Notturno islandese




Recensione di Salvatore Argiolas


Autore: Ragnar Jónasson

Traduzione: Silvia Cosimini

Editore: Marsilio

Genere: Noir

Pagine: 240

Anno di pubblicazione: 2021

Sinossi. Nel gelo della notte polare sferzata dal vento e dalla pioggia, Herjólfur, il nuovo ispettore capo della polizia di Siglufjörður, viene ucciso a sangue freddo in una casa abbandonata, alle porte della città. Per quale motivo si trovava lì a quellora, in un luogo su cui da anni circolano strane storie relative a crimini, antichi e nuovi? Ad affiancare Ari Þór nella caccia al colpevole arriva da Reykjavík anche Tómas, il suo vecchio superiore: la morte di un polizotto è una faccenda molto delicata, e a quanto pare, in quel piccolo centro di pescatori affacciato su un fiordo del Nord dellIslanda, sono in tanti ad avere qualcosa da nascondere. Linchiesta tocca la politica locale e si scontra con i boss del posto, che portano avanti i loro equivoci affari col tacito consenso di tutti. Passo dopo passo, viene alla luce anche una scia di soprusi e violenza che sembra attraversare lintero paese, da sud a nord, oggi come nel passato. E mentre il sole si prepara a sparire dietro le montagne per due lunghi mesi, la comunità di Siglufjörður sente di aver perso per sempre la tranquillità, e con essa la propria innocenza.

Recensione

Per tanto tempo sono stati pochi gli scrittori che avevano l’onore e l’onere di rappresentare l’Islanda nell’affollato e competitivo ring del giallo nordico e tra loro il più famoso era il grande Arnaldur Indriðason.

Da qualche anno lo affianca anche il giovane Ragnar Jónasson che ha avuto molto successo con la serie Misteri d’Islandasino ad ora composta da sei romanzi ma mentre Indriðason ha una certa tendenza a vagliare le esperienze del passato lontano, Jónasson ha una visione del thriller più contemporanea e moderna pur basandosi su fatti antichi che riverberano effetti nel presente.

Notturno islandese è il quinto e l’ultimo tradotto in italiano mentre il sesto Vetrarmein, del 2020, non è stato ancora pubblicato in Italia.

Il primo della serie,L’angelo di neve” è stato anche il mio primo contatto con l’autore. In questo suo libro d’esordio Jónasson intreccia due piste narrative, i dolori sentimentali del giovane Ari Þór, poliziotto di primo pelo spedito nella lontana e gelida Siglufjörður e una vecchia storia di capolavori letterari plagiati, compagnie teatrali ricche di contrasti, potenziali assassini e passioni sessuali esuberanti.

Quando le traiettorie si incontreranno il giallo comincerà ad essere interessante richiedendo la massima attenzione ad ogni indizio, come nei migliori gialli all’inglese.

Tenendo conto che è un esordio e che l’ambientazione, gelida e soffocante contribuisce a rendere cupo il noir si può dire che è un buon giallo con un protagonista forse ancora un pochino acerbo.

L’angelo di neve” è del 2010 mentre Notturno islandese” è stato scritto nel 2014 ma tutti i problemi dell’isola dei vulcani sono ancora presenti e la notte richiamata dal titolo incombe sempre soffocante.

La crisi economica del 2008-2009 ha trovato l’economia islandese in piena trasformazione da nazione che basava i suoi introiti essenzialmente dalla pesca a Paese fornitore di servizi finanziari e di attività sviluppate nel tezriario l’impatto della crisi è stato devastante portando alla maggiore emigrazione dall’Islanda da più di un secolo.

Tutti questi fattori sociali sono ben presenti nei gialli di Jónasson che è molto attento a descrive le realtà sociali come quella delle due Islande, quella della capitale dell’isola, Reykjavík, a sud e quella dell’Islanda interna e periferica, più povera, dove il passato di ricchezze portato dalla pesca e dal suo indotto industriale è ormai solo un ricordo che ha lasciato ferite non ancora cicatrizzate.

