Operazione sale e pepe




Squadra speciale Minestrina in brodo

Recensione di Giusy Giulianini


Autore: Roberto Centazzo

Editore: TEA Narrativa

Pagine: 303

Anno edizione: 2018

 

 

Sembravano gli attempati componenti di una rock band in posa per una copertina”: Roberto Centazzo fotografa così la sua Squadra speciale Minestrina in brodo, con sapido scatto rubato ai tre ex poliziotti in trasferta investigativa in quel di Firenze.

Alla terza avventura (dopo Squadra speciale Minestrina in brodo, TEA 2016, e Operazione Portofino, TEA 2017), l’ex vice dirigente della Squadra Mobile di Genova Ferruccio Pammattone (Semolino, perché se mangia pesante si riempie di macchie rosse ed è poi costretto a una dieta durissima), l’ex addetto all’Immigrazione Luc Santoro (affettuosamente soprannominato Maalox, per la sua dipendenza dal solo antidoto in grado di aver ragione dei suoi lancinanti bruciori di stomaco) e l’ex addetto alla Scientifica Eugenio Mignogna (ribattezzato Kukident, dopo il regalo di una bella dentiera che si è concesso al pensionamento) si buttano a capofitto in quattro filoni di indagine, reati tutti di piccolo cabotaggio compiuti ai danni soprattutto di anziani, sullo sfondo di una Genova cui una generosa primavera regala temperature quasi estive.

 

Corso Italia – Genova

A coinvolgerli è il sostituto di Semolino ai vertici della Squadra Mobile, Andrea Lugaro, un poliziotto ignavo e senza fantasia ma, si sa, in Polizia solo “gli errori nell’ordine pubblico non vengono perdonati, tutto il resto passa”. Anche l’inefficienza.

Ecco però che il questore Minetti, punzecchiato dagli articoli del cronista di giudiziaria Marco Raffa, autore di una campagna mediatica che punta il dito contro i reati compiuti ai danni degli anziani e sempre pronto a elogiare i successi della Benemerita, consiglia vivamente a Lugaro, o per meglio dire gli ordina, di coinvolgere il suo predecessore nelle indagini ed evitare così l’ennesima figuraccia nei confronti dei ‘cugini’ carabinieri.

I tre pensionati si lanciano con generosità in un’indagine che – tra ladri feticisti di scarpe, furti perpetrati unicamente ai danni di anziani che abitano al piano terra, truffe crudeli contro signore attempate e sole, vecchi ganimedi sedotti e bidonati da scaltre minorenni – finisce per coinvolgere i loro affetti più cari: le attuali compagne di Semolino e Kukident e un mai dimenticato amore di gioventù di Maalox.

La Squadra speciale non risparmia risorse per venire a capo di misteri che hanno suscitato tutta la loro indignazione, neppure il ricorso alle più sofisticate tecnologie e all’irresistibile super tecnico Boero, e dalla loro sede operativa prediletta, la panchina affacciata sulle onde del lungomare di Corso Italia, elaborano strategie vincenti, snocciolando una lunga serie di riflessioni improntate alla più collaudata filosofia popolare.

La terza avventura di Semolino, Maalox e Kukident non perde smalto rispetto alle precedenti, anzi conferma tutti gli ingredienti che hanno valso al suo autore grandi soddisfazioni di pubblico e critica: stile agile e lineare, intreccio ben congegnato, personaggi disegnati con sicuro rilievo, umorismo contagioso che spesso si scioglie in malinconia e un ritmo travolgente che avvalora l’affermazione ‘noir is rock’ (dal titolo della celebre trasmissione radiofonica di cui Roberto Centazzo è ideatore e conduttore, insieme a Marco Pivari). Operazione Sale e Pepe dimostra nel modo più persuasivo che si può far uso di una penna lieve e sorridente anche per declinare la paura sociale – quella che ci accomuna tutti, non roboante e degna delle prime pagine ma quotidiana e crudele perché colpisce le categorie più fragili – e la paura individuale – di invecchiare, di non essere utili a nessuno, di aver perso con il vigore il proprio posto nel mondo, di guardare con sgomento un numero di giorni che si assottiglia sempre di più. E noi che pensiamo sempre di averne così tanti!

