Nella tana del serpente




Speciale di Loredana Gasparri


Autore: Michele Navarra

Editore: Fazi Editore

Collana: Darkside

Genere: Narrativa italiana

Pagine: 300

Anno di pubblicazione: 2021

Sinossi. Tra gli alti palazzi del Corviale, alla periferia di Roma, la vita è grigia come il cemento che ricopre i suoi edifici. Elia Desideri è un piccolo commerciante che cerca di tirare avanti come può, mentre suo figlio viene risucchiato dalle false promesse della banda del quartiere, chiamato volgarmente “Serpentone”. Uomo amareggiato e scontroso, Elia si scaglia spesso contro gli immigrati che vivono attorno a lui. Quando uno di questi viene ritrovato morto, Elia diventa immediatamente il principale sospettato. Eppure, l’uomo giura di essere innocente e chiede aiuto a Gordiani. Destreggiandosi abilmente fra bande criminali, procuratori inflessibili e amori mai sopiti, in questo incalzante romanzo, Alessandro Gordiani si ritroverà alle prese con una situazione molto più complicata del previsto dove la verità si nasconde nel degrado e nelle abitudini di un quartiere pieno di rancore.

I personaggi

Quando ho cominciato a leggere il libro, sono sprofondata piano piano nelle sue spire: il titolo è uno dei più azzeccati e non solo perché si riferisce ad un luogo di Roma ben preciso, il quartiere del Corviale, ma perché è sicuramente parte fondante del suo spirito. È un serpente che ti racconta una storia attirandoti nel caldo della sua tana, presentandoti i personaggi come se fossero suoi amici e volesse farteli conoscere.

Ci riesce in pieno. Impari i loro nomi, ascolti le loro storie di vita e ne vuoi sapere di più. Si avvicina subito Elia Desideri, proprietario di un bel negozio di abbigliamento, Elianto(denominazione nata dalla fusione tra il suo nome e quello della moglie defunta Antonella), che si sta recando al lavoro. Non è una buona giornata, come tante altre del suo passato recente.

Se ci avviciniamo un po’, abbiamo occasione di scoprirlo perché sentiamo il suo rimuginio mentale molto amaro. È un uomo ancora giovane, solo quarantatré anni passati soprattutto a lavorare e a costruire una famiglia e un’attività belle e floride che, però, in un brutto, bruttissimo giorno, sembrano cadere in frantumi. Ed è solo l’inizio di un declino quasi inarrestabile, nonostante Elia profonda impegno, passione, forza da vendere per impedirlo. Non riesce nulla. E la colpa è della stramaledetta società che permette ai maledetti extracomunitari di venire in casa sua, nella sua zona, davanti al suo negozio, e si permettono di rubargli la clientela faticosamente acquisita con la loro roba da nulla. Se solo potesse… ah, lui sì che avrebbe una soluzione definitiva per tutta quella gentaglia che sbarca sulle coste italiane e si sparge come una malattia infettiva per tutto il paese.

Lo guardiamo con un po’ di preoccupazione e forse cominciamo a prendere le distanze. Un razzista e pure una specie di bomba a mano con la sicura pericolante, pronta ad esplodere al minimo urto. Meglio spostarsi di un paio di passi in là. L’abbiamo appena fatto, ed ecco l’esplosione; la sicura è saltata definitivamente.

Elia litiga furiosamente con uno dei suoi dirimpettai, Rashad Bayazid, proprietario di un negozio di frutta e verdura ben avviato situato sul marciapiede di fronte a Elianto. Il pomo della discordia, o la sicura pericolante, se preferiamo, va rintracciato nella generazione più giovane, i due figli di Rashad e Elia, rispettivamente Nadir e Saverio. Parole grosse tra i due ragazzi, qualche spintone, una lagna da ragazzini.

Il litigio tra i padri poi si esaurisce. Ma Elia non molla, stavolta, e va a caccia di Nadir, per regolare i conti. Siamo in piena Cavalleria rusticana, in versione anni 2000, con qualche ritocco di nazionalità.

Il razzista agognava una soluzione, ed eccola. Ora sarà contento.

No, al contrario. La situazione si avvita su sé stessa, si stringe a morsa e sembra chiudersi lì: Nadir viene ritrovato morto. E chi lo ha ucciso, se non quel razzista fuori di testa di Elia?

A questo punto del libro, è facile partire con le etichettature. Non passano molte pagine e vediamo che queste cominciano a scollarsi dalle fronti dei personaggi.

Elia si ritrova sulle spalle un’accusa pesantissima. Tutto il suo odio, la sua voglia di prendersela con qualcuno per il suo dolore, se ne vanno di colpo e lo lasciano sbigottito, spaventato. Ora gli interessa salvarsi, anche per non lasciare da soli i due figli, di cui abbiamo conosciuto prima il giovane Saverio. C’è anche un primogenito, Luca, ed è qualcuno di poco rassicurante, un mezzo teppista e spacciatore, che si sta addentrando in un giro sempre più losco. Rashad si impietrisce di dolore, ammutolisce.

