Memorie di un rettile




Recensione di Loredana Cescutti


Autore: Silje O. Ulstein

Traduzione: Giovanna Paterniti

Editore: Marsilio

Genere: Thriller nordico

Pagine: 432 p., R

Anno di pubblicazione: 2021

Sinossi. Liv è una studentessa dall’infanzia travagliata, che annega il proprio disagio in serate a base di alcolici, heavy metal e canne con gli amici più stretti. Trova conforto nella compagnia di Nero, un piccolo di pitone moluro dal quale si sente profondamente attratta e con cui instaura una simbiosi oscura e sempre crescente. Quattordici anni dopo, in una cittadina della costa norvegese, Mariam è in giro a fare acquisti con la figlia Iben quando, dopo un banale litigio, la ragazzina si allontana facendo perdere le proprie tracce. L’ipotesi di una sparizione volontaria si trasforma per Mariam in un angosciante timore, le cui radici affondano in un altro luogo e in un altro tempo. A indagare sul caso c’è Roe Olsvik, un introverso ispettore di polizia con una condotta irreprensibile e una tragedia familiare alle spalle. Il suo comportamento improvvisamente ambiguo, però, inizia ben presto a destare dei sospetti. Che cosa lega Liv a Mariam? Quali sono i fantasmi che affliggono la vita di Roe?E qual è il ruolo di Liv all’interno dell’indagine? I personaggi di questo thriller caleidoscopico nascondono tutti un passato misterioso, qualcosa che li ha segnati e che non li abbandona. Le loro storie, in apparenza così lontane, si riveleranno intimamente legate, in un costante cambio di prospettiva dove niente è ciò che sembra, e nessuno è chi dice di essere.

Il suo corpo la prima volta era un paradosso. Come roccia grigia vivente, o morbida carta vetrata. Lui era duro e soffice al tempo stesso. Ruvido e liscio. Pesante e leggero. La prima cosa che mi colpì fu il calore come se mi fossi aspettata che il suo corpo sarebbe stato freddo dentro e fuori. O come se fino a quel momento non avessi voluto credere che fosse vivo. Avrei imparato solo poi che non trasmetteva il proprio calore, ma lo assorbiva dall’ambiente esterno.”

Recensione

Ve lo ricordate il “Nibler”? Quel video gioco che si trovava nelle sale giochi qualche annetto fa e che in seguito, è stato inserito fra i passatempi nei primi telefonini dell’era “moderna”?

Beh, leggendo questo romanzo ci ho pensato spesso e non a caso, dato che uno dei protagonisti del libro è proprio un rettile, un pitone moluro che vivrà la storia insieme a noi e ai diversi personaggi.

È decisamente un libro particolare, soprattutto nella prima parte.

Ogni capitolo da voce ad uno dei personaggi, con continui salti temporali fra passato e presente e a parlare, in alcuni momenti, sarà proprio anche Nero, che vivrà in prima persona molte parti della storia.

Potremmo considerarlo l’osservatore imparziale. Almeno quando non avrà fame.

Possiamo dire che saranno proprie i suoi ricordi, le sue memorie quelle che metteranno un punto definitivo a questa lunga e particolare indagine.

Un’atmosfera strana, che ha catalizzato da subito la mia attenzione con curiosità, mille dubbi, tantissime domande e in alcuni momenti con un po’ di fastidio.

Va bene, devo essere onesta, i rettili in particolare ma in generale tutti gli esseri striscianti mi fanno impressione, per non dire schifo e voi potreste dirmi: “Ma allora perché hai letto un libro del genere?”

Beh, perché sono curiosa.

Perché ultimamente cerco sempre nuovi autori.

Perché comunque la sinossi mi aveva fatto promesse allettanti.

Mentre leggevo, soprattutto nella prima metà del libro l’atmosfera ha un che di magico, di rarefatto, una sensazione perenne di sogno, come di un film mandato al rallentatore. Tanto fumo negli ambienti, una nebbia avvolgente, un perenne stato onirico che si appropria di te, della tua volontà e ti conduce nei ricordi dei diversi protagonisti.

Sarà l’ottima costruzione della storia, sarà la grande abilità stilistica dell’autrice, ma le sensazioni che vivi ti paiono nitide, reali, hai come l’impressione di essere lì, un palmo sopra gli altri ad osservare ogni cosa, distaccato ma presente e cosciente.

Le descrizioni dei luoghi, le emozioni avvertite dai personaggi, i legami viscerali descritti con dovizia di accuratezza e grande profondità, gli odori dai più gradevoli ai peggiori miasmi che hai quasi l’impressione di percepire in toto, gli ambienti che ti appaiono davanti agli occhi come se tu fossi realmente lì e soprattutto, poi, lui.

Nero.

