Intervista al vincitore del Premio Strega




A cura di Michela Bellini


Autore: Mario Desiati

Editore: Giulio Einaudi editore

Genere: narrativa, romanzo di formazione

Pagine: 288

anno di pubblicazione: 2021

Sinossi. Claudia è solitaria ma sicura di sé, stravagante, si veste da uomo. Francesco è acceso e frenato da una fede dogmatica e al tempo stesso incerta. Lei lo provoca: lo sai che tua madre e mio padre sono amanti? Ma negli occhi di quel ragazzo remissivo intravede una scintilla in cui si riconosce. Da quel momento non si lasciano più. A Claudia però la provincia sta stretta, fugge appena può, prima Londra, poi Milano e infine Berlino, la capitale europea della trasgressione; Francesco resta fermo e scava dentro di sé. Diventano adulti insieme, in un gioco simbiotico di allontanamento e rincorsa, in cui finiscono sempre per ritrovarsi. Mario Desiati mette in scena le mille complessità di una generazione irregolare, fluida, sradicata: la sua. Quella di chi oggi ha quarant’anni e non ha avuto paura di cercare lontano da casa il proprio posto nel mondo, di chi si è sentito davvero un cittadino d’Europa. Con una scrittura poetica ma urticante, capace di grande tenerezza, dopo “Candore” torna a raccontare le mille forme che può assumere il desiderio quando viene lasciato libero di manifestarsi. Senza timore di toccare le corde del romanticismo, senza pudore nell’indagare i dettagli più ruvidi dell’istinto e dei corpi, interroga il sesso e lo rivela per quello che è: una delle tante posture inventate dagli esseri umani per cercare di essere felici. «A volte si leggono romanzi solo per sapere che qualcuno ci è già passato». Claudia entra nella vita di Francesco in una mattina di sole, nell’atrio della scuola: è una folgorazione, la nascita di un desiderio tutto nuovo, che è soprattutto desiderio di vita. Cresceranno insieme, bisticciando come l’acqua e il fuoco, divergenti e inquieti. Lei spavalda, capelli rossi e cravatta, sempre in fuga, lui schivo ma bruciato dalla curiosità erotica. Sono due spatriati, irregolari, o semplicemente giovani. Un romanzo sull’appartenenza e l’accettazione di sé, sulle amicizie tenaci, su una generazione che ha guardato lontano per trovarsi.

Recensione

Un amore o un’amicizia?

Il rapporto tra Francesco e Claudia resterà sempre sul crinale della non definizione. Desiati racconta una relazione idealmente simbiotica, nel corso della quale Claudia e Francesco cresceranno, diventeranno adulti e faranno scelte di vita, senza che il filo tra loro si spezzi mai e soltanto lì troveranno la loro vera definizione.

I personaggi sono difficili e non risultano particolarmente simpatici: Claudia è talora quasi urtante nella sua apparente durezza, nel suo essere diversa e Francesco sembra spesso fin troppo passivo e arrendevole. La loro storia è ambientata tra Martina Franca e Berlino, si snoda all’insegna della provocazione forte, che contraddistinguerà sempre Claudia, suscitando l’ammirazione di Francesco il quale, mite per natura, è invece portato a chiudersi in sé stesso.  

Quello che l’autore descrive è un rapporto sbilanciato in cui Claudia, curiosa della vita e aperta alla trasgressione, sempre in movimento e in procinto di cambiare, è il motore, mentre Francesco la segue,  affascinato e bisognoso della sua presenza.

A una lettura attenta però non sfuggirà il fatto che Francesco, nonostante le apparenze, è forse il più solido dei due, quello in grado di costruirsi una vita al paese, ma capace di buttarla all’aria in un minuto quando lo decide.

Spatriati è il racconto di vita di quelli che sono oggi dei quarantenni, che hanno dovuto confrontarsi con le inquietudini e le insicurezze dei genitori mentre vivevano le loro, che hanno avuto famiglie più fluide, ma anche una maggiore libertà rispetto a loro.

