Slow Motion Riot




Recensione di Alessio Balzaretti


Autore: Peter Blauner

Traduzione: Sergio Altieri

Editore: Il Saggiatore

Genere:Romanzo

Pagine: 480

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Ogni giorno Steven Blaum entra nel suo ufficio nel Dipartimento per la libertà vigilata di New York. Ogni giorno sfilano davanti a lui tossici, piccoli criminali, vagabondi. Nonostante lo squallore che lo circonda, Blaum continua a credere che il suo lavoro non serva solo a esercitare un flebile controllo su un ammasso di vite spezzate, ma che possa davvero cambiare il destino dei suoi assistiti e permettere loro di reinserirsi nella società. Ma non ha mai incontrato qualcuno come Darryl King: giovane, spietato, privo di qualsiasi cosa possa assomigliare a una coscienza, la sua unica aspirazione è scalare la catena alimentare degli spacciatori di crack. King è il perfetto prodotto del ghetto di Harlem, di generazioni di criminali e di un sistema che lo ha già condannato fin dalla nascita. Dall’incontro tra i due scocca una scintilla di odio dalle conseguenze imprevedibili che porta Blaum a rinnegare tutto il suo idealismo e trasforma King, suo malgrado, in un grottesco eroe dei diseredati. Ambientato negli anni novanta, al culmine dell’esplosione del crack, Slow Motion Riot è un noir metropolitano durissimo, che fotografa con realismo spietato tanto il mondo violento degli spacciatori, quanto un sistema giudiziario fallibile e manipolabile.

Recensione

Era dai tempi di Richard Price con La vita facile che non leggevo un thriller poliziesco a tinte noir così americano e così newyorkese.

Devo ammettere che lo stile di Peter Blauner è quello che amo, dove si mescolano generi di personaggi dall’estrazione sociale estremamente diversa: i bianchi ricchi e arroganti e i nigger della periferia di New York, gli ispanici e gli ebrei, i negri che hanno fatto il salto della staccionata incastrandosi nella società dei bianchi e, al contrario, i bianchi che, come Mr Blaum, sono scivolati fino al punto più basso della popolazione afro americana.

La vita che scorre contemporaneamente nelle stanze dei bottoni come nelle case dormitorio, da una parte scandita da giochi di potere e dall’altra dal crack, la merda che come un virus distrugge poco alla volta un pezzo di società, quella parte più debole che sembra lontana anni luce da Mr Blaum ma che invece lo avvicina, piano piano lo assorbe e allo stesso tempo lo rigetta come un corpo estraneo, come se un orco affamato ingoiasse qualcosa di indigesto per poi vomitarlo fuori.

Ecco, questo è Slow motion riot, un gioco di attrazione fatale tra un ufficiale per la libertà vigilata e Darryl King, un suo assistito, il peggiore dei suoi assistiti, uno di quelli che non avrebbe dovuto avere una seconda possibilità.

Essere l’angelo custode del diavolo in persona sembra essere la missione di Mr Blaum, ma presto diventa una condanna, quasi un nutrimento, l’uno non può esistere senza l’altro e il mondo di Blaum non ha senso senza il mondo di Darryl, tutto è iniziato e deve finire con loro, il dopo diventa un dettaglio insignificante.

Il ritmo di questo romanzo è un crescendo, molto lento all’inizio e travolgente nel finale.

A farla da padrone sono i dialoghi, bellissimi e intensi, tradotti in modo differente, perché le lingue sono diverse e il lettore si scoprirà a dover interpretare quello slang di Harlem che inizialmente potrà sembrare difficile da comprendere ma che alla fine verrà assorbito e godibile anche nelle sfaccettature più brutali.

L’autore ha dipinto personaggi in parte stereotipati ma molto reali. Chi ha avuto la fortuna di visitare New York, si troverà immerso totalmente negli ambienti descritti da Blauner e coglierà quell’eterno conflitto multietnico che spesso rimane celato all’apparenza ma che rimane estremamente radicato nelle persone di etnie e generazioni diverse.

Il lettore, a tratti, potrebbe trovare lento il ritmo del romanzo, ma è proprio lì che bisogna prendersi il tempo di ragionare e approfondire le caratteristiche dei personaggi e le situazioni che si trovano a vivere.

Il mio voto a questo libro non può che essere molto alto e i complimenti vanno anche alla splendida traduzione di Altieri che ci ha riportato una storia senza italianizzarla ma facendocela leggere come la leggerebbe un americano a Manhattan.

Peter Blauner


Peter Blauner (1959) ha trascorso quasi tutta la sua vita a New York City. Dopo essersi laureato alla Wesleyan University, ha assunto un posto di lavoro presso la rivista di New York , dove ha trovato l’ispirazione per il suo primo libro, il premiato Edgar Slow Motion Riot , tra gli uomini e le donne che lavorano nel dipartimento di libertà vigilata della città. Da allora, ha scritto altri cinque romanzi: Casino Moon , il bestseller del New York Times, The Intruder, Man of the Hour, The Last Good Day e Slipping into Darkness.

 

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