Nessuno è come qualcun altro




Recensione di Angela Giusti


Autore: Amy Hempel

Editore: Società editrice milanese

Traduzione: Silvia Pareschi

Genere: Narrativa non fiction

Pagine: 156​​​

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. Queste quindici storie raffinate rivelano la parte più umana e vivace della leggendaria scrittrice, che ci presenta figure solitarie e alla deriva in cerca di una connessione. Le loro brevi vicende affrontano le nostre paure e i nostri desideri, costringendoci a compatirli. I personaggi, vividi e memorabili, lottano per perdonare se stessi e gli altri.

Recensione

Nessuno è come qualcun altro è un compendio di 15 racconti non collegati fra di loro, che variano per lunghezza e tematica, alcunbrevi, altri brevissimi. Istantanee che fotografano una situazione, una sensazione, una persona o un momento.

In Arcobaleno lunare una donna a cui si rovescia un bicchiere d’acqua sul letto, si trova sveglia a rimirare una luna notturna che sembra un arcobaleno insieme ad un orso piombato nel giardino di casa sua dal bosco.

In Greed una donna descrive con ironica lucidità in un connubio tra morbosità e disperazione, la relazione extraconiugale del marito con la signora Greed, un’anziana attempata che non disdegna la compagnia maschile, chiedendosi se fosse il caso di rifarsi il guardaroba, nel caso in cui lei la volesse invitare in una cena a quattro a casa sua. In Quattro chiamate in mezz’ora, senza l’utilizzo di descrizioni visive, ma attraverso una serie continua di metafore, si descrive la situazione tipica di quando, qualcuno che ci piace e che noi reputiamo avere tutto ciò che ci manca, non è disposto a concedere nessuna parte di se stesso per farci sentire un po’ più completi. La Hempel li definisce quelli che hanno” hanno il cento per cento di ciò che tu hai solo al sessantacinque per cento” e di cui noi siamo “l’apprendista entusiasta”.

Se il cento per cento da cui sei affascinata sacrificherà una parte della sua dotazione e tu potrai aggiungerne un po’ alla tua, arriverete entrambi a un formidabile novanta per cento – più o meno ugualmente illustri, poiché sarete molto più avanti di quanto la gente comune possa mai sognare di essere. Allora sarai sistemata. La coppia regnante di un cosmo privato che è il piccolo cosmo privato migliore che ci sia, perché è vostro, tutto vostro, e lì l’umorismo è tutto vostro, come il sesso, le conversazioni, ogni cosa.

In Fort Bedd si apre una piccola, calda, scura finestra su un fortino costruito da cuscini su un letto, da un “noi” unico, isolato dal resto del mondo, probabilmente due innamorati che si rinchiudono nello scrigno del loro amore e fanno del talamo il loro castello.

Lo stile della Hempel è decisamente unico, originale e richiede una lettura attenta e concentrata da non prendere sotto gamba.

La
facilità con cui passa da un argomento a un altro è notevole, concedendosi di usare lo stesso registro per parlare di qualsiasi cosa, con la consapevolezza tacita, quasi un accordo tra lei e i lettori, che non hanno lo stesso peso specifico.

Così nel racconto breve che occupa tre quarti del romanzo, Cloudland, piccolo-grande gioiello letterario, la seguiamo in un’ esamina cruda di passato e presente dotata di pari dosi di un’indifferenza solo apparente e di un’incredibile onestà intellettuale.
Nel presente fa l’assistente sanitaria per anziani e firma petizioni contro l’inutilmente costoso matrimonio di Mariah Carey, del passato ricorda la figlia che non ha mai visto, quella che diede in adozione quando aveva 18 anni nella clinica ospedaliera che poi fu teatro di scandalo per traffici loschi.

Il rimpianto è vivido, fresco, quasi ne respiriamo la sofferenza. Trasferitasi da New York alla Florida, alla ricerca di un posto dove sentirsi a casa (Questa è casa mia, per adesso, ma dove mai ci si sente a casa? Migliaia di rifugiati, e io ho il privilegio di pormi questa domanda), il ricordo della figlia mai vista è sempre presente.

Vicino casa sua c’è una zona umida protetta che ospita diverse specie di uccelli e animali selvatici ed in cui è possibile camminare. All’entrata, su una lavagna bianca, gli escursionisti possono scrivere cosa hanno avvistato. Lei ci và spesso perchè ama la natura e gli animali (soprattutto i cani) .Con un’ironia grottesca, un giorno su quella lavagna lascia scritto “ bambini”. Passato e presente.

Nel presente, sulla stessa macchina in cui un formicaio ha fatto il nido a causa di una patatina dimenticata, lei vede da anni, seduta al posto del passeggero, l’immagine di sua figlia, l’idea che si è creata di quella bambina che diede in adozione.

Per quanto tempo possiamo tenerci lontani dalle persone che amiamo di più?

I motivi possono essere convincenti, ma che dire della persona che è la più importante eppure non si trova da nessuna parte?

Nel passato c’era un frutteto alla clinica a cui lasciò la figlia, insieme con le altre ragazze raccoglieva le mele. Si dice che i bambini che non avevano possibilità di essere adottati, venivano malnutriti e lasciati morire, seppelliti sotto quel frutteto. Per questo la sola parola, mele, adesso la terrorizza anzi no, qualsiasi parola inizi con la M.

E ancora, il vicino che la ammorba con le sue attenzioni e le barzellette norvegesi, la piscina da pulire, le piante da sistemare,le petizioni che si firmano, una bambina con due braccia nella stessa manica che la fa ridere. Di dettagli apparentemente piccoli ma, grazie alla sua descrizione, immensi, la sua scrittura si nutre, diventando enorme, costringendo a una seconda lettura per cogliere quegli aspetti che, forse, sono andati persi la prima volta.

Amiamo i suoi personaggi, nei loro difetti, con i loro errori spesso anche gravi. Nel racconto, un Rifugio con tutti i servizi, ammette di aver erroneamente soppresso il cane sbagliato; in Chicane, racconta il suicidio della zia Lauryn, una donna solare e allegra che però lascia un bambino di due anni e un marito spagnolo sposato per sfizio.

Nessuno è come qualcun altro è un racconto corale, dove non contano le descrizioni ma la sintassi, e dove, senza bisogno di fronzoli, si decrive l’essere umano tout court, attraverso l’avanzare delle parole.
Due quindi gli elementi più intriganti del libro: la toccante umanità dei suoi personaggi, e la sua capacità evocativaassolutamente seducente e appassionata.

Con la sua abilità narrativa nell’esprimere tutto
, dal generale al particolare e viceversa, la Hempel si fa senza dubbio rappresentante di una voce unica nel panorama dei narratori contemporanei.

Amy Hempel


Amy Hempel, originaria di Chicago, ha studiato con Gordon Lish a New York, dove vive attualmente. Insegna scrittura creativa presso l’Università di Princeton e a Harvard. Ha pubblicato quattro raccolte di racconti: Ragioni per vivere (1985), Alle porte del regno animale (1990), Rientrata (1997) e Il cane del matrimonio (2005), tutte contenute in questo volume e accolte con entusiasmo dai critici.

 

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