Scavare




Recensione di Francesco Morra


Autore: Giovanni Bitetto

Editore: Italosvevo Editore

Collana: Incursioni

Genere: Narrativa

Pagine: 213

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Ogni amicizia nasconde il seme della rivalità. Lo sa bene lo scrittore protagonista di questo romanzo, se lo ripete mentre riflette sulla scomparsa di un noto filosofo che un tempo è stato il suo migliore amico. La notte successiva al funerale diventa l’occasione per un incontro delirante con il fantasma del defunto, che costringe il superstite a fare i conti con una distanza che soltanto la morte sembra in grado di colmare.

Recensione


Sono due le azioni che può compiere l’uomo: scavare nel proprio animo o seppellirsi nelle cose del mondo. Tu cosa hai fatto? E cosa ho scelto io?

In una notte buia e tempestosa l’io narrante dialoga con un suo amico da poco defunto. No non ci troviamo al cospetto di un romanzo horror, meglio contestualizzare. Giovanni Bitetto, scrive un libro da divorare e che come dice il titolo scava nell’intimo del protagonista e di riflesso in quello del suo antagonista e altra metà ideale.

Avevi intuito prima di me che la droga del pensiero sopravanza ogni sensazione fisica, che la trasgressione a cui ci uniformavamo non era altro che l’ennesima pratica sociale fra le tante, una commedia depotenziata da qualsiasi significato profondo

Uno scrittore, di cui non sapremo mai il nome, dialoga ma in realtà è un soliloquio, con l’immagine da lui evocata, del suo più caro amico un filosofo marxista. Il racconto si dipana partendo dagli albori di questo rapporto fino all’evento tragico. Il nostro protagonista sferza l’amico e animato da collera, si interfaccia con lui e pagina dopo pagina tratteggia la sua visione della loro relazione amicale e del carattere del filosofo, raccontando anche di sé stesso.

Amico, so bene che hai scandagliato la mia lacerazione, individuato i poli del mio conflitto: due vettori che vanno in senso inverso fra l’ansia borghese di accettazione e la concezione edonistica del nichilismo

Bitetto, sa scrivere molto bene e in questo libro estrinseca uno stile sorprendente e ammaliante. Riesce ad essere chiaro e diretto senza utilizzare leziose metafore e costrutti di difficile comprensione. Il libro si legge tutto d’un fiato si è portati a sentire l’esigenza di sottolineare e appuntandore numerosi passi e riflessioni. Lo scrittore, il protagonista astioso, parla di arte, lutti e relazioni che hanno caratterizzato la sua vita e conferisce al suo amico gli oneri di essere parte integrante di ciò che lo ha portato ad essere un autore di successo. Critiche feroci e commenti di un nichilismo puro, la dolcezza è una chimera forse sfiorata in minima parte e quasi carezza qualche passo.

Un’ affezione morbosa forse dovuta ad una mancata accettazione di una totalità che poteva essere e invece non vi è stata tra i due amici.

Un romanzo intimistico di memorie, ricordi e biografismo. Il lettore mediterà a lungo e pure, come ricordato in precedenza, leggendosi celermente si sarà portati a centellinarne la decodifica perché alcune immagini e pensieri descritti, sono un vero regalo al fruitore di queste pagine.

L’odio come componente della sfera emozionale una parte costruens dell’affettività. Un agonismo verso l’amico più bravo, sprone che porta a rimboccarsi le maniche.

Il travestimento è stato per molto tempo l’orizzonte cognitivo in cui sono riuscito a trovare me stesso

Libro che sorprende e di una sublime originalità. Si parla di filosofia, letteratura, amore, rapporti familiari. Il ruolo della memoria e del ricordo come apripista del narrare. Ingredienti ottimamente strutturati in un romanzo che arriva ad indagare e invenire nel senso latino del termine, ovvero scoprire. Bitetto, ci rende partecipi di quest’opera di coscienza che il suo protagonista riesce ad ottenere ricordando e parlando. Niente è retorica tutto è un corpo a corpo. Certo il filosofo subisce e non parla mai e il protagonista acquista consapevolezza proprio per via del fatto che il suo amico non può rispondere. Delira ma così si sfoga e quasi psicanalizzandosi elabora la relazione che più di tutte ha dato senso alla propria esistenza e che lo ha definito e formato in tutto e per tutto.

Ho capito molto presto che la scrittura è menzogna, poi l’ho dimenticato

A cura di Francesco Morra

www.youtube.com/user/Vetriera

 

Giovanni Bitetto


Giovanni Bitetto: è nato ad Andria nel 1992.  Scrive per The Vision e ha collaborato con Il Tascabile e L’Indiscreto. Suoi racconti sono apparsi su effe – Periodico di Altre Narratività, Nazione Indiana, TerraNullius e nell’antologia Odi. Quindici declinazioni di un sentimento (effequ, 2017)

 

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