Sanpa




Recensione di Sara Zanferrari


Autore: Fabio Cantelli Anibaldi

Editore: Giunti

Genere: biografia

Pagine: 235

Pubblicazione: 3 marzo 2021

Sinossi. «Il tossicomane che vuole morire è un’immagine buona per giornali e televisioni perché nessun uomo, forse nemmeno il suicida, vuole la morte. Essendo mortali, la morte non è questione di volerla quanto, semmai, di accettarla, di riconoscerla come destino. Il tossicomane non vuole la morte e muore proprio per questo, perché non sa accettarla.»
In Sanpa, madre amorosa e crudele (pubblicato nel 1996 come La quiete sotto la pelle) la comunità fondata da Vincenzo Muccioli è tema centrale, ma in queste pagine c’è molto altro. C’è il mistero dell’adolescenza e la disperata ricerca di un Assoluto immaginato come altrove perché non riconosciuto nel «qui e ora». C’è il perseguire estasi al confine tra vita e morte, dove il sapere accademico e il giudizio morale balbettano e arrancano. C’è infine la grandezza di un uomo, Muccioli, degenerata in titanismo e megalomania con l’espansione incontrollata della comunità. Il tutto scandito da una scrittura inedita nella letteratura sulle tossicodipendenze, capace di saldare testimonianza e riflessione, disperazione individuale e disagio di civiltà. Fonte d’ispirazione per gli autori di Sanpa. Luci e tenebre di San Patrignano, documentario messo in onda su Netflix che ha suscitato tanta attenzione e clamore, questo libro è però, innanzitutto, un’opera letteraria, un memoir bruciante e sofferto che trascende l’occasione che lo ha generato e rivela il talento di uno scrittore.

Recensione

Mi sono avvicinata a questo libro con rispetto e desiderio di condivisione e comprensione, sapendo che non sarebbe stato un viaggio facile, ma che desideravo fare.

Per la mia generazione il fenomeno della tossicodipendenza è stato parte della vita di tutti, anche quando non lo è stato in maniera diretta. Era così diffuso che nessuno poteva ignorarlo, erano dappertutto, li vedevamo nelle strade, nei parchi, sugli argini a bucarsi, eppure i “tossici” erano come invisibili. Rifiutati, marginalizzati, ti insegnavano a guardarli con paura, disgusto, anzi a non guardarli proprio, come se non esistessero. Un fenomeno che è stato tragedia per intere famiglie italiane, tragedia di cui nessuno voleva parlare, men che meno interessarsi.

Chi si fece carico di questi reietti fu Vincenzo Muccioli.
Chi visse per 12 anni a San Patrignano e ne raccontò indirettamente la storia attraverso la propria, fu Fabio Cantelli Anibaldi, il quale scrisse questo libro nel 1996, uscito con un altro editore e un altro titolo: “La quiete sotto la pelle”, ora riedito da Giunti che è riuscita ad aggiudicarselo.

Se però cercate racconti o pettegolezzi su San Patrignano o sulle vite dei tossicodipendenti questo non è il libro per voi.
Questo è un libro per chi sente il desiderio di avvicinarsi in punta di piedi a questo “fenomeno” in tutta la sua globalità, ai percorsi dolorosi di queste persone, senza giudizi e con la consapevolezza che probabilmente farà ugualmente fatica a comprendere, tanto l’esperienza della dipendenza dalle droghe è lontana dalla vita “normale” e dalla concezione che ne ha chiunque non rientri nella categoria e non abbia provato l’esperienza.
Cantelli Anibaldi racconta la propria storia, la storia di chi è disceso all’inferno ed è risalito, con fatica, con dolore, con forza, grazie a sé stesso (solo noi possiamo salvare noi stessi) e grazie a quell’uomo eccezionale (nel senso di eccezione, di unicità) che è stato Vincenzo Muccioli e la comunità che ha creato.

Nata nel 1978 a Coriano, in provincia di Rimini, la comunità di accoglienza per tossicodipendenti di San Patrignano è stata ed è ancora la più grande comunità di recupero gratuita d’Europa. È stata quasi un “mito”, che ha segnato la nostra epoca, la nostra società, ha dato visibilità, nel bene e nel male, a chi era sostanzialmente invisibile ad una società che non voleva vedere.

Chi questi invisibili li vedeva e li faceva sentire accolti e amati era il suo fondatore, Vincenzo Muccioli.

Attraverso il racconto delle proprie cadute e risalite, delle proprie riflessioni continue, lucide e spesso impietose, Cantelli Anibaldi narra inevitabilmente assieme alla propria anche la storia di questo uomo unico e controverso e della comunità che in lui è nata e si è riconosciuta. San Patrignano non si può capire e conoscere disgiuntamente dalla figura del suo fondatore.

Da filosofo, e colto, qual è l’autore, il romanzo ha un linguaggio e una trama affatto banale, affatto semplice: a volte ho dovuto rileggere qualche riflessione per me un po’ troppo colta o complessa. Ma è soprattutto da questi “scalini” che si delinea la personalità densa, complicata e così interessante di chi scrive.

Un romanzo che ci consegna parecchi spunti su temi cruciali, esistenziali di noi tutti, sì, anche nostri, sul confine a volte labile fra vita e morte, fra giusto e sbagliato, fra amore e disamore. E racconta una terribile solitudine:
Perché il tossico – e questo è il nodo centrale della tossicomania, il suo affascinante mistero – il tossico ignora la sua autodistruzione. Nella sua sostanziale solitudine, egli non sa di distruggersi”.

A cura di Sara Zanferrari

 poesiedisaraz.wordpress

 

Fabio Cantelli Antibaldi


Nato a Gorizia nel 1962, cresciuto a Milano, ha studiato filosofia a Bologna e Milano. Vive a Torino. Nel 1996 ha pubblicato La quiete sotto la pelle (Frassinelli), romanzo sulla sua esperienza nella comunità di San Patrignano, di cui è stato prima ospite e poi responsabile dell’ufficio stampa. Il suo racconto è stato poi ripreso in Sanpa, docu-serie di Netflix, e ora ripubblicato da Giunti col titolo “Sanpa, madre amorosa e crudele”. A Torino, dopo aver lavorato in una libreria, è stato co-direttore della rivista Narcomafie. Tra il 2003 e il 2005 è stato redattore dell’Infedele di Gad Lerner. Lavora oggi al Gruppo Abele, di cui è vicepresidente, e fa parte del comitato scientifico de Lavialibera. Nel 2013 per le Edizioni Gruppo Abele ha pubblicato con Carlo Sini La verità è un’avventura – Conversazioni sulla filosofia e sulla vita e nel 2014 ha curato una voce di Atlante delle dipendenze, volume a cura di Leopoldo Grosso e Francesca Rascazzo.

 

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