Se la grande madre vuole





Recensione di Fiorella Carta


Autore: Marco Piras-Keller

Genere: Narrativa

Pagine: 264

Editore: Condaghes

Anno: 2019

Sinossi. Cinque generazioni, in un villaggio agricolo pastorale e minerario di 300 anime nel Sudovest della Sardegna, scorrono veloci tra inizio e fine ‘900. Il protagonista sembra essere Tanièi, un bambino risoluto, nella sua coerente concezione di giustizia, a vendicare ogni torto subito, costi quel che costi, a difesa della sua individualità, in lotta con il mondo. Ma come protagonista, per quanto la sua figura giganteggi e lasci delle sue gesta un forte ricordo quasi epico, muore troppo presto, a giudizio dei compaesani. Sarà poi Erminia a provare a farsi protagonista, imbattendosi nella scoperta di quel suo padre bambino a lei sconosciuto e dello speciale e insolito amore tra Tanièi e Rosètta, un Romeo e Giulietta da villaggio. Anche Erminia poco può come protagonista. Più che muovere lei gli eventi, saranno gli eventi a rovinarle addosso: i suoi problemi coniugali e un passato inimmaginabile della sua famiglia che la colpisce come un fulmine.

Recensione

Tornare a casa, dopo mille viaggi intorno al mondo, dona sempre qualcosa di confortevole. Mi succede quando, dopo aver letto tanti libri ambientati in svariati luoghi, decido di leggere un romanzo ambientato in Sardegna. Lo faccio sempre con uno spirito diverso, forse anche più curioso, perché la mia anima è radicata qui, sa di terra e di mare, di corbezzolo e boschi sconfinati di querce da sughero.

L’autore è stato capace di riportarci indietro nel tempo, nel paese di Arriu, in un ambiente rurale fatto di tradizioni, rigidità, legami indissolubili. Il filo rosso che lega passato e presente trova i suoi estremi in Erminia e Tainiei.

Per ricostruire la memoria del padre, la donna trasferitasi in Germania, si rivolge alla madre che invece si ostina a un mutismo omertoso, come a nascondere chissà quale segreto. Tocca allora al paese, ai vicini, ai parenti, raccontare chi era Tainiei, bambino ribelle e adulto stimato.

E nel percorrere quelle strade non ancora asfaltate, quel periodo in cui giocare per strada, lavare i panni al fiume e legarsi al vicino più della stessa famiglia, ritroviamo ciò che perdiamo per strada, valori evaporati con il tempo, sacrifici ora impensabili, per amore dei figli, per orgoglio, per quella appartenenza che dovremmo adesso rinforzare …  ricordando la nostra radice, le nostre origini.

Un esordio stupefacente che ricorda molto Niffoi e il mio amato Cicitu Masala.

Siamo figli della Grande Madre, nati dalla Terra e terra torneremo per rinascere ancora.

Intervista

Da cosa nasce la spinta per scrivere, raccontare una parte di sé?

Lei dà per scontato che in questo libro racconti di me. Come spesso, è vero e non è vero. Ci sono molti elementi autobiografici, ma collocati nel racconto in maniera ‘opportunistica’, magari prestati al personaggio di Tanièi, il bambino arresolùtu, irriducibile. Per Tanièi ho preso in prestito vari episodi più o meno veri da altri bambini. Più che volere raccontare di me, a mano a mano che il testo cresceva, c’era il desiderio di presentare un ambiente che in parte ho vissuto, in parte mi sono fatto raccontare, in parte ho studiato, studiando anche tanti aspetti, istituzioni, addirittura leggi dei tempi descritti. È normale poi che, volenti o nolenti, si racconti di sé, del proprio sentire, dei propri valori, dei propri giudizi, magari attribuendoli a vari personaggi del racconto.

Ha già in cantiere altre storie ambientate in Sardegna?

