November road




Recensione di Sabrina De Bastiani


Autore: Lou Berney

Traduzione: N. Marcionni

Editore: Harper Collins Italia

Genere: noir

Pagine: 347 p.

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. La fortuna di Frank Guidry è giunta al termine.
Leale membro della mafia di New Orleans e fedele al suo capo Carlos Marcello, uno degli uomini più potenti e pericolosi d’America, Guidry ha imparato che tutti sono sacrificabili. Ma ora, purtroppo, è arrivato il suo turno perché sa troppe cose sul crimine del secolo: l’assassinio del presidente John F. Kennedy.

A poche ore dall’omicidio di JFK, tutti quelli che hanno legami con Marcello vengono trovati morti e Frank sospetta di essere il prossimo: è stato a Dallas per una missione per il capo meno di due settimane prima che il presidente venisse ucciso. Con poche possibilità di salvarsi, Guidry si dirige verso Las Vegas per incontrare un vecchio socio, un uomo spietato che odia Marcello abbastanza da aiutare Frank a sparire. Forse. Frank sa che la prima regola della fuga è “non fermarsi”, ma quando vede una bella donna sul ciglio della strada con l’auto in panne, due figlie e un cane sul sedile posteriore, vede anche il travestimento perfetto per coprire le proprie tracce e seminare i sicari che lo stanno inseguendo. Fingendosi un assicuratore, si offre di aiutare Charlotte a raggiungere la sua destinazione, la California. Se lei lo accompagna a Las Vegas, lui può aiutarla a procurarsi una nuova auto. Per Charlotte è più di una macchina: è una via d’uscita. Anche lei sta scappando, da un’esistenza soffocante in un piccolo paese dell’Oklahoma e da un marito gentile che è però un alcolista senza speranza. La loro è una storia americana: due estranei si incontrano per condividere un viaggio verso Ovest, verso un sogno, una speranza, e si scoprono l’un l’altro lungo la strada. Charlotte è attratta da un uomo forte e gentile; Guidry da una donna intelligente e divertente. Capisce che è determinata a dare una nuova vita a se stessa e alle sue figlie; lei invece non può sapere che lui sta disperatamente cercando di lasciarsi la vecchia vita alle spalle. Un’altra regola è che i fuggiaschi non dovrebbero innamorarsi, soprattutto tra di loro. Perché una strada non è solo una strada: è una traccia e gli spietati e implacabili cacciatori di Guidry lo stanno raggiungendo. Però Frank non vuole solo sopravvivere, vuole vivere davvero, forse per la prima volta. Ognuno è sacrificabile, o dovrebbe esserlo, ma ora Frank non può abbandonare la donna e le bimbe che ha imparato ad amare. E questo potrebbe farli uccidere tutti.

Recensione

Per tutta la vita si era dato questa regola: mai volere qualcosa che non avesse già nel palmo della mano. Mai volere qualcosa che gli sarebbe dispiaciuto lasciare.

Non adesso. Non più.

E’ davvero difficile commentare “November road”. E lo è, essenzialmente, per due motivi.

Primo, perchè è difficile, e sarebbe imperdonabile, dire un qualcosa che non rischi di svelare pieghe e risvolti, presenti in ogni pagina, in qualità di colpi di scena, di coda o di timone.

Secondo, è fuor di dubbio che questo libro, che non si può definire altro che capolavoro, parlerà ad ognuno di noi in maniera diversa, impedendo, con la forza della storia narrata, le personalità potenti dei personaggi e la prosa magistrale, pulita e sferzante dell’Autore, di restare avulsi rispetto alle pagine, per finirci, al contrario, inevitabilmente dentro, calzati e vestiti. Avvinti.

Ciò premesso, si può senz’altro dire che il nucleo di questo romanzo americano, ma non elegiaco verso stelle e strisce, ambientato nel 1963, all’alba dell’assassinio del presidente Kennedy, sia una moneta, la qual cos,a per definizione, ha due facce: testa, una caccia all’uomo serrata, spietata e senza esclusione di colpi, croce, una conseguente fuga.

“Non so spiegarti” disse “perché sono così affascinata dalle ombre. Guarda la tua. E’ come se stesse cercando di scappare.”

Frank Guidry, faccendiere al soldo del boss criminale più temuto e temerario di New Orleans, Carlos Marcello, è un opportunista, profittatore delle circostanze, abile nel manipolare gli eventi e le persone a suo favore, dotato di una bella faccia e di un cervello veloce. Quel tipo di persona che sulla carta uno troverebbe detestabile dal primo istante, su questa carta, nella pagine di “November road”, risulta indimenticabile e struggente, pulito, puro nel suo inferno personale.

