Sara al tramonto




Recensione di Sabrina De Bastiani


Autore: Maurizio de Giovanni

Editore: Rizzoli

Collana: Nero Rizzoli

Pagine: 360

Genere: Noir

Anno di pubblicazione: 2018

Maurizio de Giovanni dà vita a un personaggio che rimarrà tra i più memorabili del noir italiano. Sara, la donna invisibile che, dal suo archivio nascosto in una Napoli periferica e lunare, ci trascina nel luogo in cui tutti vorremmo essere: in fondo al nostro cuore, anche quando è nero.
Sara non vuole esistere. Il suo dono è l’invisibilità, il talento di rubare i segreti delle persone. Capelli grigi, di una bellezza trattenuta solo dall’anonimato in cui si è chiusa, per amore ha lasciato tutto seguendo l’unico uomo capace di farla sentire viva. Ma non si è mai pentita di nulla e rivendica ogni scelta. Poliziotta in pensione, ha lavorato in un’unità legata ai Servizi, impegnata in intercettazioni non autorizzate. Il tempo le è scivolato tra le dita mentre ascoltava le storie degli altri. E adesso che Viola, la compagna del figlio morto, la sta per rendere nonna, il destino le presenta un nuovo caso. Anche se è fuori dal giro, una vecchia collega che ben conosce la sua abilità nel leggere le labbra – fin quasi i pensieri – della gente, la spinge a indagare su un omicidio già risolto. Così Sara, che non si fida mai delle verità più ovvie, torna in azione, in compagnia di Davide Pardo, uno sbirro stropicciato che si ritrova accanto per caso, e con il contributo inatteso di Viola e del suo occhio da fotografa a cui non sfugge nulla.

RECENSIONE

Sara al tramonto era diversa.
Sara al tramonto aveva nel cuore una porta aperta in cima a una scala a chiocciola, e quella porta era la sua debolezza.

Sin dalle prime righe, l’impressione è che l’Autore abbia tratto da sé, unendole, la cifra del “divertimento” con cui scrive “I Guardiani”, l’amore per il genere poliziesco dei “Bastardi” e del commissario Ricciardi e la passione per il teatro, qui nelle tinte comiche dal sapore di Commedia dell’Arte.
La risultanza è un Maurizio De Giovanni diverso, nuovo, sebbene non smentisca se stesso, e grande è il talento di un Autore quando, dopo pagine e pagine scritte, sa stupire senza snaturarsi.
Nuovo dunque, per stile, non tanto di scrittura, quanto per scelte lessicali che rendono il linguaggio diretto, molto fisico, concreto.

Nuovo nell’elaborare una figura femminile assolutamente originale e fuori da ogni canone e schema cui possiamo essere avvezzi, totalmente altra rispetto ai caratteri femminili già da lui tratteggiati, e proprio per questo ancora più accattivante e ammaliante.
Nuovo come approccio alla materia giallo-noir, qui dipanata da una prospettiva totalmente diversa rispetto alla sua tradizione.

Nuovo nella raffigurazione di Napoli, qui appena più sfumata, anche se pur sempre presente, imprescindibile e proprio in virtù di ciò, poco incline alla necessità di essere “ostentata”.
Protagonista assoluta Sara Morozzi, una poliziotta in pensione, che non è semplicemente una poliziotta e che in pensione lo sarà solo nelle prime pagine.

Le due anime di questa donna, madre di famiglia e poliziotta appunto, subiscono un crash test deflagrante nel momento in cui, anni prima, viene contattata dai Servizi per la sua abilità a “leggere” segni e atteggiamenti, partendo dalla postura, dai labiali, da movimenti e gestualità involontarie; in grado di decrittare, proprio in virtù di questo talento, ogni tipo di intercettazione, telefonica o visiva. In grado, semplicemente osservando, di “sentire” le voci dei vivi, in una sorta di antitesi col commissario Ricciardi, che ha anche lui il dono di farlo, ma con i morti.

Il cambio di ruolo lavorativo coincide anche con un cambio nel “privato”, nella situazione sentimentale.
E Sara, con la determinazione che scopriremo via via esserle propria, ribalta totalmente la sua vita, tagliandosi ogni ponte alle spalle, operando quella che, agli occhi di tutti, sembra una scelta, e anche una delle più drastiche, mentre in realtà è la non-scelta più obbligante che ci sia, quella di assecondare la rinascita che sente dentro di sé.

