#NellaRete




 A cura di Sara Magnoli


Autore: Georgia Manzi

Pagine: 144

Editore: Pelledoca

Collana: neroinchiostro

Costo: 15 euro


Vincitrice del premio “Alice guarda il mondo” con il romanzo per ragazzi “Non avrò più paura” (Rizzoli) e con una menzione speciale al premio Pippi con “L’ultimo segreto” (Fabbri), Georgia Manzi, giornalista professionista con all’attivo anche libri di narrativa per adulti, è stata definita da La Repubblica una giovane Simenon per la tessitura tesa, con straordinari personaggi, dei suoi romanzi.

E straordinari nella caratterizzazione e nell’azione sono anche i personaggi di #NellaRete (Pelledoca, 2017), tre ragazzini che si muovono proprio tra le maglie della rete informatica senza lasciarsi imprigionare, ma, al contrario, riuscendo a liberarsene, pur interagendovi, per riuscire a risolvere un mistero.

Una trama fitta che, per tornare a “giocare” con il titolo, nella sua rete avvinghia il lettore creando una tensione emotiva e una suspense che non è data semplicemente dai colpi di scena, ma dal ritmo della narrazione stessa.

Impegnato con il suo videogioco preferito, Puckish Game, Fulvio si “incontra” con un hacker che gli permette di vincere le partite, ma che alla fine diventa un’ossessione, una sorta di minaccia incombente che potrebbe fargli del male se lui si rifiuta di interagire. Il timore del ragazzino di essere spiato in ogni sua mossa in casa crea la prima tensione nel lettore, che si identifica con Fulvio e con i suoi timori, il suo batticuore a ogni scherzo del fratello maggiore che si nasconde nel buio per prenderlo in giro.

Ma non solo. La voglia di stanare l’hacker crea una sorta di alleanza tra Fulvio stesso, Amalia e Dino. Che non sono amici, nel senso che condividono lo stesso percorso casa-scuola e ritorno solo per motivi di comodità e di praticità (una mamma con l’auto recupera tutti e tre), ma che altrimenti non avrebbero momenti in comune. Anzi, in alcuni casi non si sopportano proprio.

Eppure si trovano a muoversi insieme e insieme ad affrontare le proprie paure, ma anche a confrontarsi con il dolore e la pazzia di altri, di adulti le cui azioni sfuggono alla loro comprensione.

A SCUOLA

Indirizzato a un pubblico tra i 9 e i 12 anni, questo libro ci mette davanti a tante tematiche che possono essere affrontate nella scuola, oltre a quella del giallo in senso stretto del genere.

I rapporto tra ragazzini, per esempio. I sentimenti, le paure, l’affrontare ciò che non si conosce con altri al proprio fianco. Ma anche la differenza tra gli amici che loro si scelgono e quelli che a volte neppure lo diventano ma che si frequentano per legami più o meno dettati dalla necessità dei genitori. E, di conseguenza, le dinamiche di solidarietà che si possono instaurare anche partendo dalla “non sopportazione” di un coetaneo.

Naturalmente il contenuto del libro avvicina molto bene agli argomenti legati al web, al suo utilizzo, ai suoi rischi, ma, senza voler svelare troppo della trama del romanzo, anche a temi più complessi, come la follia e la sparizione di bambini che sembrano svanire nel nulla.

Due parole con l’esperto

La casa editrice Pelledoca di Milano nasce con l’intento di offrire ai lettori (con una particolare attenzione per la scuola secondaria di primo grado e il biennio della secondaria di secondo grado, pur con romanzi che possono rivolgersi anche agli ultimi due anni della primaria) storie di mistero e di brivido puntando alla qualità letteraria e grafica.

Due le collane: Neroinchiostro, nella quale si colloca anche #NellaRete, che ospita romanzi noir, e Occhiaperti, a cavallo tra l’albo illustrato e il graphic novel con l’intento di unire parole e immagini.

Di Pelledoca e delle sue scelte parliamo con Lodovica Cima, uno dei fondatori della casa editrice.

INTERVISTA

Lodovica Cima, da dove nasce l’idea di Pelledoca?

Da trent’anni mi occupo di letteratura per ragazzi come editor e come autrice soprattutto per i piccoli e per la scuola media. Con un’amica ex fotografa grandissima lettrice parlavo del mio lavoro: lei voleva creare qualcosa di bello con i suoi risparmi ed è nata l’idea di una casa editrice. Abbiamo analizzato il mercato e una cosa ci ha convinte: negli anni della scuola media, a cui ci rivolgiamo come pubblico, i ragazzi o interrompono le letture o restano grandi lettori ma soprattutto verso un genere. E quello che ora va per la maggiore è il fantasy. La nostra idea è stata della ricerca di un genere alternativo e il giallo e il noir è un genere un po’ “scoperto” per quanto riguarda l’offerta alla scuola media. Così abbiamo deciso di infilarci in questo spazio, tra scuola media, appunto, e biennio delle superiori. I nostri libri cercano di portare il lettori su questo immaginario e su queste atmosfere del nero, del giallo d’inchiesta, un po’ anche di fantasmi. Abbiamo poi trovato anche un altro amico che sostiene Pelledoca che, già nel nome, dice ciò che vogliamo essere: libri da pelle d’oca!

Come scegliete i vostri autori?

Lavoro come editor da una vita. E per Pelledoca ci si muove su due binari: autori per ragazzi, dato che conosco praticamente tutti, e autori per adulti che hanno però almeno un minimo di sensibilità e interesse per i ragazzi, come Francesco Fromaggi, o Raffaella Romagnolo, ma anche che non hanno mai scritto per ragazzi, come Laura Pariani, ma hanno raccolto questa sfida. Ci piace cercare autori già avvezzi al tema del nero, del giallo, del thriller che si misurano con la narrativa per ragazzi, che è ricca di suspense e di atmosfera in questa direzione.

Che cosa vi ha colpiti nel libro di Georgia Manzi?

Quella di Georgia è una scrittura chiara e pulita, calata nel quotidiano, con in questo romanzo quella vena di giallo, di piccolo intrigo. Quello che ci ha incuriositi molto è questo “non-essere amici” dei tre ragazzini: vanno da casa a scuola insieme, ma non per scelta. Eppure indagano insieme, anche se non si sono “scelti”.

Per la sua esperienza, che consiglio darebbe per invogliare ragazzi alla lettura?

Ci sono caratteristiche da rispettare per “prendere” i ragazzi. Bisogna attirarli sulla pagina con belle copertine, certo, ma poi se non c’è il ritmo della storia non ci stanno. Devono emozionarsi: la sfida più grossa, per noi che facciamo libri, è proprio tenerli attaccati alle pagine, con storie non spiegate, ma cinematografiche, ritmate, che prendono “alla pancia”. E poi anche il genere in sé: il giallo, il thriller, il nero, il gotico, ciò che inquieta è privilegiato da questo punto di vista, proprio perché, appunto, ti prende.

A cura di

Sara Magnoli