The Cage. L’Arena




Recensione di Antonella Bagorda


Autore: Lorenzo Favij Ostuni

Editore: Mondadori Electa

Genere: Fantasy; Thriller per ragazzi

Pagine: 252

Anno di pubblicazione: novembre 2020

Sinossi. Un monolito color piombo al centro di una distesa di sabbia inondata di luce. E sulla superficie fredda e uniforme del monolito, una scritta: «Fase raccolta dati conclusa». Tutt’attorno: acqua. E questo il quadro che si para davanti agli occhi di Ray, al suo risveglio. La petroliera su cui ha più volte rischiato di perdere la vita è ormai un relitto sul fondo del mare, alle sue spalle. Per fortuna, in questo scenario surreale, a pochi passi da lui Ray può riconoscere i volti familiari di Helena, Malik, Phil e degli altri superstiti. Sguardi allibiti che corrono in ogni direzione sopra le dune di una terra desolata e apparentemente priva di altre forme di vita. Apparentemente. Presto, infatti, altri tre gruppi di persone – di sopravvissuti? – sopraggiungono dal mare a bordo di altrettante scialuppe. In breve, sulla spiaggia venti ragazzi di età e provenienze diverse si ritrovano a fare i conti con una serie di domande per cui nessuno sembra avere uno straccio di risposta. E mentre la maggior parte di loro prova a fare conoscenza per tentare di mettere ordine nei propri ricordi e capire cosa ne sarà delle loro vite, solo pochi riescono a intuire la verità: quelli che li circondano non sono i volti di nuovi compagni, ma dei loro prossimi carnefici. Comincia così il nuovo capitolo della saga. Una sfida all’ultimo sangue e senza esclusione di colpi. (mondadoristore.it)

Recensione

Un inizio in salita. Un ritmo arrancante che fatica a prendere il volo e pare quasi trascinarsi moribondo su una lunga pista di decollo.

Mi approccio al secondo capitolo della saga The Cage, di Lorenzo Ostuni, e mi imbatto subito nelle stesse pecche riscontrate nel primo. L’autore usa anche in questo caso uno stile di scrittura e un linguaggio molto elementari, adolescenziali potrei dire.

Da un seppur giovane autore che si è però fatto le ossa con un primo romanzo edito da Mondadori (e scritto a quattro mani, anche se le altre due sono passate un po’ in sordina) mi aspettavo, in tutta sincerità, una maturità stilistica che non ho riscontrato. La mano è la stessa e molto riconoscibile, anche se non lo dico purtroppo nel senso positivo dei fatti.

I personaggi continuano a essere poco caratterizzati e quindi poco riconoscibili; i dialoghi non aiutano nella caratterizzazione essendo un po’ rigidi e a volte piatti, e si fa spesso fatica a capire chi stia dicendo cosa; i riferimenti ai protagonisti continuano a essere i soliti, molto criticati già dopo l’uscita del primo The Cage: l’indiano, il ragazzo di colore, l’asiatico, il ragazzo con gli occhi a mandorla, il ragazzo dalla pelle scura…, credo che un personaggio ben delineato non abbia bisogno di questi espedienti così poco eleganti per essere riconosciuto.

Però, però, però… C’è un però.

A differenza del primo romanzo, in cui di climax tanto importanti da risvegliare la mia attenzione non c’era quasi traccia, in questo, da metà libro a seguire, il ritmo si fa incalzante, interessante, divertente, tanto che da quel punto in poi si perdona l’immaturità tecnica dell’autore e si fa fatica a chiudere il libro, si ha voglia di capire come andrà a finire, che ne sarà dei protagonisti, a cosa andranno incontro, chi sono veramente, cosa sono e, soprattutto, quando sono…

Questo ritmo improvvisamente così audace mi ha fatto passare qualche ora piacevole e mi ha fatto rivalutare un autore che, seppure abbia ancora parecchio da lavorare per ripulire le svariate pecche presenti nei suoi romanzi, è riuscito a trasferire su carta una buona dose di adrenalina mista ad ansia che un genere come questo deve trasmettere al lettore. Si è sentito finalmente quel brivido da videogioco che ci si aspetta da Favij, perché nessuno può conoscere quel brivido meglio del gameplayer più famoso d’Italia.

Devo concludere, ahimè, con un tasto dolente. Talmente tanto dolente che non posso certo trascurarlo. È un discorso personale, soggettivo, ma che rivolgo in generale a ogni tipo di romanzo, e lo faccio ora perché l’esempio risulta essere estremamente calzante.

Penso che un romanzo non possa e non debba equivalere a una puntata di una serie tv. Ne viene di conseguenza che il finale non può e non deve equivalere al finale di una puntata né tanto meno a un finale di stagione.

I finali aperti li tollero a forza, considerandoli come un dono degli autori, una maniera per mettere in moto la fantasia del lettore e permettergli di creare un finale ad hoc per il suo modo di vedere e vivere le cose. Ma diverso è il caso in cui un finale è talmente tanto aperto da far risultare il romanzo incompleto, lasciando il lettore a sfogliare le pagine convinto che ci sia stato un errore e che gli abbiano venduto un libro fallato. Per me, ormai contrariata, quella lettura risulterà essere stata, alla fine, solo una fastidiosa perdita di tempo.

L’autore sta a suo modo costringendo il lettore a restare sulle spine per farlo sentire obbligato ad acquistare il suo sequel, e questa è un’ottima strategia di marketing da sempre funzionante, ma qui il buon Favij lo fa in un modo a mio parere sporco, esagerato, esasperato.

Insomma, la mia esperienza con i primi due capitoli della saga The Cage non è stata positiva al cento per cento per i motivi che ho già evidenziato, ma il finale del primo l’ho considerato passabile, ho tirato un sospiro di sollievo per i protagonisti e ho atteso senza alcuna fretta di conoscere il loro destino; questo finale invece mi ha infastidito, deluso, senza troppi giri di parole mi ha proprio fatto incazzare.

Nonostante l’ottima strategia di marketing di cui sopra, credo faticherò a cedere al terzo capitolo della saga, principalmente perché i personaggi non rimangono incollati addosso abbastanza da far fremere gli animi nell’attesa di conoscere il loro futuro.

Ma sono certa che il pubblico a cui è indirizzato il genere, che io inserisco tra i 10 e i 16 anni, sarà pronto a contraddirmi. E io sarò ben felice di scomodare il loro spirito critico.

Per il momento, io mi fermo qui. Grazie comunque per l’esperienza, caro Favij, e in bocca al lupo per il tuo percorso da scrittore.

 

Lorenzo Ostuni


Lorenzo Ostuni (Torino, 7 aprile 1995), conosciuto al pubblico come Favij, è un gameplayeritaliano che conta più di sei milioni di iscritti sul suo canale youtubeNel 2015 pubblica il suo primo libro, Sotto le cuffie, edito da Mondadori, che ha venduto più di 100.000 copie.  Nel 2018 ha pubblicato il suo secondo libro, questa volta un romanzo scritto in collaborazione con Jacopo Olivieri, The Cage – Uno di noi mente, anch’esso edito da Mondadori, che ha esordito al primo posto fra i romanzi italiani. Nel 2020 pubblica il secondo capitolo della saga, The Cage – L’Arena, sempre edito da Mondadori.

 

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