Shining




Recensione di Kate Ducci


Autore: Stephen King

Traduttore: Adriana Dell’Orto

Editore: Bompiani

Pagine: 592

Genere: Thriller

Anno di pubblicazione: 1977

Sinossi. Jack Torrance è uno scrittore fallito, nonché ex insegnante, sospeso dal proprio incarico a causa di un’eccessiva passione per gli alcolici, aggravata da uno scontro verbale e fisico con uno dei suoi studenti. Si trova così ad avere urgente bisogno di un lavoro per poter tirare avanti e dare un futuro al figlio Danny, un bambino di cinque anni dotato di poteri extrasensoriali che gli permettono di curiosare nel passato e prevedere parte del futuro. Quando gli viene offerta la possibilità di svolgere il ruolo di guardiano invernale per l’Overlook, un imponente albergo situato sulle montagne del Colorado, accetta senza esitazioni. La struttura resta chiusa e isolata dalla neve per sei mesi all’anno, durante i quali Jack e la sua famiglia non dovranno fare altro che occuparsi della manutenzione ordinaria. Mentre le settimane si susseguono e la neve giunge a bloccare ogni via di uscita, le brutte sensazioni che Danny prova nei confronti dell’albergo e della permanenza in Colorado divengono sempre più forti. Al tempo stesso, Jack sembra esserne rapito e affascinato, al punto da isolarsi e vedere la sua stessa famiglia, desiderosa di andarsene, come una minaccia.

Recensione

Una buona storia, che merita di venire letta, anche se, a mio avviso, non la migliore tra quelle scritte dall’autore. Il romanzo, divenuto in seguito uno dei più conosciuti di Stephen King, deve parte della sua grande fama al film che ne venne tratto con ottimo successo, dietro la regia di un capacissimo Stanley Kubrick.

Il libro, infatti, ha venduto nella prima edizione rilegata quarantasettemila copie, mentre in seguito, nella prima edizione economica, ha superato i quattro milioni di copie vendute.

In Italia, la prima edizione del 1978, ormai rarissima, apparve con il titolo ‘Una splendida festa di morte’. Esiste, inoltre, una versione del libro con quattro “pagine fantasma” alla fine del romanzo: entrambe le parti (intitolate rispettivamente Before the play e After the play) sono state pubblicate nella versione Deluxe della Cemetery Dance Publications a metà del 2017.

‘Shining’, diretto nel 1980 da Stanley Kubrick, è uno dei film più conosciuti di sempre, oltre a essere considerato dalla critica uno degli horror migliori mai realizzati. È tuttavia cosa nota che Stephen King non abbia mai apprezzato l’adattamento del noto regista. Quando il film uscì nelle sale cinematografiche, l’autore non commentò in alcun modo il lavoro, ma nel 2014, in un’intervista rilasciata a Rolling Stones, fu molto esplicito al riguardo:

«Il libro è caldo, il film è freddo. Il libro finisce nel fuoco, il film nel ghiaccio. Nel libro c’è un vero e proprio arco narrativo nel quale Jack Torrance è una brava persona e solo poi, lentamente, si muove in questo posto nel quale perde il senno. Per quanto mi riguarda, quando ho visto il film, ho trovato Jack completamente pazzo dalla prima scena.»

In effetti, nonostante a mio avviso ‘Shining’ rappresenti uno dei rari casi in cui romanzo e film si equivalgono quanto a qualità, possono essere considerate due storie simili in relazione allo svolgimento dei fatti, ma assai diverse nella caratterizzazione dei personaggi e nel messaggio di fondo che autore e regista hanno voluto trasmettere.

Per Kubrick, il potere malvagio che prende possesso della mente di Jack non prevede guarigione; per Stephen King, che non ha fatto mistero di aver nascosto la dipendenza dagli alcolici che al tempo lo affliggeva, dietro il morboso attaccamento del suo protagonista per l’Overlook, una via di uscita è possibile e l’amore di un padre per un figlio, anche nel momento in cui una possessione malvagia toglie lucidità, avrà sempre la meglio su qualsiasi forza demoniaca.

Consiglio la lettura a tutti, soprattutto a chi si è limitato a vedere il film o tende a confondere le due storie per avere letto il libro parecchi anni fa. Al tempo stesso, cosa che mi capita di raccomandare raramente quando è necessario fare un parallelismo tra un romanzo e il film che ne è stato tratto, consiglio la visione del piccolo capolavoro di Kubrick ai pochi che se lo fossero perso. Entrambe le opere, anche se per ragioni diverse, meritano di essere apprezzate.

Stephen King 


Stephen Edwin King (Portland, 21 settembre 1947) è uno scrittore e sceneggiatore statunitense, uno dei più celebri autori di letteratura fantastica, in particolare horror, del XX e XXI secolo. Scrittore prolifico, nel corso della sua carriera, iniziata nel 1974 con Carrie, ha pubblicato oltre ottanta opere, anche con lo pseudonimo di Richard Bachman fra romanzi e antologie di racconti, entrate regolarmente nella classifica dei best seller, vendendo complessivamente più di 500 milioni di copie. Buona parte dei suoi racconti ha avuto trasposizioni cinematografiche o televisive, anche per mano di autori importanti quali Stanley Kubrick, John Carpenter, Brian De Palma, J. J. Abrams, David Cronenberg, Rob Reiner, Lawrence Kasdan, Frank Darabont, Taylor Hackford e George A. Romero. Pochi autori letterari, a parte William Shakespeare, Agatha Christie e Arthur Conan Doyle, hanno ottenuto un numero paragonabile di adattamenti. A lungo sottostimato dalla critica letteraria, tanto da essere definito in maniera dispregiativa su Time “maestro della prosa post-alfabetizzata”, a partire dagli anni novanta è iniziata una progressiva rivalutazione nei suoi confronti. Grazie al suo enorme successo popolare e per la straordinaria capacità di raccontare l’infanzia nei propri romanzi è stato paragonato a Charles Dickens, paragone che lui stesso, nella prefazione a ‘Il miglio verde’, pubblicato a puntate nello stile di Dickens, ha sostenuto essere più adeguato per autori come John Irving o Salman Rushdie.


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