Ricordi di un angelo sporco




Recensione di Patrizia Argenziano


Autore: Henning Mankell

Editore: Marsilio

Pagine: 397

Genere: Narrativa

Anno Pubblicazione: 2012

Questo libro è un viaggio, un viaggio attraverso la morsa del gelo, un viaggio attraverso le profondità del mare, un viaggio attraverso il caldo e i colori dell’Africa ma è soprattutto un viaggio interiore attraverso le vie dell’anima.

Il viaggio ha inizio tra la fine dell’ottocento e gli inizi del novecento nel nord della Svezia, dove la giovanissima Hanna ha vissuto i suoi primi diciassette anni all’insegna del freddo, della fame e della miseria.
Allontanata dalla madre, con l’intento di difenderla da tali disgrazie, Hanna viene affidata ad un commerciante, proprietario di una nave mercantile. Il lungimirante Forsman la imbarca con mansioni di cuoca, sulla Lovisa, carica di legname e diretta in Australia.
L’Australia rimane però per Hanna solo un puntino avvistato sul mappamondo prima della partenza, l’avventura in mare le riserva dolci sorprese ma anche dure prove che la inducono ad abbandonare la nave e a rifugiarsi sulla costa orientale dell’Africa, presso una colonia portoghese, Lourenço Marques.
Il rifugio, per la giovane donna, si rivela l’inizio di un nuovo viaggio ancor più faticoso, irto di difficoltà e incomprensioni. Hanna, da ospite involontaria di un bordello esclusivo di prostitute nere e clienti bianchi, ne diventa la proprietaria, acquisendo così ricchezze spropositate.
L’addomesticato scimpanzé Carlos, non più animale ma nemmeno uomo, la accompagna in questo percorso, in un continuo “sliding door” che suggella la loro sintonia.

Questa è la fotografia, il viaggio vero e proprio è quello che la protagonista affronta dentro di sé.
Anima perennemente combattuta, cerca disperatamente di rialzarsi dal dolore e dalla solitudine tentando di dare risposte alle mille domande che si affacciano al suo cuore nel momento in cui incontra e si scontra con un mondo completamente diverso dal suo. Da piccola e fragile, Hanna si trasforma in guerriera quando decide di conquistare la fiducia delle donne nere e della popolazione indigena, quando si schiera apertamente contro i coloni bianchi, quando usa la sua ricchezza facile per aiutare le cause altrui e quando capisce che quello che vuole, senza ombra di dubbio, è non essere più Ana Branca bensì Ana Negra.

Da leggere perché la storia è accattivante, ricca di particolari e colpi di scena, con cambi di ambientazione, fedele alla dura realtà.

Da leggere perché la trama prende spunto da un fatto realmente accaduto, ovvero dal ritrovamento presso gli archivi della città di Maputo (attuale capitale del Mozambico, precedentemente chiamata Lourenço Marques) di una documentazione relativa ad una donna svedese, grande contribuente fiscale.

Da leggere perché è un romanzo che rispecchia gli ideali di giustizia per cui l’autore si è prodigato durante il corso della vita, divisa tra il Paese natale, la Svezia, e il Mozambico.

Da leggere perché la discriminazione tra bianchi e neri, uomini e donne, ricchi e poveri, è un tema sempre attuale e perché guerra, schiavitù, paura e violenza non sono ricordi dei secoli scorsi.

Da leggere se credete che impegnarsi per i “valori” renda più felici e soddisfatti anche se ciò costa fatica, piuttosto che adeguarsi pigramente ai comportamenti di coloro che ci circondano e che, magari, nemmeno condividiamo.

Henning Mankell


Viveva tra la Svezia e il Mozambico, dove a Maputo dirigeva il teatro Avenida. È l’autore della fortunatissima serie del commissario Wallander, pubblicata in molti paesi. Tra i riconoscimenti internazionali al suo lavoro, ricordiamo The Academy of Swedish Crime Writers’ prize per Faceless Killers (1991); Scandinavian Crime Society prize, The Glass key, per Faceless Killers (1991); The Academy of Swedish Crime Writers’ prize per Sidetracked (1995); the British Crime Writers’ Association prize, the Golden Dagger, per Sidetracked (2001).

 

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