Siglufjörður era stato il porto più importante per la pesca all’aringa di tutta l’Islanda e all’apice dell’attività aveva vissuto un vero e proprio boom economico (…) c’era posto per tutti quando si trattava di trasformare l’argento del mare in un prodotto commerciabile. Ma alla fine dagli anni Sessanta, i banchi di aringhe scomparvero dalle acque settentrionali e Siglufjörður divenne una città molto diversa.

Siglufjörður è ora una piccola città di circa duemila abitanti, la più settentrionale dell’Islanda e questo ambiente così ristretto dovrebbe essere idilliaco ma non tutto è così perfetto come sembra. Molte famiglie sono state divise dall’emigrazione, soprattutto in Norvegia, e la crisi economica aveva colpito duramente, tutti i risparmi si erano dileguati in una notte e l’inquietudine aveva messo in ombra tutto il resto.

Ari Þór si è candidato al posto di ispettore lasciato libero dal suo mentore Tómas trasferitosi a Reykjavík ma è stato superato dal suo nuovo collega Herjólfur. Quando questi viene ferito in un misteriosa sparatoria tutta la polizia locale è mobilitata per scoprire il colpevole di quest’atto senza precedenti nella storia islandese.

Per aiutare Ari Þór nelle indagini arriva anche Tómas e si ristabilisce il confronto generazionale tra i due poliziotti di estrazione e cultura diverse che ricorda il rapporto tra padre e figlio ma che si sviluppa attraverso scontri e incomprensioni.

L’inchiesta sul mortale agguato porterà i due poliziotti ad entrare in contrasto con la politica locale e a mettere in luce diversi aspetti oscuri di un Paese percepito come tranquillo e senza storia ma dove l’isolamento e il lungo inverno buio opprimono l’animo e creano depressione e claustrofobia.

Sono questi sentimenti così cupi e distruttivi che vengono così indagati nel romanzo perché l’inchiesta poliziesca mette per caso sotto la morbosa attenzione mediatica il vero nome della vicesindaca della cittadina che si era rifugiata a Siglufjörður per sfuggire ad uno stalker.

Quel bastardo… forse era solo un disgraziato, chi lo sa? Ma ti posso assicurare, Ari Þór, che la violenza si trova ovunque, non solo tra la feccia, ma anche tra persone in apparenza rispettabili. Padri di famiglia che occupano posizioni di responsabilità, cittadini modello… bè, tranne quando picchiano le donne e i bambini.

E’ così nei gialli di Jónasson, come ha dichiarato in un’intervista, lo spettro d’indagine è essenzialmente sociale:

Le storie criminali sono divenute veicolo di narrazione di realtà e problemi sociali. O di drammi individuali in una società dove il crimine ha volti nascosti – violenza domestica, delitti legati alla droga, o drammi individuali estremi – e il sentimento solidale, tipicamente scandinavo, è valore costitutivo più che altrove. Il pubblico è esigente: non accetta thriller d’azione e basta, vuole pagine di qualità, che scavano nelle realtà sociali minimizzate.

In queste parole c’è tutta la poetica di questo interessante giallista islandese che non concepisce il giallo come un equazione di cui bisogna trovare l’incognita rendendo il dramma freddo e razionale, ma lo considera un valido strumento di indagine socio-politica e ciò avvicina Ragnar Jónasson ai grandi interpreti del noir nordico.

  

 

Ragnar Jónasson


Ragnar Jónasson: (1976), avvocato, giornalista, traduttore e scrittore pubblicato in trentadue paesi con milioni di copie vendute nel mondo, insegna diritto dautore alluniversità di Reykjavík. Membro della Crime WritersAssociation britannica e co-fondatore del festival Iceland Noir, è lautore della serie Dark Iceland, un successo internazionale, di cui Notturno islandese è il quinto episodio.

 

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