Quanto blu




Recensione di Priscilla D’Angelo


Autore: Percival Everett

Traduzione: Massimo Bocchiola

Editore: La Nave di Teseo

Genere: Thriller

Pagine: 325

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Kevin Pace è un artista e lavora da tempo a un dipinto che non lascia vedere a nessuno: non ai figli, non al migliore amico Richard e neppure a sua moglie Linda. Questa enorme tela di quattro metri per sette, interamente ricoperta da strati di vernice blu di diverse sfumature, potrebbe essere infine il suo capolavoro. Kevin non sa ancora dirlo o, meglio, non gli interessa, perso com’è nel suo passato di cui questo quadro sembra essere una sintesi, un’enigmatica e incomprensibile rappresentazione. Perché Kevin custodisce un segreto: dieci anni fa, a Parigi, ha avuto una relazione con una giovane pittrice e, seppur oggi non riesca a spiegarsi cosa lo mosse allora, il fantasma della ragazza e le bugie raccontate per anni non smettono di assediarlo. Mentre combatte con i demoni della sua memoria, Kevin deve difendere i sacrifici fatti in nome dell’arte e proteggere la sua famiglia da ciò che non hai mai avuto il coraggio di rivelare: il suo quadro, che racchiude un’indicibile verità, potrebbe essere la sua salvezza, o la sua condanna definitiva.

Recensione

«Una raffigurazione è un segreto su un segreto» (Aribus)

Già dall’introduzione lo scrittore ci fa addentrare nell’universo artistico di Kevin Pace, alle prese con un dipinto, interamente blu, alto 3.50m e largo 6.47m. La sua avversione per il blu è data dal fatto che

è un colore che non riesco a controllare, colore della fedeltà, della lealtà, nome di una forma musicale. Perché appunto avverso sapevo che era importante, che l’ostilità era una funzione della paura e che la paura, come tutte le paure, era una funzione dell’incomprensione.”.

Di che cosa aveva timore Kevin al punto tale da redimersi spennellando tutto quel blu?

La risposta la si trova subito, scritta in maniera schietta, pungente, sincera: segreti.

Kevin si trova in una condizione di segregazione dentro al suo quadro, costretto ad esplorare quelle astrazioni schizzate non di colore, raschiate non con la spatola o coltello, bensì di sensi di colpa e di vergogna.

I segreti vengono celati a noi lettori mediante il rimbalzo di tre storie, una ambientata nel presente (coi capitoli nominati casa), una ambientata a El Salvador (1979) e una ambientata dieci anni prima (Parigi).

I due viaggi, ciascuno ricco di azioni e di colpi di scena, vengono raccontati con l’innocenza e la confusione di un Kevin incapace di trovare un senso alle sue decisioni, spesso prese in maniera affrettata con conseguenze tragiche.

Anche noi lettori ci sentiamo partecipi dei suoi pensieri e delle sue azioni; proprio per questo motivo il romanzo risulta profondamente riflessivo.

È un romanzo geniale che racconta con stile ironico, pungente, raffinato, il mondo dell’arte e come questa possa celare segreti concreti, spaventosi, impronunciabili.

 

Percival Everett


Personaggio schivo ma eclettico, è stato chitarrista jazz, addestratore di cavalli, rancher e professore di liceo, oltre che professore alla University of Southern California, dove le sue lezioni sono diventate leggendarie. La scrittura è indubbiamente l’attività che gli ha riempito di più la vita, anche perché scrive sempre e solo a mano sugli inseparabili quaderni ad anelli. Di libri ne ha sfornati circa uno all’anno, tra romanzi, raccolte di racconti e poesie, saggi, passando in rassegna quasi tutti i generi letterari. La critica lo ha definito “uno dei più coraggiosi scrittori sperimentali degli ultimi anni”. I suoi libri sono tradotti eapprezzati in tutto il mondo. Tra i suoi libri pubblicati in Italia: Glifo (2007), Cancellazione (2007), La cura dell’acqua (2007), Non sono Sidney Poitier (2009), Percival Everett di Virgil Russel (2013).

 

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