Leggere della sua evoluzione e del rapporto che si instaura con quella che diventerà la sua padrona, appare come un qualcosa di profondo e malato assieme. La libertà che gli viene concessa, la fiducia quasi totale e il rispetto che Liv proverà per lui ha dell’incredibile anche se, rapporti di questo tipo, nel tempo sono destinati a cambiare, come la pelle dei rettili. Appunto.

Questo però è un thriller, e come tale esige la sua indagine e ce la regalerà e, sarà anche di un’intensità e di uno strazio tale che alla fine un po’ malconci se ne uscirà.

Questa indagine è come un tapis roulant su cui corriamo e corriamo senza avanzare mai. Per quanto velici ci muoviamo, restiamo sempre fermi, e forse non ce la faremo a trovarla ancora in vita…”

Lo specchio su uno spaccato della società norvegese, quella più volte riportata all’attenzione anche da altri autori, dove si mostra il grande divario e la grave disattenzione nei confronti dei giovani, talvolta senza nemmeno fare distinzioni fra benestanti e persone più disagiate. Stili di vitaalternativi, pericoli nascosti fra le stesse mura di casa che dovrebbero proteggere e non in realtà ferire e, un susseguirsi di escalation fino ai drammi finali.

Questa storia sarà proprio così.

Pezzi che non andavano combinati insieme, ma che si incastravano comunque. Un tentativo mal riuscito di comporre un puzzle.”

Tante strade che non condurranno la polizia a niente ma, anche per il lettore un susseguirsi di domande e all’inizio una sensazione strana, come di trovarsi davanti ad una raccolta di racconti, di testimonianze diverse, di vite diverse ma poi di punto in bianco la prima scoperta importante e di seguito, sarà una frenetica corsa, tassello dopo tassello, fino alla rivelazione finale, quella che metterà un punto definitivo a tutta questa storia durata ben quattordici anni.

I serpenti almeno sono onesti… Non cercano di occultare le proprie azioni con chiacchere sulla morale. Noi uomini parliamo del bene e del male, e un attimo dopo pecchiamo contro quello che abbiamo appena detto. L’essere umano è una specie che innalza muri di legno e di pietra intorno a sé e alla sua cosiddetta cattiveria, che ha chiamato la sua preda bistecca e finto che non sia mai stata viva.”

Ho apprezzato moltissimo la scrittura dell’autrice, poiché soprattutto nella parte iniziale, dove i ritmi sono più lenti, non mi ha mai fatto venir voglia di lasciare il libro anzi, ho provato una sorta di ipnosi, un richiamo alla storia e soprattutto, nonostante il mio fastidio, sono rimasta completamente attratta dalla personalità di Nero e da questo suo strano rapporto con Liv.

Durante tutta la lettura, e ancora adesso, a distanza di pochi giorni, quando mi muovo, davanti alle travi in legno a vista che si trovano in alcune zone della mia casa, io mi aspetto di ritrovare il pitone a penzoloni che mi scruta a testa in giù.

Istinto – era una parola che avevo imparato dagli esseri umani.”

I cambi di prospettiva continui si sono rivelati importantissimi nell’aiutare a dipanare questa scomparsa misteriosa, soprattutto alla luce di un’unica grande verità: ogni personaggio della storia aveva segreti e menzogne alle spalle di così vasta portata da risultare di difficile interpretazione, per un qualsiasi bravo investigatore.

Sempre che almeno lui avesse avuto la coscienza pulita.

Ma un capitolo alla volta, una voce alla volta e con l’integrazione delle memorie di questo rettile così intrigante, il romanzo si è rivelato un’autentica sorpresa.

Il cambio di passo, poi, che si rileva fra la prima e la seconda parte, ti dà l’impressione di essere passato da un romanzo ad un altro e questo, a suo modo ti destabilizza ma, ti fornisce anche lo scossone decisivo per affrontare il susseguirsi di colpi ad effetto che ti metteranno sull’attenti fino alla volata finale, tutt’altro che tranquilla, tutt’altro che scontata ma, sarà quella che ti darà tutte le risposte.

Non c’è cosa che ami di più al mondo che, chiudere un libro senza che nulla, nemmeno le cose meno importanti, siano rimaste in sospeso.

Vi lascio con una riflessione, sulla quale dopo aver letto questo romanzo, non posso far altro che trovarmi d’accordo con l’autrice:

… un assassino può apparire come una persona qualunque…”

Ma forse voi, amanti dei thriller, questa cosa l’avevate già capita.

Buona lettura!

 

 

Silje O. Ulstein


Silje O. Ulstein: dopo aver ottenuto un master in letteratura all’Università di Oslo, Silje O. Ulstein (1984) ha seguito un corso di scrittura creativa all’Accademia di Bergen. Memorie di un rettile è il suo primo romanzo.

 

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