Racconto




Recensione di Patrizia Argenziano


Autore: Henning Mankell

Traduzione: Alessandra Albertari,

Giulia Pillon, Alessandra Scali

Editore: Marsilio

Pagine: 234

Genere: narrativa

Anno di pubblicazione: 2018

In una notte africana, al chiarore del fuoco, nei pressi del fiume Umbeluzi, l’anima di un popolo prende vita pian piano. A darle voce, la storia del vecchio Felisberto e della sua allargata famiglia, una storia infinita che è anche la nostra.

La vita di Felisberto è legata a mille altre vite che scopriamo, a poco a poco, attraverso mille aneddoti, più o meno dolci ricordi, leggende e racconti carichi di mistero.

E allora oltre a Felisberto, ci sono i suoi padroni, Dom Estefano, che ha lasciato l’Europa in tenera età con il padre per cercare fortuna, e sua moglie Elvira, sofferente per una malattia incurabile. C’è la mulatta in carne, venditrice di ghiaccio, Lekula Dorotea. C’è la moglie di Felisberto, Deolinda, che ha paura di non rivedere più il padre dei suoi figli, e la sorella di lei, Berlina la perduta, cattiva donna di città ma regina nel suo regno. C’è Lukas scappato dall’Africa alla ricerca di una nuova vita, magari con Laura, una donna del Madagascar incontrata a Parigi. C’è Zeca, il fabbro africano più abile. C’è Alberto, che vuole salvaguardare il passato e tramandarlo ai posteri. C’è Peina che ha come unico desiderio quello di vedere il mare. Di tutti loro e di molti altri parla questo “grande” racconto.

Se già una singola storia ha un messaggio diverso da dare, tutte insieme riconducono a Samima, un’antenata che visse trecentododici anni e che veglia su questa immensa famiglia.

Questo scritto, tradotto postumo per l’Italia, è un inno all’amore per l’Africa.

Mankell raccoglie in queste pagine tutti i sentimenti, i pensieri, le emozioni, i colori, gli odori che ha vissuto nei suoi numerosi viaggi in questa terra e racconta di un popolo semplice e forte, senza pretese, di un popolo che onora la vita ma non ha paura della morte, morte che ricongiunge, morte che è una nuova vita, diversa.

L’autore non racconta solo in prima persona ma fa raccontare a un indigeno, Felisberto. E lui racconta, non descrive. Fa rinascere gli eventi, i ricordi, le storie celate dietro ai volti conosciuti, le leggende tramandate di padre in figlio, i sogni a occhi chiusi ma anche quelli a occhi aperti. Porta alla luce le bellezze della sua Africa, i molteplici concetti di libertà, le complicanze del colonialismo, la tristezza e la meraviglia della povertà.

Nasce quasi una fiaba da mille e una notte in cui si alternano le avventure più disparate e i personaggi più curiosi mentre noi rimaniamo con il fiato sospeso e la bocca aperta per i misteri e le credenze proprie di una realtà completamente diversa dalla nostra. Le pagine diventano poesia anche quando i temi trattati sono dolore e sofferenza, anche quando la realtà è fredda e cruda.

Attraverso questi racconti l’autore condivide con il lettore riflessioni sui misteri della vita e il suo grande amore nei confronti di una terra e di un popolo.

Una lettura che fa bene al cuore grazie al calore dello spirito africano, di cui Mankell ha saputo cogliere ogni sfumatura.

Henning Mankell


Viveva tra la Svezia e il Mozambico, dove a Maputo dirigeva il teatro Avenida. È l’autore della fortunatissima serie del commissario Wallander, pubblicata in molti paesi. Tra i riconoscimenti internazionali al suo lavoro, ricordiamo The Academy of Swedish Crime Writers’ prize per Faceless Killers (1991); Scandinavian Crime Society prize, The Glass key, per Faceless Killers (1991); The Academy of Swedish Crime Writers’ prize per Sidetracked (1995); the British Crime Writers’ Association prize, the Golden Dagger, per Sidetracked (2001).

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