamente elaborato che l’autore utilizza a piè sospinto, quasi che con la prosa cerchi di ricreare in piccola parte l’effetto che la poesia sola può creare.

Un linguaggio che si rifà ad espressioni gergali tipiche della terminologia dei teenagers e che vengono piazzate a bomba, senza spiegazioni creando proprio questo incontro con una vicenda destabilizzante.

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Luca Bernardi


(1991) è cresciuto a Bolzano. Questo è il suo primo romanzo.