In questo sfondo di guerra tra poveri, viene convocato quasi di peso l’avvocato penalista Alessandro Gordiani. Lo conosciamo mentre prega nervosamente che il suo sgangheratissimo scooter trentennale, vero e proprio residuato bellico, riparta e non lo costringa a saltare un appuntamento importante in tribunale. È l’ancora di salvezza cui si aggrappa Elia, nel tentativo di non affondare. So che non dobbiamo cedere alle facili etichettature, ma un avvocato che non riesce a procurarsi un mezzo di trasporto più consono di una Vespa scassata… insomma, ci dà da pensare. Che Elia abbia fatto un’altra delle sue scelte non proprio brillanti? Lo scopriremo leggendo, ma intanto certe battute di Alessandro ci fanno vedere quanto sia attaccato al proprio lavoro e competente.

I rappresentanti della legge non sono tutti qui. Presto vediamo arrivare il maggiore dei carabinieri Andrea Gavazzo, di pelle scura e origini etiopi. Giovane, intuitivo, posato, preciso. Qualcuno che non lascia niente per scontato e in grado di muoversi con sicurezza negli ambienti pericolosi dei criminali e anche quelli della magistratura. In qualche caso, i due termini diventano persino sinonimi, e il maggiore lo sa bene. Al suo fianco, della stessa pasta decisa e tenace, il maresciallo Cipriani. Decisamente più anziano, ma vera personificazione del motto Nei secoli fedele. Un uomo che prende molto seriamente il suo lavoro di investigatore e difensore della giustizia.

Alla scacchiera aggiungiamo ancora altri pezzi. Abbiamo conosciuto quelli che potremmo indicare come la squadra del Bene, ma ci sono ancora quelli del… Male. Abbiamo intravisto Luca Desideri, il figlio maggiore di Elia, che ad un certo punto della sua vita, complice la tragedia che ha amareggiato la vita del padre, butta alle ortiche tutti i buoni propositi, per diventare uno spacciatore con pochi scrupoli. Il suo scopo è fare soldi, prendersi tutto quello che vuole dalla vita che lo ha trattato a pesci in faccia senza ripiegarsi su sé stesso come suo padre. E per farlo si accompagna ad un giro di altri spacciatori, i suoi ‘capi’, di cui crede di essere amico. Appartiene al loro gruppo, vende nel suo territorio, è un duro e nessuno può permettersi di scherzare con lui.

Ma non è il solo duro della zona, e la sua banda non è l’unica. Quel territorio è occhieggiato da un gruppo di egiziani, comandati da Nagib e Karim. Due giovani che sono davvero duri e non lo fanno per una rivincita di qualche genere; è gente pericolosa che non esita di fronte a nulla. E si vedrà bene nel corso del romanzo, che almeno uno di loro, Nagib, è anche un buon stratega; essendo il leader del gruppo, sa che l’esibizione di forza non è sufficiente per restare ai vertici e per far prosperare gli affari. Karim è quello infido. Bugiardo, subdolo, pronto a mentire. Qualcuno che non vuoi davvero avere alle spalle, nemmeno durante una passeggiata.

Quella che potrebbe sembrare come una partita a scacchi tra le forze del bene e del male, diventa subito qualcosa di più universale. Sotto tutte le etichettature facili del colore della pelle e della provenienza geografica, emergono mondi umani tormentati, e rinchiusi gelosamente all’interno, per non far trapelare nulla della loro vulnerabilità. Vengono difesi a spada tratta con montagne di bugie, pur di non essere costretti a svelarli, nel timore di diventare vittime di sopraffazione.

Se Elia e Rashad si fossero presi un momento per parlare di sé stessi, avrebbero scoperto quanti terribili punti in comune possedevano, quante lacrime avevano sparso per le loro tragedie personali. E forse non sarebbero diventati ciechi verso le persone vicine a loro, che non sempre brillavano per chiarezza e onestà.

È un momento di verità dolorosa che invece Alessandro Gordiani si prende per fare luce sui propri sentimenti inespressi e che lo porta a scegliere una volta per tutte.

E in mezzo a questo nido di bugie, semi-verità e odii mal gestiti, vogliamo dimenticare lui?

Lui, il Corviale, il primo personaggio di tutto il libro, il famoso Serpentone. Quella struttura gigantesca nata come progetto edilizio-commerciale rivoluzionario, che avrebbe dovuto creare lavoro, svago, comunione e che invece, troppo presto, si è ripiegata su sé stessa trasformandosi nella tana della creatura sorniona che ci ha raccontato una delle tante storie umane che la animano.

A cura di Loredana Gasparri

https://www.delfurorediaverlibri.it

 

 

Michele Navarra


Avvocato penalista dal 1992, nel corso della sua carriera ha avuto modo di seguire in prima persona alcune delle vicende giudiziarie più importanti della storia italiana, dalla strage di Ustica ai fatti della banda della Uno bianca. Ha inventato la figura dell’avvocato Alessandro Gordiani, personaggio ricorrente nei suoi legal thriller, penalista coscienzioso che si divide tra le pesanti responsabilità della professione e la sua indole ironica e scherzosa. Tra le sue pubblicazioni: Solo Dio è innocente (Fazi, 2020) e Nella tana del serpente (Fazi, 2021).

 

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