E lo si ama follemente, sì, via via che questa fuga da chi lo vuole morto, dal perchè, e, in definitiva dal se stesso, così come se lo era costruito fino ad ora, gratta via, erode progressivamente la patina di stagno, di cui si era ricoperto, per occultare ciò che è.  Oro.

Charlotte, una donna in fuga da una vita chiusa e ottusa di rinunce e di rinneghi, da un matrimonio vuoto, da un annullarsi quotidiano

“C’era una volta una ragazza” disse. “Non sapeva cosa voleva. O meglio, sapeva cosa voleva ma aveva paura di dirlo. E poi, un giorno…”

“Smise di avere paura” concluse Ed. “Prese una decisione e tenne duro, come se fosse in gioco la vita.”

Un incontro casuale, fortuito.

Un’opportunità da cogliere per Guidry, un colpo di fortuna per Charlotte. Lo scontrarsi di due anime che, sin dal primo contatto, hanno la netta percezione che non saranno più le stesse, che nulla sarà più lo stesso

“In genere non sono così arrendevole” disse Guidry.

“In genere non sono così esigente” rispose lei.

Un Guidry costantemente braccato, impegnato nel sottile equilibrismo di non far trasparire nulla, nessuna tensione, alla donna e maggiormente ancora alle sue due bambine, un’ansia palpabile che solo il lettore può condividere con lui e che toglie il fiato.

Un percorso lastricato di cadaveri e di violenza, mai splatter ma non per questo meno cruda, contrapposto a sommovimenti interiori pieni di grazia

La bambine erano fuori combattimento e Guidry le portò di sopra, tenendole in braccio,

ciascuna su un fianco. Il loro peso, il loro calore … un altro fremito della memoria, altri ricordi.

No, basta, fermati. Guidry non voleva ricordare. Da tempo era venuto a patti con se stesso.

pieni di bellezza

La risata le era partita dagli occhi, e in quella prima scintilla lui aveva colto un barlume di lei tutta intera, dall’inizio alla fine, il suo passato, il suo presente e il suo futuro, la bambina che era stata e la donna anziana che sarebbe diventata un giorno.

pieni di possibilità, anche laddove se ne intraveda solo un lumicino, e pieni soprattutto della voglia di coglierla

“Con ogni decisione creiamo un nuovo futuro” disse. “E distruggiamo tutti gli altri futuri.”

Guidry aveva preso la sua decisione: aveva distrutto tutti i futuri possibili tranne questo.

E poi lui. Carlos Marcello. Pochi tratti, descritto dall’Autore, magistralmente, per sottrazione, attraverso le parole di altri, la percezione di altri. In prima persona fisicamente presente solo in poche pagine, ma immaterialmente presente in ogni riga come un male serpeggiante, spaventosamente assoluto. Il male.

Lou Berney fa correre personaggi e lettori costantemente sul ciglio dell’abisso, tra passi incerti e piedi in fallo, mina ogni sicurezza, ogni fiducia, dietro ad ogni incontro, ad ogni dialogo apparentemente innocuo può esserci la morte.

E di fronte a questo, quanta potenza deflagrante ha il rendersi conto che la paura più grande è, inesorabilmente, inevitabilmente, un’altra?

Nel bagliore che svaniva, a Guidry sembrò che anche Charlotte stessa svanendo, come fosse un prodotto della sua immaginazione, e questo pensiero – lei non era reale, niente di tutto quello che gli stava succedendo era reale – gli mise addosso una paura che non aveva mai provato, una paura diversa da quella in cui aveva vissuto per molto tempo. (…) Finchè non erano comparse Charlotte e le bambine, niente in cielo o in terra era stato in grado di smuoverlo.

E’ forse già questa una vittoria?

Guardarono sorgere il sole, guardarono le montagne assorbire il colore e la luce, goccia a goccia. E certo, anche le ombre.

L’istinto salvifico verso la luce, pur guardando anche le ombre, e questa volta fermarle, e fermarsi?

Lou Berney


Lou Berney Nato a Oklahoma City nel 1964, ha studiato alla Loyola University New Orleans e alla University of Massachusetts Amherst..Dopo aver lavorato come cuoco, allenatore e paperboy ha esordito nel 1991 con la raccolta di racconti Road to Bobby Joe and Other Stories firmandosi Louis Berney. Autore di cinque romanzi, ha ottenuto il successo quindici anni dopo con il thriller The Long and Faraway Gone, vincitore di ben quattro riconoscimenti tra cui il Premio Macavity per il miglior romanzo. Attivo anche in ambito cinematografico, ha scritto sceneggiature per il cinema e episodi pilota per la televisione, lavorando alla Warner Brothers, Paramount, Focus Features, ABC e Fox. Insegnante presso l’Oklahoma City University, suoi racconti sono apparsi su quotidiani e riviste come New Yorker, Ploughshares e New England Review.