Otto milioni di dei





Autore: David B. Gil

Editore: Piemme

Genere: narrativa storica

Pagine: 696 pagine

Anno di pubblicazione: 2022

Sinossi. Un romanzo paragonato a “Il nome della Rosa”, tra viaggi avventurosi, morti violente, gesuiti con troppi segreti, lingue misteriose, ambigui monaci buddisti, spie, mercantesse truffatrici, giochi di spade e giochi di potere, sullo sfondo dell’intramontabile mistero di una civiltà lontana e sfuggente. Nagasaki, 1578. In un Giappone feudale, ancora immerso in un medioevo violento e arcano, una serie di morti turba la quiete della missione dei gesuiti, i primi ad aver penetrato il mistero della remota “isola dorata” di cui si favoleggiava dai tempi di Marco Polo, scoperta solo pochi anni prima da navigatori portoghesi. Toledo, sei mesi dopo. Un messaggero varca la soglia del Palazzo Episcopale, addentrandosi nel labirinto di corridoi che porta alle stanze della biblioteca. È qui che, oltrepassando sale traboccanti di polverosi manoscritti, si trova il destinatario della missiva, padre Martín Ayala. Lo studioso, famoso linguista e traduttore, era stato tra i primi gesuiti ad approdare in Giappone, diventando l’unico conoscitore occidentale della sua cultura e della sua impenetrabile lingua. E adesso, a giudicare dalla missiva che ha appena ricevuto, sembra giunto il momento di tornarvi. Tre confratelli della missione giapponese sono stati trovati morti, uccisi brutalmente, due a Osaka e uno a Tanabe. E nonostante la distanza tra le due città è chiaro che si tratta della stessa mano assassina. Affrontando un lungo viaggio, padre Ayala ritorna così nell’isola dov’era stato tanti anni prima, deciso a indagare. A Nagasaki troverà ad attenderlo Kudo Kenjiro, un giovane contadino figlio di samurai, samurai lui stesso, scelto per l’ingrato compito di scortare lo straniero nei feudi più remoti del regno, dove entrambi dovranno affrontare paura e diffidenza, ma anche forze misteriose che sembrano cospirare contro di loro. Perché in un mondo avvolto dalla nebbia del tempo, il cui cielo è popolato da otto milioni di dei, chi ne adora uno solo non soltanto è straniero. È un pericolo.

Recensione di Stefania Ceteroni


Una storia lunga e articolata che, secondo il mio parere, non è alla portata di tutti.

Quella narrata nel libro “Otto milioni di dei” non è l’indagine che ci si aspetta, pur essendo incentrata su misteriosi morti rispetto alle quali lo studioso e traduttore Martín Ayala viene incaricato di indagare.

Basti pensare che al 70% della lettura le indagini sono ancora al punto di partenza, senza nessuno sviluppo e passate decisamente in secondo piano rispetto alla storia del Giappone dell’epoca.

Secondo il mio parere è proprio lui il protagonista della storia: il Giappone medievale con i suoi misteri, le sue violenze, i suoi intrighi.

Tra cospirazioni, bugie e tradimenti quella che viene raccontata non è un’indagine su quei morti ma è la storia dell’epoca ricca di avventure e che, come lo stesso protagonista ammette ad un certo punto

“…avrebbero fatto impazzire una mente estranea a quel mondo di ombre”.

Per me è stata proprio così. Non ho confidenza con il mondo orientale, tantomeno quello medievale per cui mi sono  trovata un po’ in difficoltà rispetto a tanti nomi e riferimenti ai quali ho fatto fatica a dare un significato.

Aiuta molto l’indice dei personaggi e delle alleanze che è riportato all’inizio del libro e ringrazio l’autore per questo: se fossero mancate quelle note, così come le altre innumerevoli sparse tra le pagine, credo proprio che avrei gettato la spugna.

A parte la mia difficoltà personale posso dire che il libro è frutto di un gran lavoro di ricerca storica e una grande conoscenza dell’argomento che non possono essere negati. Le descrizioni, con innumerevoli particolari, rendono benissimo gli ambienti e le scene proposte con, in primis, i duelli che si incontrano lungo il cammino.

Vengono narrate tante storie nella storia, alcune delle quali sembrano apparentemente legate dal resto ma che, nelle more del racconto, mostrano tutta la loro importanza, la loro incidenza a più livelli.

È un libro impegnativo, molto. È una storia ricca e coinvolgente che, a tratti, può però far perdere il filo.

Il finale… ammetto che, vista la mole dell’avventura che ha portato il protagonista a vivere così tante peripezie, mi ha lasciata un po’ interdetta perché mi aspettavo qualche cosa di diverso ma credo che sia perfettamente in linea con ciò che accadeva in un’epoca in cui non si andava troppo per il sottile soprattutto quando c’erano delle verità scomode da difendere.

Molto affascinante la figura non di un personaggio ma di un oggetto: Filo di Vento. È un’arma che racchiude in se una filosofia di vita, il segno di un’epoca. Molto suggestivo l’uso che l’autore ne fa così come intensa è la devozione che il cavaliere che ne è in possesso manifesta nei suoi confronti e in ciò che rappresenta.

Consigliato a lettori attenti che amino i romanzi storici ed il Giappone ma anche a chi volesse avvicinarsi a questa cultura partendo dai tempi che furono. Non adatto a lettori distratti pena… perdersi nei meandri delle tante storie raccontate.

 

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David B. Gil


È nato a Cádiz nel 1979 e ha studiato giornalismo. Nel 2017 è uscito il suo primo romanzo, autopubblicato, El guerrero a la sombra del cerezo, anch’esso ambientato in Giappone, che è stato il primo romanzo autopubblicato a vincere il Premio Hislibris de Literatura Histórica nonché tuttora il romanzo storico più venduto online in Spagna. Nel 2019 è uscito Otto milioni di dei, un grande successo, con otto ristampe e i primi posti in tutte le classifiche, già opzionato per la tv, che lo ha consacrato come uno dei maggiori autori di romanzi storici in lingua spagnola. La sua passione e conoscenza del Giappone antico gli hanno guadagnato un numerosissimo seguito di lettori affezionati.

A cura di Stefania Ceteroni

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