Ogni volta che ti picchio




Recensione di Francesca Marchesani


Autrice: Meena Kandasamy

Editore: E/o

Traduzione: Silvia Montis

Genere: Narrativa

Pagine: 240

Anno di pubblicazione: Giugno 2020

Sinossi. India dei giorni nostri. Lei è una scrittrice, una poetessa, una giovane attivista dal passato tormentato e il cuore spezzato. Lui è un docente universitario, un ex guerrigliero maoista, un uomo che, parlando della rivoluzione, sembra più intenso di qualsiasi poesia, più commovente di qualsiasi bellezza. Si conoscono, si innamorano, decidono in fretta di sposarsi. La coppia si trasferisce in una lontana città costiera dell’India, senza vincoli né programmi, pronta a un salto nel vuoto che li vedrà protagonisti insieme. Lì, dietro le porte ben chiuse di una villetta circondata da un giardino selvaggio, il marito perfetto cambia volto, trasformandosi poco a poco in un carceriere e in un carnefice. La limitazione delle libertà della moglie – vestiti, trucco, capelli; e poi: email, telefonate, fino al divieto di scrivere – traccia l’inizio di una spirale di violenza e sopraffazione che vedrà la donna sempre più sola e terrorizzata, abbandonata anche dalla famiglia di origine. Finché lei stessa non deciderà di reagire riprendendo in mano il controllo della propria storia. Il romanzo di Meena Kandasamy è un pugno allo stomaco. Non solo perché porta in scena, passo dopo passo, la lenta discesa agli inferi della violenza domestica, scardinandone i meccanismi di manipolazione, di ricatto emotivo e pressione sociale, accompagnando il lettore nelle stanze solitarie dell’abuso attraverso le pieghe del linguaggio e le armi delle tecniche narrative.

Recensione

Ci piacerebbe molto pensare che questo sia un romanzo. Ma questa è la storia vera dell’autrice, vittima di un marito violento, che avrebbe voluto solamente pubblicare le sue poesie, ma che poi si è resa conto di avere anche molte altre storie da raccontare. Come ci spiega Meena alla fine del libro, quelle pagine sono per tutti.

Donne che hanno subito o stanno subendo violenze, uomini che sospettiamo essere violenti, persone comuni che si ergono a giudici supremi. Questo libro è uno schiaffo in faccia che ti risveglia. Ma andiamo con ordine.

Meena conosce quest’uomo e se ne innamora. Lui ha un carattere forte, forgiato da anni di lotte e perdite che lo hanno reso duro e pronto a difendersi. Lei è una scrittrice che lavora soprattutto grazie al pc e alla sua connessione internet, ha una rete di contatti da gestire. E lui infatti è quello il primo ramo che pota. Isolarla, in un paese dove neanche conosce la lingua, da tutto il mondo intorno. Lei cerca di farla passare come una sua scelta.

Si toglie dai social scrivendo che vuole un periodo di pausa per concentrarsi sul lavoro. Lui prende il controllo anche della sua posta elettronica, rispondendo a nome suo o direttamente cancellando mail senza neanche leggerle. Togliendole la possibilità di procacciarsi un lavoro per rendersi indipendente economicamente. Anche questa è violenza, anche questo è abuso. Ma non si è fermato qui. Ogni volta che la picchiava lei pensava fosse l’ultima.

Chiedeva perdono per colpe che non aveva sperando di indurlo in compassione ma facendo esattamente l’effetto contrario, irritandolo ancora di più. Ogni cosa del corpo di lei lo irrita. Qualsiasi cosa che lei fa o dice è un pretesto per litigare e per imporre la sua forza.

Ma quello che fa davvero rabbrividire è leggere le descrizioni dei rapporti sessuali. Essere sposati non vuol dire essere consenzienti a prescindere. In coppia non bisogna mai dare nulla per scontato. Soprattutto la disponibilità del corpo dell’altra persona.

Perché se anche un contratto in un certo qual modo vincola la legittimità del rapporto, il corpo dell’altro comunque non ci appartiene. Mai. Bisogna sempre chiedere il consenso.

Per qualsiasi cosa. Le riflessioni su quello che viaggia nella testa del marito violento, su come si impegni a trasformare la donna che una volta amava in un pezzo di carne putrescente è agghiacciante.

E mi fa imbestialire il fatto che Meena abbia aspettato così tanto per uscire allo scoperto. Perché era impensabile uscire da un matrimonio dopo solo quattro mesi.

Cosa avrebbero detto i parenti? Gli amici?

Stringi i denti” le dicevano i genitori mentre lei al telefono gli raccontava dei lividi e degli stupri e delle tirate di capelli. Si può riassumere tutto semplicemente in una frase.

Dire a lei di sopportare e non a lui di smettere. Finché il modo di reagire alla violenza domestica sarà questo, continueremo a non avere scampo. Quindi sì, stringere i denti, ma attorno al loro collo.

 

 

Meena Kandasamy


(1984) è un’attivista, poetessa, scrittrice e traduttrice indiana.  Ogni volta che ti picchio  è il racconto del suo primo matrimonio con un uomo da cui ha subito violenze fisiche e psicologiche. Ha pubblicato due raccolte di poesie,  Touch  e  Ms Militancy. Nel 2015 il suo romanzo d’esordio  The Gipsy Goddess  è stato nominato per il Dylan Thomas Prize e il DSC Prize. Vive e lavora tra Londra e Chennai. Esercita la sua attività politica anche online, soprattutto su Twitter dove ha un seguito di oltre 100.000 follower.

 

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