Sylvia Penton




Sylvia Penton esce dal letargo

Recensione di Anna Sonatore


Autore: Jane O’Connor

Traduzione: Chiara Brovelli

Editore: Corbaccio

Genere: Narrativa

Pagine: 324

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Sylvia Penton custodisce gelosamente un segreto, che l’ha portata a vivere in una sorta di ibernazione per anni. Non c’è da meravigliarsi che appaia un po’ spigolosa… Vive da sola in un appartamento londinese e dedica tutta se stessa al suo lavoro in Università dove è segretaria personale di un professore. Durante i weekend fa la volontaria presso un centro di recupero per ricci, perché così ha qualcosa di cui parlare il lunedì con i colleghi e perché così la gente pensa che sia più simpatica di quanto non è nella realtà. Il suo chiodo fisso è il professore con cui lavora, di cui è perdutamente innamorata: certa che lui stia solo aspettando il momento giusto per porre fine a un matrimonio in crisi irreversibile, Sylvia nel frattempo fa scorta di ogni scampolo di affetto che il professore le elargisce e ostacola abilmente chiunque possa intralciare il suo grande progetto d’amore. Ma quando una brillante, nonché appariscente, dottoranda cattura lo sguardo del professore, il sogno coltivato e coccolato per anni da Sylvia rischia di finire in mille pezzi, spingendola a prendere misure drastiche e per certi versi disperate. È come se Sylvia si fosse ridestata all’improvviso da un sonno in cui si cullava da un tempo infinito: il risveglio è brusco, certo, ma adesso che lei è perfettamente sveglia, le cose dovranno per forza cambiare…

Recensione

Sylvia ha 52 anni, lavora come assistente di un facoltoso professore universitario. La sua è una vita fatta di routine e solitudine. Sua sorella Millie, felicemente sposata con Kamal, un uomo egiziano conosciuto durante un viaggio, da cui ha avuto una bambina, Crystal, ormai adolescente e amante della pittura.

Queste le persone che circondano la vita familiare di Sylvia, ma lei se ne tiene a distanza. Come se tutta la felicità che vede nella famiglia di Millie, le fosse nociva. Sylvia è una donna adulta che non riesce ad amare sua nipote, non riesce a formulare un pensiero carino verso il prossimo. Una persona insensibile sotto ogni punto di vista. Nel tempo libero aiuta Jonas, un anziano che ha fatto della sua casa un rifugio per ricci.

Questa, in effetti, sembra una nota stonata nella vita di Sylvia. Come può, una donna così priva di empatia, prendersi cura di esseri così piccoli e fragili?

L’unica forma d’amore che prova è tutta per il suo Prof. Che Sylvia assiste da anni. Il lavoro all’università è tutto quello che per lei conta.

Svolgere il suo lavoro come assistente per lui, è l’unica cosa a farla sentire viva. In attesa che lui si renda conto di amarla, sì, perché Sylvia nella sua testa ha un mondo tutto suo. Jane O’Connor con Sylvia Penton esce dal letargo esordisce scommettendo su una protagonista non facile da amare. Un personaggio spinoso, come i ricci del rifugio, ma è anche molto instabile e poco piacevole. Andando avanti la storia inizia a confondere, sembra di leggere di una maniaca, ossessionata a tal punto da quest’uomo da commettere gesti folli, disperati.

Quello che poi si scoprirà, proseguendo la lettura, è un’anima straziata da un segreto che le ha cambiato la vita per sempre. Rendendola una persona chiusa, scontrosa, rendendola infelice nel profondo.
Non riesco più a dare un senso a niente. Ho perso l’entusiasmo per la vita, è questo il problema. Dev’essere un po’ come cadere da cavallo. Dicono che, se non rimonti subito in sella, perdi il coraggio, e non sarai più in grado di farlo. Ma senza quello si può andare avanti. Invece, come si può vivere senza vivere davvero?”

Jonas e i suoi ricci saranno fondamentali. Sylvia arrivata ad un punto di rottura, crolla. Si apre con Jonas. Racconta tutto quello che da una vita le strazia l’anima. Jonas è sempre di poche parole, ma bastano ad illuminare la mente di Sylvia.
“Bisogna prendere la felicità dove si può, in questa vita. Finisce troppo in fretta, e la morte dura a lungo.”

Un libro che sorprende quando meno te lo aspetti. Jane O’Connor, con una scrittura scorrevole, delicata e diretta, ci fa capire come possiamo essere solo noi la causa di tutta la nostra infelicità. Di come si possa passare la vita a respingere gli altri, vivendo carichi di rabbia, disagio, per scoprire poi che in realtà è solo con noi stessi che siamo arrabbiati.

Una storia che ci mostra come sia essenziale il perdono, e soprattutto quanto sia difficile perdonare se stessi. Bisogna uscire dal letargo dell’anima, aprirci, rischiare… perché la vita è adesso!

Jane O’Connor


Jane O’Connor è nata nel Surrey ed è vissuta a Londra fino a quando si è trasferita nelle West Midlands. Si è laureata in sociologia alla York University e ha preso un dottorato alla Brunel University di Londra con una tesi sui bambini prodigio nel mondo dello spettacolo. Dopo aver insegnato per alcuni anni nella scuola primaria, è attualmente ricercatrice presso la Birmingham City University. Sylvia Penton esce dal letargo è il suo romanzo d’esordio.

 

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