Uomini e donne ai quali la provincia sta  stretta, che sognano un altrove dove potersi esprimere fuori dalle convenzioni.

Una storia normale che sembra strana, pervasa di dolcezza, ma che sa essere anche molto cruda, nella quale l’autore dipinge una normalità provinciale che ha qualcosa di sinistro e, a tratti, di squallido.

Un ambiente dove l’adolescenza è abbandonata a se stessa e gli adulti semplicemente non sono in grado di interagire coi ragazzi e di aiutarli, ma anzi sono loro stessi fonte di grossi problemi.

Desiati descrive un mondo complesso e immobile che sembra lasciare solo due possibilità: adeguarsi o fuggire. Radici dalle quali non ti liberi mai del tutto, infatti anche la ribellione di Claudia non sarà in realtà mai completa.

La narrazione si svolge con un ritmo lento e avvolgente, sorretto da una sicura padronanza della lingua italiana, che contraddistingue lo stile originale e molto curato di Desiati, giocato tutto in prima persona nel racconto di Francesco.

E’ un romanzo che fa pensare, inducendo a spogliarsi dei propri pregiudizi per cercare di capire le scelte dei personaggi, che cattura il lettore pian piano e lo lega anche nei momenti meno avvincenti, suscitando la sua curiosità e quasi costringendolo a proseguire fino alla fine.

INTERVISTA

Il tuo è senza dubbio un libro diverso dai soliti anche nello stile, molto personale e curato. Una storia normale che sembra strana, raccontata con un ritmo lento che cattura e pian piano avvince il lettore. I personaggi non mi sono amici, forse sono troppo diversi da me, ma li trovo originali e ben delineati. M’incuriosisce sapere come nasce questa storia e quanto c’è di autobiografico?

Credo che ogni storia nasca da tanti inneschi diversi. Uno dei quali per me è stata la parola Spatriato. Mi ha sempre colpito il modo con cui veniva usata nella mia giovinezza e infanzia per avvertire in modo bonario o meno chi era uscito dalla convenzione comune. Nel mio dialetto si scrive con la schwa finale visto che non ha genere e numero. L’ho sempre dato per scontato, ma in questi anni di dibattiti sulla grammatica e il lessico dell’inclusione l’ho trovato il segno che era proprio la parola giusta per raccontare questa storia.  Lo spatriato era semplicemente chi si vestiva in modo diverso dagli altri o usava un linguaggio più forbito. Non parliamo poi dell’orientamento sessuale e l’identità di genere. L’idea che esista una patria dove i confini sono le cose accettabili e un altro luogo abitato da spatriati, che vivono di cose inaccettabili per gli altri. Quando sono andato a vivere a Berlino otto anni fa, sono diventato uno spatriato italiano, anzi un expat e lì è entrata l’altro elemento polisemico della parola. Alla fine questa storia è il racconto di due persone che in modo molto diverso cercano di assomigliare alla loro identità.

 

Il personaggio di Claudia è molto particolare, va al di là della ribellione adolescenziale perché i suoi comportamenti sono diretta espressione delle emozioni che vive e risulta a volte quasi urtante nella sua mancanza di spiegazioni e nella sua durezza: perché questa scelta?

Claudia cerca sempre, e impara il valore delle sue cadute. Non importa quello che fai, ma che tu lo faccia sempre rimanendo te stesso. È ciò che più o meno pensa. Alcuni aspetti della sua biografia sono molto simili a cose che ho vissuto anche io. Fallimenti, inizi da zero, ecc. Come tutte le persone (e i personaggi) ha dei lati che possono piacere e altri lati che possono urtare. È sicuramente una persona che non ha paura della sua libertà e questo può essere un problema quando chi come i suoi primi fidanzati Michele Duranti o Marco Curcio, la incontrano e capiscono di non essere liberi davvero come vorrebbero.

