Siracusa




Recensione di Francesca Mogavero


Autore: Delia Ephron

Editore: Fazi Editore

Traduzione: Enrica Budetta

Pagine: 334

Genere: Narrativa

Anno di pubblicazione: 2018

Sinossi. Due coppie vanno in vacanza insieme in Sicilia: Michael e Lizzie, raffinati newyorchesi, lui scrittore affermato e lei giornalista precaria; Finn e Taylor, lui ristoratore senza troppe pretese e lei donna glaciale e madre oppressiva, vengono dal Maine e viaggiano con la figlia Snow, una bambina strana e taciturna. Non si tratta di amici di vecchia data, anzi: la confidenza è scarsa. Un invito nato quasi per scherzo, durante una serata piacevole passata insieme, uno slancio di entusiasmo, e i quattro americani si ritrovano in vacanza insieme dall’altra parte dell’Atlantico. Ben presto spuntano gelosie e rivalità, bugie, attrazioni incrociate e antipatie neanche troppo celate. In una danza perfetta di luci e ombre, sotto il sole cocente di Siracusa cominciano a addensarsi zone oscure. Finché, a complicare ulteriormente le cose, spunta da lontano, ma si fa sempre più ingombrante, la presenza della giovane amante di Michael. E la vacanza prende una piega inaspettata… In un gioco di incastri congegnato in maniera sapiente, ognuno dei personaggi racconta la sua verità: quattro versioni diverse della stessa storia, che però inevitabilmente vanno a convergere verso un unico, tragico finale. Dalla sceneggiatrice di C’è posta per te, un imperdibile romanzo estivo in cui la commedia brillante americana assume un’intrigante sfumatura noir.

Recensione

Sotto il sole della Sicilia, quattro americani (più una e più un’altra ancora) scoprono sapori e dissapori, nuovi idiomi ed espressioni trite, rimpastate e servite troppe volte su vassoi non proprio lucidi; si risvegliano fuochi sopiti, e altri – inattesi – si accendono all’improvviso provocando combustioni e autocombustioni letali. Lizzie e Michael, Taylor e Finn – e la loro figlia Snow, dieci anni, una bellezza divina e una “timidezza patologica” che la porta, in un primo momento, a mimetizzarsi con la tappezzeria – non sono amici intimi, o quanto meno (almeno due di loro) non lo sono più; poi un paio di incontri casuali, altrettante cene ben riuscite e infine l’idea: perché non andare in vacanza tutti insieme?

Chi ha vissuto esperienze simili lo sa: un invito del genere, con presupposti del genere, ha buone probabilità di rivelarsi una tragedia annunciata. Abitudini, tic, idiosincrasie, pretese, passatempi grotteschi, un attimo prima ben in ombra come the dark side of the moon, emergono in superficie con la potenza del principio di Archimede applicato a un peso elefantiaco; gli ideali, le immagini che avevamo dei nostri compagni di avventura si distorcono come il ritratto di Dorian Grey, mutano, cambiano irreparabilmente; e la gita tanto agognata, sognata, progettata diviene una tortura a tempo determinato (per fortuna).

Fin qui nulla di troppo strano, gli spazi angusti e le miglia che separano dalla comodità della propria casa potrebbero mettere alla prova chiunque, ma cosa accade se quelle consuetudini, quei refrain, quelle fissazioni, quei segreti e quei peccati si rivelano più rilevanti, incisivi e con più strascichi del previsto? Se il riflesso incrinato va in pezzi come uno specchio malandato e ci mostra un viso, una realtà, che mette in discussione i nostri punti cardinali, i riferimenti, la nostra intera esistenza? Se un momento di distrazione, leggerezza o disperazione fa precipitare ogni certezza e convinzione senza possibilità di ritorno?

Questo accade nel romanzo di Delia Ephron – sorella di Nora, vetta inarrivabile e scomparsa troppo presto dell’ironia, del carattere, della sceneggiatura, di quella “luccicanza” che non sai spiegare ma esiste. I protagonisti sono sulla scena come in una commedia brillante che piano piano, giorno dopo giorno, si fa più cupa e pungente: ogni capitolo è un punto di vista, una voce, un tassello che si aggiunge al puzzle della vicenda, e del personaggio illuminato dall’occhio di bue potente e impietoso dell’autrice apprendiamo ogni piega, ogni speranza, ogni credenza, pregiudizio, rappresentazione di sé, degli altri, del mondo.

E i punti oscuri – una battuta non spiegata, una frase non udita, un’assenza – vengono chiariti dai capitoli, dai punti di vista e dalle voci successivi, intessendo un arazzo completo, vivace, di cui solo noi lettori conosciamo tutti i nodi. E questo ci dà un potere straordinario e una responsabilità che non possiamo però attuare… perché abbiamo di fronte delle persone di carta, eppure così vitali e tangibili! Vorremmo prenderle per la collottola, rimproverarle oppure consolarle, dir loro che la situazione non è così rosa o così buia come credono. Ma non possiamo. E questo ci esalta, ci intristisce un po, ma soprattutto ci mette i brividi: quante cose noi stessi non sappiamo o abbiamo frainteso? Cosa cè dietro la porta di una camera di albergo, una frase scherzosa, sotto il pelo dell’acqua di mare?

Tay e Lizzie, Finn e Michael – ed è questo il loro vizio, ma non è, in fondo, comune a tutti noi? –hanno dipinto il loro universo con tinte precise, dando inevitabili etichette, assegnando posti e punteggi. Si ostinano nella loro pittura, ignorando (coscientemente o meno) ciò che c’è davvero o potrebbe esserci, scorgendo ostacoli là dove il percorso è senza inciampi o, al contrario, scivolando lieti e ciechi dritti verso l’abisso.

Forse da noi stessi e da chi ci sta vicino e intorno non dobbiamo aspettarci il meglio e nemmeno il peggio: forse – di nuovo – occorre aspettarsi e basta: aprire gli occhi, la mente e il cuore, accogliere, ascoltare e sperimentare, cambiare quando serve e viaggiare in giusta compagnia… e goderci la strada.

Se poi la tappezzeria dovesse rivelarsi particolarmente attiva, nodale e determinante, o se dietro l’angolo si presentasse qualcosa di inaspettato – nel bene o nel male –potremmo scoprire lati di noi che non avremmo mai immaginato. Nel bene e nel male.

A cura di Francesca Mogavero

www.buendiabooks.it

Delia Ephron


Delia Ephron, nota romanziera, sceneggiatrice, drammaturga e giornalista americana, è nata a New York nel 1944. È la sorella di Nora Ephron, con la quale ha collaborato a diversi progetti, fra cui il film C’è posta per te. Siracusa è il suo ultimo romanzo, del quale sono stati acquisiti i diritti cinematografici.

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