Sangue sul Chianti





Recensione di Loredana Cescutti


Autore: Michele Giuttari

Editore: Frilli

Genere: Noir

Serie: commissario Ferrara

Pagine: 460 p. R.

Anno di pubblicazione: 2021

Sinossi. È un inverno di sangue nel meraviglioso Chianti dove, dentro la cornice delle sue colline, il Male si fa vivo con morti che all’apparenza sembrano non avere alcun collegamento tra loro. La Squadra Mobile deve indagare per trovare il filo conduttore che unisce la brutale uccisione della compagna di un ricco banchiere, il suicidio di una testimone e altre morti misteriose al mondo di personaggi al di sopra di ogni sospetto con centro dei loro sporchi interessi e divertimenti nella Capitale. Il commissario Michele Ferrara, per trovare la soluzione, deve scavare tra segreti inconfessabili guardandosi anche da figure istituzionali che ufficialmente gli sono vicine per collaborarlo. Michele Giuttari ritorna da protagonista con un thriller aspro e travolgente sui segreti più inconfessabili di gente potente con un susseguirsi di morti, colpi di scena e tradimenti dove i cattivi diventano buoni o vittime e i buoni cattivi. Ritorna così a inquietarci e sfidare i lettori con un’indagine incredibile che ha il sapore della realtà costruendo un impeccabile meccanismo narrativo dove tutto alla fine si ricostruisce in una intelaiatura coerente in maniera del tutto logica.

“… nella vita quotidiana i buoni e i cattivi si confondono… il confine tra il bene e il male è sempre più difficile da distinguere.

In ogni posto.

Il politico corrotto.

Il funzionario dello Stato che non si accontenta del proprio stipendio.

L’insospettabile assassino con una vita e una famiglia del tutto regolare.

Sono pericolosi criminali che vivono sotto il nostro naso.

Vicini di casa o persone con cui ogni giorno occorre interloquire, anche per ragioni di lavoro.

… il mondo in bianco e nero era una semplice illusione, bastava strizzare leggermente gli occhi, per vederlo invece tutto grigio.”

Recensione


Ok, va bene, come mi viene spesso ripetuto io non posso leggere tutti i libri in commercio, non sarebbe normale. Alcuni sicuramente non mi piaceranno, altri esulano dai miei interessi e fra i restanti, col mio vizietto di leggere in ordine cronologico, semplicemente avrei la certezza di non riuscire a farcela nel recupero.

Certo, perché dove guardando al passato di un autore si possono trovare dieci, venti, addirittura trenta e più libri con lo stesso personaggio, che nel tempo si evolve, racconta una sua storia e di romanzo in romanzo ci mostra la sua crescita e tutto il vissuto che lo ha fatto diventare ciò che è ora, ultimamente, senza divagare oltre, mi sono resa conto che anche per me è arrivato il momento di alzare bandiera bianca e arrendermi.

I libri sono moltissimi, e io sono sempre una. Che poi se avessi una gemella non cambierebbe, perché i libri per viverli a pieno dovrei leggerli sempre e solo io.

Dopo questa breve parentesi di autoterapia personale dove il mantra “io non posso leggere tutto” serve solo e comunque a me e poco funziona oserei dire, passerei oltre.

La vicina di casa, come me gran lettrice ma sicuramente più equilibrata e con più autocontrollo nelle scelte, mi aveva parlato benissimo di Michele Giuttari proprio in occasione dell’imminente uscita di questo nuovo libro. E io, che proprio non lo conoscevo e me ne scuso, insomma, diciamocelo, la pulce nell’orecchio l’ho avvertita da subito e non ho avuto comunque il coraggio di ignorarla.

Non è educato, non si fa.

Perché insomma Toscana, vini, fiorentine, omicidi, che volere di più dato che sono legatissima a queste zone. In realtà, a dirla tutta, proprio nel Chianti non ho ancora avuto occasione di andarci ma le colline sensi, Montepulciano e limitrofi, nel tempo sono diventati una specie di rifugio per la nostra famiglia.

L’editore Frilli, dal canto suo, tanto per rincarare la dose, se ne è uscito con un carico da novantache non mi ha aiutata di sicuro, poiché mi ha offerto la possibilità di leggerlo senza che glielo chiedessi (mi ero imposta di resistere alla tentazione di acquistarlo, sempre per la faccenda delle serie di cui ho detto sopra) e io, a quel punto, mica potevo rifiutare.

Le pulci (perché erano più di una ormai) nell’orecchio non mi lasciavano in pace e insomma, ho capitolato.

Giusto poi ho scoperto che dietro le pagine di questa storia intensa, almeno altri sei o sette libri si nascondevano ma ormai, la frittata era fatta, la curiosità aveva preso il sopravvento, e io ero praticamente condannata. Si fa per dire.

Lo stile di Giuttari si è rivelato travolgente sia per come la storia è stata raccontata, ricca di incastri, di fatti imprevedibili e di colpi di scena ma soprattutto, ad avermi colpita tantissimo è stata la sensazione perenne di percepire l’anima dello scrittore ma, sempre accompagnata da quello del funzionario di Stato. L’ombra buona di chi ha vissuto l’ambiente, di chi conosce ciò che significa seguire un’indagine, di colui che ci ha veramente MESSO DEL SUO in termine di sensazioni ed emozioni, perché solo chi si è realmente trovato in mezzo al marcio, può essere in grado di descriverlo e raccontarlo, mostrandoti tutto il brutto ma anche, lasciandoti lo spazio per quell’attimo di passaggio dove hai veramente la percezione di aver fatto la cosa giusta, motivo per il quale hai scelto di instradare la tua vita in una certa direzione.

