Niente per lei




Recensione di Laura Salvadori


Autore: Laura Mancini

Editore: Edizioni e/o

Genere: narrativa italiana

Pagine: 224

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Le bombe piovono sul quartiere romano di San Lorenzo e Tullia, all’età di sei anni, vede crollare la propria casa. Inizia così la storia di una donna che, testimone in penombra del Novecento, ha cara la pelle e poco altro. Tullia affronta le difficili sfide che le capitano in sorte con l’incredibile determinazione di chi deve sopravvivere a ogni costo, senza però rinunciare a coltivare una ricca interiorità. Né la salute né la solitudine sembrano preoccuparla. Dopo un’infanzia trascorsa per strada da venditrice ambulante al fianco dei fratelli e la perdita dell’amatissimo padre, sopporta le durezze del lavoro operaio con ostinata energia, tra lotte sindacali e rivoluzioni culturali che la sfiorano appena. I quattro decenni di narrazione procedono per piccoli affreschi, urbani e umani, di profonda intensità: la protagonista cresce insieme a Roma che, colta nel suo continuo mutamento, è l’altra grande protagonista di Niente per lei. Lungo tutto il romanzo si snoda il rapporto complesso con Rosa, figura materna dal fascino feroce, e Marzia, la figlia smarrita e senza padre. Le due polarità femminili obbligano Tullia a una resa dei conti con l’incomunicabilità che spesso divide chi è visceralmente unito.

Recensione

“Una volta, avevo quattro o cinque anni, Rosa mi chiese che cosa volessi fare da grande e io le dissi te, voglio fare te. Tutti i presenti – non ricordo chi ci fosse, solo il suono forte di una risata di gruppo – avevano trovato la mia risposta esilarante. Lei invece si era fatta scura in viso, mi aveva stretto a pinza le guance, fissandomi negli occhi il destino”

Quando si giunge all’ultima pagina di un libro capita di rimanere in sospeso, ad assaporare gli ultimi istanti di qualcosa che non ritornerà più se non tra le pagine appena chiuse.

”Niente per lei” è uno di questi. E’ una lettura che non si dimentica, perché ti ha riempito il cuore di struggimento, ti ha stordito l’anima di parole pesanti, ti ha accerchiato e rapito, intrappolato nelle vicende e nelle vita dei protagonisti.

Il romanzo è la storia di Tullia, che inizia sotto le bombe, quando Tullia ha poco più di sei anni e finisce cinquant’anni dopo, quanto Tullia è ormai matura e può chiudere un cerchio, dentro al quale ha troneggiato costantemente la figura materna, prima invocata, poi temuta, dopo ancora rifiutata, derisa, dimenticata e infine accettata così com’è, in nome di un destino comune e inevitabile.

Insieme a Tullia ripercorriamo la nostra storia recente. Roma è un palcoscenico perfetto, con i suoi quartieri chiassosi, il suo dialetto strascicato, i suoi personaggi coloriti.  Tullia e Roma si fondono e si confondono. Roma è un dolce ventre per Tullia, un ventre che l’ha raccolta da piccola e che l’ha guidata quando, poco più grande, ha deciso di tagliare i ponti con la sua famiglia e di avventurarsi da sola in un mondo ostile, dove tutto è complicato.

Tullia non rifugge le sfide. Le affronta e le doma, in qualche modo, con una caparbietà che trova nell’orgoglio e nel desiderio di riscatto la sua forza primaria.

Tullia saprà da subito quanto è difficile tacitare il ricordo della madre. Rosa è stata la madre che l’ha allontanata da sé, con i suoi sbalzi d’umore, la sua bestialità non priva di fascino, la sua durezza e la sua irrazionalità.

Come un animale privo di ragione, Rosa vive la maternità con un senso di disgrazia, pronta a schiacciare la testa del figlio che la contraria o che mette in pericolo la sua autorità. Nessuno in famiglia può riuscire a domare Rosa: né suo marito Giuseppe, un animo dolce e gentile, né i figli maschi, succubi più che mai del suo arcigno potere, né l’ultima nata, Aurora, venuta al mondo per guarirla dalla sua crescente follia e lasciata a languire in una culla, nell’incuria più totale.

Tullia sente il suo sguardo addosso mentre lavora, mentre apparecchia la tavola nella sua prima casetta in affitto, mentre guarda dormire Marzia, la sua bambina senza padre, mentre si affanna per crescerla, rifuggendo da qualsiasi minaccia fisica o verbale, rifuggendo Rosa, la sua educazione fatta di crudezza e di crudeltà verso i propri figli.  Lo sguardo di Rosa è come un faro implacabile, che le rammenta, ad uno ad uno, i suoi fallimenti di madre.

E mentre la vita scorre via, la storia si ripete come in uno specchio. Saranno gli errori, sarà il destino, sarà la stanchezza di vivere, sarà il tempo che avanza, sarà che in ognuno di noi vive un pezzetto di chi ci ha preceduto.

La Vita ci insegna a perdonare, forse. Senz’altro ci insegna la capacità di vedere le stesse cose sotto una luce diversa. La vita ci riconcilia con il passato e ci consegna un futuro che si riesce, quasi sempre,  a credere migliore di ciò che abbiamo passato.

Laura Mancini ci regala un romanzo strepitoso, scritto con una grande sensibilità, in grado di scavare dentro ad ogni personaggio,  di comprendere la natura delle sue azioni e i motivi delle sue scelte.

La sua scrittura è un tripudio di parole in perfetta armonia tra loro, dove storia e fantasia si fondono, regalando una musicalità e un equilibrio senza difetto alcuno. Il fraseggio è incantevole, delicato e si rivolge al lettore coinvolgendolo nel profondo nella trama.

La storia di Tullia, di Rosa, di Marzia, è la storia di una vita ordinaria, dove il destino o chi per esso non si sforza mai di trovare un espediente che la possa rendere straordinaria. Laura Mancini ci rende evidente che un romanzo può essere straordinario pur raccontando l’ordinarietà di una esistenza normale.

Il racconto si snoda, denso ed emotivamente complesso, attraverso il linguaggio, coinvolgente ed intimo, del diario. La voce in prima persona di Tullia è diretta, talvolta un pugno, talvolta una carezza in viso, ma in ogni caso è una voce che ci parla all’orecchio e che è consapevole di coinvolgere completamente chi la ascolta. Una voce indimenticabile, che tocca il cuore di chi legge con dita fragili ma penetranti come coltelli.

“Niente di lei” è un viaggio intimissimo nella vita delle protagoniste. Donne che la vita non piega ma che soccombono davanti all’ineluttabilità di un destino che vede nella maternità una condanna all’infelicità e alla degenerazione. Un destino che sottolinea le colpe e che tratteggia l’idea di una redenzione. Un destino che rammenta, a forza, da dove veniamo, perché da lì non sarà possibile allontanarsi, mai.

 

 

Laura Mancini


(Roma, 1985) è una professionista della scrittura e della comunicazione. Lavora come ricercatrice concettuale per una casa di moda. Niente per lei è il suo primo romanzo.

 

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