 

Francesco invece, pur nella sua resilienza e mitezza che non gli consentono di esprimere all’esterno i suoi travagli interiori, se non in parte con Claudia, appare come un personaggio più positivo: chi è davvero Francesco?

Non credo nei personaggi positivi e negativi, credo nelle zone d’ombra e nelle sfumature. Francesco è in parte un eroe indegno. Come lo è in parte anche Claudia. Gli eroi indegni sono quei personaggi letterari che non hanno integrità morale e bellezza fisica. Sono uomini comuni, a volte anche dei miserabili, ma hanno una specie di purezza e candore sotterraneo. Forse scontato, ma quando si manifesta ha un effetto diverso rispetto agli eroi classici o i personaggi che consolano. La definizione di eroe indegno me l’ha insegnata il racconto di Antonio Franchini “La gloriosa Medusa”. 

È proprio la società meridionale com’è che emerge in questo romanzo o il tuo amore e la tua insofferenza per la tua terra?

È un punto di vista che vuol star dentro il processo delle cose. Secondo me la Puglia è come tutti i territori del mondo un concentrato di zone luminose e luoghi oscuri. C’è un contrasto tra le due anime, forse quella luminosa è stata più esaltata nell’ultimo decennio per varie ragioni, tra cui sicuramente la politica e l’orgoglio levantino per lo sviluppo improvviso di alcuni settori. Ma non possiamo dimenticare che siamo anche una terra con ferite enormi, la questione ambientale, l’emigrazione giovanile, la criminalità organizzata in alcune zone comanda ancora. Chi va via, non lo fa solo per migliorare la propria condizione economica, anzi… ma per essere più libero.

 

Come nasce Erika e perché? Forse è la vera ribelle, quella che Claudia non è mai riuscita ad essere fino in fondo?

È interessante il tuo punto di vista, perché in Erika invece vedo quello che Claudia ha scampato. Insieme però costruiscono un’idea nuova di famiglia, in realtà molto praticata a Berlino dove crescere un figlio in una famiglia cosiddetta arcobaleno o comunque in una comunità queer, è molto normale. Non è un caso che proprio questa libertà di aggregazione familiare, incoraggiata dalle politiche del welfare tedesco, abbia reso la città uno dei luoghi a più alta natalità del mondo e tra i più sicuri per i bambini.

Domanda di prassi: stai scrivendo un altro libro? Se sì ci puoi già anticipare qualcosa

Sì ho cominciato l’anno scorso. Ci vorrà un po’ di tempo e qualche ricerca lunga. 

Mario Desiati

Mario Desiati


(Locorotondo, 13 maggio 1977) è uno scrittore, poeta e giornalista italiano. È cresciuto a Martina Franca occupandosi di cronaca politica e sportiva su giornali locali tra cui «Il Corriere della Valle d’Itria». In seguito alla laurea in Giurisprudenza conseguita a Bari nel 2000 ha lavorato in uno studio legale e pubblicato saggi sulla responsabilità civile. Nel 2003 si è trasferito a Roma, dove è stato caporedattore della rivista «Nuovi Argomenti» ed editor junior della Arnoldo Mondadori Editore. Dal 2008 a ottobre 2013 si è occupato della direzione editoriale di Fandango Libri confluita oggi nel gruppo indipendente Fandango editore. Ha scritto e pubblicato poesie, antologie, saggi e romanzi. Collabora con «La Repubblica» e «L’Unità». Da un suo romanzo è stato tratto il film Il paese delle spose infelici. Ha pubblicato, tra gli altri libri, Neppure quando è notte (peQuod, 2003), Le luci gialle della contraerea (Lietocolle, 2004), Vita privata e amore eterno (Mondadori, 2006, premio Paolo Volponi per l’impegno civile), Il paese delle spose infelici (Mondadori, 2008), Foto di classe (Laterza 2009), Candore (Einaudi, 2016). Il suo Ternitti (Mondadori, 2011) è entrato a far parte della cinquina dello Strega.

 

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