Sara si ritira andando in pensione, non solo dal lavoro, ma dalla vita stessa, rinchiudendosi in una fortezza inespugnabile, rendendosi sempre più “invisibile”, portando quindi all’estremo quella caratteristica mimetica che tanto le era indispensabile nel lavoro.

È un fatto, però, che Il cuore, se batte, non si può tenere al chiuso, e ad aprire una breccia nella fortezza ci pensano le circostanze di quel flusso inarrestabile che è la vita, nelle vesti di tre personaggi, ciascuno a loro modo fuori misura (e fuori taglia, così come l’XXL simpaticissimo Bovaro del Bernese, coinquilino dell’Ispettore), che si muovono fuori dalle regole, ma che inaspettatamente troveranno il proprio equilibrio proprio uno accanto all’altro, nell’aprirsi alla fiducia reciproca, nel riappropriarsi della voglia di vivere, dandosene ognuno la propria ragione.

L’intreccio giallo-noir, muovendosi sul filo di lana della non ufficialità, regala la giusta dose di suspense, perché l’Autore è maestro nell’amalgamare gli spunti di azione, con quelli più introspettivi di osservazione dei personaggi coinvolti nel dramma famigliare in atto, un gioco delle parti e degli specchi, dove tutti indossano una maschera, e la vera abilità risolutrice sta nel farla calare all’avversario, ma soprattutto, una volta che ciò avviene, nel decidere cosa farne, di questa verità, nell’impossibilità di denunciarla, in quanto, ufficialmente il caso non esiste e l’indagine neppure.

E a quel punto agisci come puoi rispetto a ciò che devi.”

Per ciascuno di questi motivi, al di là del titolo, evocativo del momento della giornata in cui la protagonista del romanzo, Sara, si concede un respiro di vita, qui siamo ben lungi dall’essere al tramonto, siamo meravigliosamente solo all’inizio.

Maurizio de Giovanni


Nato nel 1958 a Napoli, dove vive e lavora, è autore della fortunata serie di romanzi con protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta, su cui è incentrato un ciclo di romanzi, tutti pubblicati da Einaudi, che comprende finora: Il senso del dolore (2007), La condanna del sangue (2008), Il posto di ognuno (2009), Il giorno dei morti (2010), Per mano mia (Einaudi, 2011), Vipera (2012, Premio Viareggio, Premio Camaiore), Anime di vetro (2015) Serenata senza nome (2016), Rondini d’inverno (2017) e Il purgatorio dell’angelo (2018). Insieme a Sergio Brancato ha pubblicato due graphic novel sulle inagini del commissario Ricciardi: Il senso del dolore. Le stagioni del commissario Ricciardi (Sergio Bonelli 2017) e La condanna del sangue. Le stagioni del commissario Ricciardi (Sergio Bonelli 2018). È anche autore di: Storie azzurre (Cento Autori, 2010), una raccolta di quattro racconti lunghi dedicati al Napoli, la sua squadra del cuore; Il metodo del Coccodrillo (Mondadori, 2012, Einaudi 2016; Premio Scerbanenco). Con I bastardi di Pizzofalcone (Einaudi 2013) ha inaugurato un nuovo ciclo contemporaneo, sempre pubblicato da Einaudi, continuato con Buio per i Bastardi di Pizzofalcone (2013), Gelo per i bastardi di Pizzofalcone (2014), Cuccioli per i bastardi di Pizzofalcone (2015), Pane per i bastardi di Pizzofalcone (2016), Souvenir per i bastardi di Pizzofalcone (2017) che vede protagonista la squadra investigativa di un commissariato partenopeo. Il suo racconto Un giorno di Settembre a Natale è incluso nella raccolta Regalo di Natale edita da Sellerio nel 2013. È uscita nel 2014 un’altra raccolta di racconti gialli dal titolo Giochi criminali dove il suo testo Febbreappare accanto a quelli di De Cataldo, De Silva e Lucarelli. Inoltre, il suo racconto Un telegramma da settembreè incluso nell’antologia Sellerio La scuola in giallo, del 2014. Nel 2015 pubblica Il resto della settimana (Rizzoli)e Skira Una domenica con il commissario Ricciardi (Skira). Nel 2017 partecipa con un suo contributo alla raccolta di saggi Attenti al Sud, edito da Piemme, e con Rizzoli pubblica I Guardiani.Del 2018 è Sara al tramonto (Rizzoli), Sbirre (Rizzoli), scritto in collaborazione con Massimo Carlottoe Giancarlo De Cataldo, del 2019 è Le parole di Sara (Rizzoli).