Più che in cantiere, direi, nel cassetto. Molto tempo fa cominciai a scrivere storie di bambini particolari. Anche Tanièi, il ‘protagonista’ di “Se la Grande Madre vuole” era una di queste storie, solo che si è ingrandita fino a diventare un racconto lungo. Dunque, ho racconti abbastanza lunghi su bambini particolari, alcuni ambientati in Sardegna. Che, prima o poi mi piacerebbe pubblicare. Ho già pronta anche la cornice che li riunisce. Quanto al ‘cantiere’,  sto lavorando a un testo ambientato principalmente in Svizzera, dove vivo. Il testo è legato al mio lavoro di 20 anni,  fatto appunto in Svizzera, di inventariatore architettonico urbanistico del Cantone Ticino e della parte italofona del Cantone Grigioni. Racconto di luoghi e di incontri con persone, anche queste speciali, direi, che hanno storie da raccontare. I racconti si incrociano in qualche caso con la Sardegna. Insomma, un testo che si svolge tra Sardegna,  Svizzera e Italia. Cosa veramente ne verrà fuori, ancora non lo so.

Quali sono le letture che predilige?

Sinceramente non saprei scegliere una ‘tipologia’ di libro. Al momento, sto leggendo il Discorso sulla servitù volontaria di Étienne de la Boétie, scritto verso il 1550, quando l’Autore aveva 20 anni. Un Discorso politico-filosofico, incredibile per il tempo, che indaga come i popoli conferiscano troppo ingenuamente, gratis,  la propria libertà avuta per nascita al tiranno, al regnante o al governo di turno. Una tema di riflessione sempre attuale, con la complicazione che l’Autore si troverebbe oggi, di dover discorrere anche del potere finanziario globale che è il vero tiranno che attualmente governa il mondo. Posso dirle che tra gli autori preferiti c’è senz’altro l’amato Robert Walser, soprattutto La passeggiata. Purtroppo la traduzione in italiano nasconde l’originalissima scrittura di Walser, direi che quasi la mistifica. Ciononostante, lo consiglio comunque. Mi piace molto rileggere. E soprattutto i ‘classici’ l’Iliade e l’Odissea (l’Eneide no), Dante, l’Orlando Furioso, I Promessi sposi, Dostojewski, Melville, Conrad, Gottfried Keller. E venendo più a noi, Deledda, Bulgakov, Virginia Woolf, e ancora tra gli anglofoni: John Fante, Saul Bellow, Truman Capote; tra Germania e Svizzera Arthur Schnitzler, Roth, Friedrich Glauser, Dürrenmatt, Agota Kristof, e tra gli italiani, Sibilla Aleramo, Elsa Morante, Maria Bellonci, Sciascia, D’Arrigo, Tomizza, Zanzotto, Tozzi, Berto, Fenoglio. E mi perdonino i  tanti che tralascio, anche perché non c’è bisogno neppure di citarli. Un posto speciale per il cileno José Donoso.

Buon lavoro e grazie

 

 

Marco Piras-Keller


Cittadino italiano e svizzero, sardo di Arrìu e di Nuracàu, vissuto a Carbonia fino ai 18 anni, Marco Piras-Keller si è laureato a Bologna. Ha condotto ricerche linguistiche pluriennali sul campo, sul sardo. Dal 1999 vive a Lucerna, nella Svizzera alemanna dove per circa 20 anni ha lavorato a un inventario architettonico urbanistico federale (ISOS), occupandosi del Canton Ticino e dei Grigioni di lingua italiana. Ha fatto traduzioni dal tedesco, compresa la sottotitolatura di alcuni film del regista svizzero Urs Odermatt. Nel 2014 ha pubblicato per Edition8 di Zurigo Pfauenfeder, rosa Hemden und Flunkereien, traduzione in tedesco di un testo italiano non pubblicato: un resoconto surreale sul mondo dei navigator e del sistema di riqualificazione e reinserimento nel lavoro dei disoccupati (o cercatori di lavoro) in Svizzera. Socio dell’UNITRE e della Dante Alighieri di Lucerna, ha tenuto incontri su La passeggiata di Robert Walser e su testi della letteratura italiana. Ha ricevuto una borsa letteraria della Pro Helvetia per il progetto ” Se la grande madre vuole. Arresolutu “

 

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