Perché alla fine anche questo romanzo racconta di scelte, giuste o sbagliate che siano, sempre di scelte si parla e di conseguenze, quelle che si è disposti ad accettare se… e qui ognuno può trarne le sue conclusioni.

Di violenza e criminalità in questo libro ce ne sarà parecchia e l’autore ce la mostrerà tutta, senza lesinare su nulla poiché è la realtà, è ciò che cerchiamo di ignorare ma che esiste e solo per il fatto di non vederla, non è vero che non ci sia.

“… lui sapeva leggere nelle persone, talvolta dopo averle osservate solo per pochi istanti. Un talento naturale unito all’esperienze acquisite negli anni in numerose indagini.

Il commissario Ferrara ai miei occhi si è presentato da subito come una figura autorevole nei confronti dei suoi sottoposti ma anche molto umano, con buonissime capacità analitiche ma al contempo, anche attento a quelle sensazioni dettate dall’esperienza e da quella sensibilità particolare che alcuni di noi hanno, quando si tratta di percepire alcune situazioni e nel riuscire, altresì, ad interpretarle nel modo corretto.

Conosceva la gente di “potere”, quel “potere” che in passato aveva cercato in tutti i modi di allontanarlo da un’inchiesta scottante, anche proponendogli una promozione prestigiosa. A lui però interessava solo il lavoro investigativo che stava portando avanti nonostante le tante difficoltà e persino minacce anonime.

Anche Ferrara, come è capitato a molti, appare come un uomo ferito dalle stesse persone che avrebbero dovuto riconoscerne e soprattutto rispettarne i meriti e il valore, poiché come spessoaccade, esiste qualcosa di ben più grande che “per il bene di tutti” deve finire sotto a un tappeto.

Che sia la scelta giusta o meno non importa, ma purtroppo spesso funziona così.

Violenza, aggressioni, omicidi, droga e tanto altro di sordido e deprecabile, sono gli ingredienti che finiranno per portare molta agitazione e preoccupazioni doverose in questo luogo quieto e tranquillo, il sogno dei turisti di tutto il mondo e, la garanzia per gli italiani che prima o poi avranno la fortuna di transitare da lì.

Giuttari racconta un mondo, il suo mondo, non qualcosa di inventato o meglio, certo, “Sangue sul Chianti” è un romanzo, per cui molte cose non sono vere ma parte da ciò che conosce e, ci mostra e dimostra quanto quel mondo gli è entrato sottopelle e di come lo ha formato e forgiato.

Ti mostra la vita, quella professionale e quella personale del poliziotto e ti fornisce un quadro di come, questi due elementi facciano una fatica estrema a coincidere e di come talvolta, il sopravvento di una in particolare, spesso rischi di far implodere tutto ciò che esce da quella cerchia e di come, sia necessaria tanta forza ed equilibrio per mantenere la bilancia alla pari.

Lo stile della scrittura è secco, essenziale, scarno ma estremamente ad effetto, brutale con le parole ed estremamente efficace nei fatti. Capitoli e frasi brevi, che mantengono desta la tua attenzione e finiscono per imbrogliarti, nel momento in cui dici si vabbè, ancora un capitolo, che poi diventano cinque, ma poco importa.

Ogni personaggio è ben delineato, buono o cattivo, ognuno ti mostra la sua anima, e ti stupisci nello scoprire, proprio riferendoti alle figure negative, che anche loro, nonostante tutto, qualche rimorso ce l’hanno e ci convivono costantemente. Che poi abbiano compiuto atti ingiustificabili non è messo in discussione e per questo non esiste nessuna grazia per loro, nessuna redenzione e se la macchina della giustizia funziona a dovere, state pur sicuri che pagheranno per le loro azioni.

Se, per l’appunto.

Possiamo soffocare il vecchio, il lungo Rimorso, che vive, si agita e si contorce, e di noi si nutre come il verme dei morti, come il bruco della quercia?

Possiamo soffocare l’implacabile Rimorso?

(Charles Baudelaire, L’irreparabile, I fiori del male, 1857/61)”

La zona del Chianti con i suoi colori e la sua pace, Firenze con i suoi quartieri buoni, con le zone degradate, con i ponti, la sua storia e le sue tradizioni si avvertono, si vedono, si vivono, si percepiscono in ogni sua sfumatura e con le parole di Giuttari, questi luoghi diventano protagonisti assoluti, spettatori imprevedibili e custodi di segreti inconfessabili.

Splendenti alla luce del sole e, invisibili e misteriosi con il calar della notte.

Insomma, per me una scoperta e ahimè una tacita promessa con questo scrittore.

Il prossimo, se arriverà, mi l’idea che dovrò leggerlo per come si è concluso questo e per gli altri, che vi devo dire. Temo che mi toccherà cercarli.

Buona lettura!

 

 

Michele Giuttari


grande investigatore della Polizia di Stato, ha svolto importanti indagini nel contrasto alle organizzazioni mafiose, tra cui quelle sulle stragi di mafia del 1993, realizzate da Cosa Nostra a Firenze, Roma, Milano. Come Capo della Squadra Mobile di Firenze ha riaperto il caso del “Mostro di Firenze” dimostrando che i delitti erano stati opera di un gruppo di assassini e non di un serial killer solitario. I suoi libri con il commissario Michele Ferrara sono tradotti nelle principali lingue e in quella inglese pubblicati in ben 104 paesi tra cui USA e UK dove si sono affermati ai primi posti delle classifiche. Ha ricevuto numerosi premi tra cui presso la Camera dei Deputati a Roma il prestigioso “Falcone Borsellino” due volte (2015-2019): per la sua attività di investigatore e quale autore di noir di fama internazionale. Attualmente lavora alla sceneggiatura di un film Thriller/Horror per il cinema.

 

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