Storia di Shuggie Bain




Recensione di Laura Salvadori


Autore: Douglas Stuart

Traduzione: Carlo Prosperi

Editore: Mondadori

Genere: narrativa straniera

Pagine: 528

Anno di pubblicazione: 2021

Sinossi. È il 1981: Glasgow, un tempo fiorente città mineraria, sta morendo sotto i colpi del thatcherismo e i suoi abitanti lottano per sopravvivere. Agnes Bain si aspettava di più dalla vita, ha sempre sognato e desiderato una casa tutta sua e un’esistenza che non fosse precaria. Lei, che un tempo è stata bellissima, è ormai una donna delusa avvolta in una pelliccia di visone spelacchiata. Quando il marito, tassista e donnaiolo impenitente, la abbandona, si ritrova con i suoi tre figli in balia di una città devastata dalla crisi economica. Mentre la donna si rifugia sempre più spesso nell’alcol, i figli fanno del loro meglio per prendersene cura, ma a uno a uno sono costretti ad abbandonarla, per riuscire quantomeno a salvare se stessi. A non perdere la speranza rimane solo Shuggie, il figlio minore, da sempre protettore e vittima di Agnes, che si muove circospetto in mezzo ai deliri etilici della madre. Ma anche Shuggie ha i suoi problemi: nonostante si sforzi di essere come gli altri, lui è diverso: ben educato, esigente, pignolo e un po’ snob, è una creatura completamente fuori luogo nello squallore disperato della Glasgow di quegli anni, uno strano bambino che parla come un principe. I figli dei minatori lo prendono di mira perché gay, gli adulti lo rimproverano e ne sono infastiditi, e lui finisce per convincersi che se farà del suo meglio per essere “normale” potrà aiutare Agnes a fuggire da questa città senza più speranza. Shuggie e Agnes si ritrovano entrambi messi ai margini: lei ostracizzata dalle altre donne e usata dagli uomini, lui vittima del bullismo e del machismo. Ma la storia al centro del romanzo, oltre a essere il ritratto indimenticabile di una città, di una famiglia e di una donna in difficoltà, è soprattutto una struggente, straordinaria storia d’amore, di quel sentimento fortissimo che solo un figlio può nutrire, e segna l’esordio potente e indimenticabile di un grandissimo scrittore.

Recensione

Ecco un romanzo che è destinato a non essere dimenticato. Una storia che colpisce chi la legge perché tragicamente realistica e magnificamente rappresentata.

Siamo a Glasgow ma potremmo essere ovunque. Siamo in un luogo che ha visto giorni migliori e che sta affondando nella miseria e nel degrado. Un luogo in cui si aggirano persone soggiogate dalla loro condizione di povertà e che vivono di espedienti, come se la precarietà e il degrado fossero compagni di vita. Una vita cattiva e avara, che li lascia ai margini della società.

Lontani anni luce da una dimensione umana. Avviluppati dalla rassegnazione a vivere la vita a piccolissimi morsi. Allettati dai conforti ingenerosi dell’alcol e dalle  carezze infide dei sussidi, perennemente insufficienti a garantire loro un’esistenza dignitosa.

Glasgow ha abbandonato da tempo la sua vocazione mineraria. Con la chiusura delle miniere gli uomini hanno perso il lavoro. I villaggi sorti intorno ai siti estrattivi sono diventati un coacervo di degrado e di dipendenza. La povertà ha messo le persone una contro l’altra, in una danza meschina in cui si è perduto qualsiasi valore.

Troppo facile cedere alle lusinghe dell’alcol. Troppo facile scaricare sugli altri le proprie leggerezze e i propri sbagli. Eppure tutto si perdona ad Agnes, troppo orgogliosa per cedere e troppo caparbia per arrendersi alla solitudine. Agnes, che non cessa mai di sperare che qualcuno venga a portarla via da un luogo che in fondo non la merita. Agnes che si svende per una lattina di birra ma che è capace di graffiare come una pantera quando si tratta del suo amor proprio, mai definitivamente sopito, seppure assai bistrattato dalle troppe bevute consolatrici.

Agnes è la vera protagonista di questo meraviglioso romanzo. Una donna incredibilmente testarda ma anche infinitamente fragile. Una donna che ha improntato la propria vita sulla fiducia verso ilDestino, che deve essere buono con lei, quasi per forza. Agnes non cessa mai di crederci, tra un delirio alcolico e l’altro.

Una tale abnegazione pervade anche il suo ultimogenito, Shuggie. Bambino intelligente e sensibile, che combatte fin dalla tenera età la sua battaglia contro l’alcol in cui troppo spesso si rifugia la madre e contro i bulli.

Una partita persa in partenza. Una lotta impregnata di lacrime amare. Di disillusione, di amarezza.

Agnes e Shuggie sono due disperati alla deriva. L’ingannatrice e l’ingannato. La madre ingombrante e indecente e il figlio le cui deboli braccia non potranno sostenere a lungo un peso così grande.

Eppure insieme sono la trasfigurazione più pura e più potente dell’amore. Un amore che passa sopra a tutto. Un amore che tuttavia non guarisce né risolve. Un amore dannato, colmo di sensi di colpa, inutili quanto inopportuni.

Storia di Shuggie Bain” è il percorso tortuoso e crudele di questo amore malato. Ed è la storia di una città che ha perduto la sua strada e che non è più l’ombrello solido che ripara i suoi abitanti dalla pioggia di un’esistenza sprecata.

Sublime l’ambientazione, così reale che sembra di poterla vedere e toccare. Una costruzione eccellente di un periodo nero come il carbone che la terra non vomita più.

E mentre leggiamo ecco che arriva la frustrazione di non poter vedere Agnes sana e salva e Shuggieaccettato e felice.  Ma nonostante questo, leggere questo romanzo è un’esperienza illuminante.

Densa di personaggi vividi e abbrutiti dalla perdita della speranza. Piena di vita, di colore. Dell’odore della terra, della fuliggine che trasuda fuori.

Una lettura consigliatissima, in cui si ride e si piange, in cui si spera e ci si dispera. Inermi e passivi di fronte ad un destino che sembra scritto a lettere indelebili ma che ci regala acuti incredibili di umanità e di amore.

 

 

Douglas Stuart


Douglas Stuart è nato nel 1976 a Glasgow, dove è cresciuto. Dopo aver frequentato il Royal College ofArt a Londra, si è trasferito a New York. I suoi scritti sono apparsi sul “New Yorker” e su “Lit Hub“. Storia di Shuggie Bain è il suo primo romanzo e ha vinto il rinomato Booker Prize nel novembre del 2020, oltre a essere stato tra i finalisti della shortlist del National Book Award, del Center for Fiction Debut Novel Prize e del Kirkus Prize for Fiction. È stato inoltre nominato The Waterstones ScottishBook of the Year 2020, e il libro dell’anno da “The Times” e “The Telegraph“.

 

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