Telefono




Recensione di Loredana Gasparri


Autore: Percival Everett

Traduzione: Andrea Silvestri

Editore: La nave di Teseo

Genere: Narrativa di genere

Pagine: 288

Anno di pubblicazione: 22 luglio 2021

Sinossi. Un biglietto ritrovato in una giacca acquistata online pone di fronte a una scelta decisiva ZachWells, docente di geologia con una vita fino a quel momento tranquilla, sebbene percorsa da un fiume sotterraneo di irrequietudine. Quando la sua esistenza viene sconvolta da una terribile scoperta, Zach decide di prendere sul serio la richiesta di aiuto contenuta in quel misterioso biglietto, come se tentare di salvare uno sconosciuto fosse l’unico modo per tentare di salvare stessi. Tra Los Angeles, una caverna nel Grand Canyon, il deserto del New Mexico e Ciudad Juárez, al di là del confine, Zach proverà a dare un senso al proprio dramma imbarcandosi in un’impresa donchisciottesca senz’altro aiuto che quello offerto da un improbabile cenacolo di aspiranti poeti. Un romanzo di sentieri che si biforcano, in cui le suggestioni paleontologiche e scacchistiche si fondono alle prove estreme di una famiglia e di un matrimonio, le domande esistenziali di un uomo al mistero delle donne scomparse nella “città del Male”. Telefono è un’opera intensa ed emozionante sulla mancanza e la perdita, ma soprattutto sull’opportunità di riscatto che può nascere dalle difficoltà.

Recensione

Se ad un libro dalla trama concentrica aggiungete un tocco di Sliding Doors (celebre film inglese con Gwyneth Paltrow del 1998), ottenete Telefono di Percival Everett. Se vi ricordate, nel film le vicende dei personaggi assumevano andamenti e finali diversi, a seconda se la protagonista riusciva a prendere la metropolitana in tempo per tornare a casa.

In questo libro, alcuni avvenimenti sono stati cambiati, in modo da dare alla storia tre versioni. Bello, vero? Quante volte abbiamo detto, leggendo un libro, o guardando un film:

ah, ma se si fosse girato… !‘Ma perché non ha letto la lettera?! Sarebbe uscito subito!’Sarebbero bastati ancora due minuti soli!

e tutta la narrazione avrebbe avuto un esito completamente diverso. Magari secondo i nostri gusti di lettori maniaci del controllo, eh?

Per riempire i nostri cuoricini esigenti di brividi, quando acquistiamo il libro troviamo solo UNAversione. Oh, sì. Sarà solo parlando con altri lettori che si potranno confrontare, perciò non sapremo mai, quando leggiamo, se si tratta della versione A, B o C.

Tanto per confermarci nella nostra intima convinzione che gli autori e gli editori sono genii del male sotto mentite spoglie. 😊

Vogliamo intanto scoprire di chi è il Telefono del titolo?

La voce che attacca a parlare quando giriamo le pagine è quella di Zach Wells, docente paleontologo all’università di Los Angeles. Sta sciorinando numeri, statistiche, nomi e città.

A caso? È un pazzo?

No, è un uomo che si trova di fronte ad una realtà sconosciuta e buia, una di quelle crepe angoscianti nel tessuto della nostra società che non vorremmo mai vedere, e di cui non vorremmo sapere nulla. E che ci spinge a pregare, nei luoghi segreti dei nostri cuori, di non inciamparci mai, né noi, né i nostri cari.

Siamo curiosi di sapere e mentre aspettiamo che ci dica di più, Zach scarta bruscamente e cambia argomento. Parla di sé, del suo lavoro, della sua famiglia, del suo carattere, al punto che dopo qualche pagina ci sembra di conoscerlo da sempre.

Poche parole precise (tranquilli, non è tipo da lanciarsi in lunghe narrazioni da cantastorie), con un certo senso dell’umorismo, un po’ cinico e leggermente sorridente. I grandi slanci non sono suoi. Conosciamo Sarah, la figlia dodicenne a cui è legatissimo e Meg, la moglie paziente che finisce un po’ troppo sovente in un angolo.

Arriviamo a conoscere tanti particolari della sua vita da docente universitario, tra studenti svogliati, studentesse fin troppo sveglie, colleghe tormentate e colleghi cinici. Quasi distrattamente, mentre stiamo soppesando il suo comportamento, Zach ci informa che ha trovato un biglietto in una giacca usata comprata su Ebay. Non può far parte delle etichette e dei fogli che normalmente accompagnano gli acquisti di abbigliamento online: c’è scritta una parola in spagnolo, Ayudame.

Oh-oh. Questo non è assolutamente normale. Zach, qui c’è qualcosa. Dicci di più, mettiti a cercare. Stiamo con le orecchie tese, gli occhi a catturare spasmodicamente la rivelazione del mistero e… il professore dimentica tutto: arriva una pesantissima questione famigliare a catturare completamente la sua attenzione.

E noi non possiamo far altro che andargli dietro e assistere muti. Per alcune situazioni, persino le virgole rischiano di essere di troppo.

Mentre cominciamo a pensare che il biglietto sia finito nel bidone della raccolta della carta, Zach ci sorprende di nuovo, con un’altra virata decisa. Quella parola in spagnolo è un filo di Arianna (lo so, questa è troppo facile, considerando il nome della casa editrice… 😊) che lo porterà letteralmente in un altro mondo, ai margini di una di quelle crepe angoscianti di cui parlavo prima.

Come dicevo all’inizio, è un libro dalla trama concentrica, e non lineare. L’autore ci prende per mano e ci porta lungo la storia facendo cerchi grandi e piccoli, tenendo sempre ben desta la nostra attenzione. Non ci sta distraendo, no affatto. Ci sta narrando le cose come capitano davvero nelle nostre vite, o nella nostra realtà: mai una dopo l’altra, in una fila prevedibile e lineare, ma a grappoli, come collane aggrovigliate che poi dobbiamo sciogliere, e quante volte dobbiamo stare sullo stesso nodo, o ritornare a quello prima, o passare oltre?

E poi, ha creato tre versioni della storia, facendo piccoli ritocchi agli eventi, qua e là. Non è un genio? Lo scoprirete solo leggendo.

A cura di Loredana Gasparri

https://www.delfurorediaverlibri.it

 

Percival Everett


Percival Everett (1956), autore e professore presso la University of Southern California, ha scritto numerosi libri, tra i quali: Cancellazione (2001), Deserto americano (2004), Ferito (2005), La cura dell’acqua (2007), Non sono Sidney Poitier (2009), Percival Everett di Virgil Russel (2013). Ha ricevuto lo Hurston/Wright Legacy Award e il PEN Center USA Award for Fiction. Vive a Los Angeles.

 

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