Sono umanissimi questi tre pensionati rimasti poliziotti nell’anima, sempre a rimpiangere i loro bei tempi, “tutti quegli anni in Polizia buttati in mezzo a una strada a pedinare qualcuno, un panino con la mortadella ingoiato in fretta a un chiosco, un sorso di birra”. Poliziotti sani, che non hanno mai cercato scorciatoie o mezzucci, onesti fino in fondo. E sia detto con particolare ammirazione da chi vive nella città della Uno bianca, che in una lunga stagione di efferata violenza incrinò per sempre la percezione di una citta nei confronti della sua polizia.

Roberto Centazzo mostra una rara imparzialità nel disegnare i limiti e le mancanze delle forze dell’ordine, cui peraltro appartiene, rilevando la cronica penuria di risorse, l’antagonismo storico tra polizia e carabinieri, le opportunità di carriera guidate in buona misura dagli appoggi politici.

La sua scrittura riflette un singolare acume di osservazione, mai distaccato, anzi partecipe delle emozioni dei suoi personaggi, resi con non comune risalto fisionomico e psicologico: tutti, dai tre formidabili protagonisti alle figurine che compaiono solo per poche righe.

Da Kukident, irresistibile in bermuda e varici bluastre ma tormentato da una perenne insoddisfazione di “pesce fuor d’acqua ovunque”, a Maalox, fisico sportivo e asciutto ma prigioniero di quel suo sentirsi inadeguato sempre, a Pammattone, gigante buono funestato dalla gelosia per la sua giovane compagna esotica, fino ai coloriti comprimari, in una giostra sapida cui appartengono sorrisi e dolente umanità, gli uni e l’altra così vicini ai toni di quella commedia all’italiana, che registi come Monicelli e Steno resero alta negli anni ‘50 e ’60.

Con quei toni, e quell’ispirazione, Roberto Centazzo racconta il malessere di Genova e di un intero paese, ma registra anche lo smarrimento di una stagione della vita, in cui si è spesso fragili perché malati e soli, di una solitudine che dispone all’umiliazione, all’inganno, alla sopraffazione.

Agli anziani, è il mondo di fuori, quello oltre le mura del cimitero dove vanno a incontrare gli affetti di una vita, ad apparire rischioso, là “tra quegli scalmanati che si scannano a vicenda oltre il muro di cinta, oltre le siepi di pitosforo e i fusti dei cipressi”.

Il sorriso di Roberto Centazzo si scioglie così in una malinconica poesia per chi un tempo, davanti, non lo ha più.

 

 

Roberto Centazzo


in giovane età, attorno ai sette anni, decide che da grande avrebbe fatto lo scrittore. Di polizieschi. Non sapendo come fare a pubblicare un romanzo, inizia a specializzarsi: si laurea in giurisprudenza col massimo dei voti, esercita la pratica forense, consegue l’abilitazione all’insegnamento e poi, per conoscere da vicino le tecniche investigative, si arruola in Polizia (ora, è ispettore capo). Dopo una lunghissima gavetta, come autore, durante la quale sforna una decina di romanzi, nel 2013 pubblica con la casa editrice TEA il romanzo Signor Giudice, basta un pareggio, scritto a quattro mani con il giornalista Fabio Pozzo. Nel 2016 esce, sempre per TEA, Squadra speciale Minestrina in brodo, che arriva alla quarta edizione in pochi mesi, entra nella classifica dei gialli più venduti  e viene riproposto anche nella prestigiosa collana Italia Noir allegata a Repubblica /l’Espresso della quale risulta in assoluto il più venduto. Ad esso fa seguito nel 2017 Squadra speciale Minestrina in brodo: Operazione Portofino, accolto dai lettori col medesimo entusiasmo e presentato anche a RAI radio 2 nel programma Radio due come voi con Tiberio Timperi. A gennaio del 2018 è uscito il terzo romanzo della serie Squadra speciale Minestrina in brodo: Operazione Sale e Pepe. Apprezzato autore di short stories, i suoi racconti brevi, non più lunghi di una pagina, sono pubblicati per diverse settimane ogni domenica sul quotidiano Il Secolo XIX. Ha curato l’antologia Genova Criminale, (Novecento editore) in cui è contenuto il suo racconto La ragazza al centro della foto. Molti altri suoi racconti sono stati pubblicati in prestigiose antologie. La giuria del Premio internazionale Firenze Capitale d’Europa gli ha assegnato nel 2015 il premio speciale per la qualità dell’opera letteraria. Ha vinto inoltre il premio letterario Il libro parlante e il Premio editoria Indipendente di qualità. Nel 2017 l’Accademia Res Aulica gli ha assegnato il Premio Scrittori con Gusto.

 

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