Trappole di carta




Recensione di Chiara Forlani


Autore: Sandro Dettori

Editore: Le Mezzelane Casa Editrice

Genere: thriller

Pagine: 224

Anno di pubblicazione: 2021

Sinossi. Ted Achab trascorre le giornate tra la biblioteca dove fa il custode e un modesto appartamento alla periferia di New York. Con la speranza di dare un corso diverso alla propria vita e diventare uno scrittore di successo, scrive un romanzo sulla condizione degli homeless, i diseredati che popolano le periferie di molte città americane. Come in una favola, il suo libro incontra il favore di un’importante casa editrice che lo pubblica e lo promuove con una grandiosa campagna pubblicitaria. Dopo breve tempo, però, Ted comprende che i disegni del potente editore nascondono affari poco chiari e che anche altri personaggi di contorno perseguono scopi diversi e non del tutto leciti. Il giovane, che per primo aveva mentito sulla genesi del proprio lavoro, giorno dopo giorno si ritrova coinvolto in un intrigo che, oltre a minare il rapporto con sua moglie, lo vede incriminato per omicidio, un’accusa dalla quale gli sarà difficile difendersi. Una parabola, la sua, che lo farà riflettere sulle trappole nelle quali può cadere chi cerca il successo.

Recensione

Trappole di carta è il primo romanzo pubblicato da Sandro Dettori, nonostante ciò lo stile di scrittura denota un’ottima consapevolezza degli “arnesi del mestiere” del giallista. Il linguaggio asciutto e scorrevole favorisce l’immedesimazione di chi legge e dona al libro la proprietà di essere “page turner”, tiene incollato il lettore fino all’ultima riga. La trama “a orologeria” è ben congegnata, cattura dalla prima pagina e spinge a proseguire, per sapere dove porterà il meccanismo infernale che il protagonista e i comprimari hanno scatenato.

Siamo a New York e Ted Achab, uno scrittore spiantato che vive con la moglie in povertà mangiando fagioli in scatola e tranci di pizza a credito di Tony’s, la pizzeria italiana sotto casa, tenta il colpaccio: spedisce il suo manoscritto a uno dei più importanti editori statunitensi e, dopo sei mesi, riceve la comunicazione che il libro sarà pubblicato. È al settimo cielo, per firmare il contratto si reca alla casa editrice dove rivela allo staff del magnate della carta stampata che, per scrivere in modo realistico, si è unito per due mesi agli homeless della città, condividendo con loro la fame e gli stenti e trascrivendo dal vivo le loro giornate da reietti. Per fare ciò, Ted ha messo in atto vari trucchi, come sfregare le dita sulla corteccia degli alberi per graffiarle, immergerle nella terra, scartavetrare le lenti degli occhiali e non lavarsi i denti a lungo. Lo scrittore viene attratto inesorabilmente dal mondo dorato dell’editoria di alto livello, che nel suo caso ha anche un risvolto politico, finalizzato com’è a tenere in sella il presidente americano, che per mezzo del libro mostrerà la sua magnanimità nei confronti delle classi meno abbienti. Ben presto Ted si accorge di essere entrato in un universo in cui prevalgono bugie, falsità e tradimenti. Ma ormai è troppo tardi per tirarsi indietro, la trappola è stata predisposta e, anche se non se ne accorge subito, la vittima è proprio lui.  

Ma chi è il protagonista, Ted Achab? È un giovane uomo definito “ingenuo e pieno di fantasia”, un ex studente che ha dovuto abbandonare i sogni di una carriera sportiva per un grave infortunio e ha dovuto smettere di frequentare l’università per sbarcare il lunario lavorando come bibliotecario. Lo affianca una moglie arrivista, figlia di un senatore decaduto, avvenente e non sempre limpida. Ted è spinto ad agire dalla propria ambizione e da tutti quelli che lo circondano, che a poco a poco lo stritolano, come se si trovasse stretto in una morsa. Non è il classico antieroe dei romanzi noir, di solito rappresentato come un personaggio notturno che vive in locali fumosi, circondato da belle donne e dallo sfacelo della propria vita. Ted è belloccio, credulone, ma soprattutto illuso di poter arrivare con le sue capacità di scrittore là dove molti altri non oserebbero immaginare. Non è solo una vittima, è un piccolo arrampicatore sociale che ha la sfortuna di capitare nelle mani sbagliate, credendo di avere incontrato la dea Fortuna.

L’ambientazione appare realistica: forse Sandro Dettori non è mai stato a New York, ma riesce a delinearne bene i locali e le strade. Soprattutto riesce a presentare la società americana, e per esteso anche la nostra, in modo realistico, pur se estremizzato a scopi narrativi. La trama romanzesca diventa un pretesto per criticare un mondo in cui il successo è l’unità di misura della felicità, dove per arricchirsi e diventare popolari si è disposti a tutto. Un mondo in cui le differenze di classe sono tali da far vivere nella stessa metropoli persone che hanno perso tutto, compresa la dignità, e ricconi che continuano ad arraffare, senza guardare in faccia nessuno. In questa realtà i sentimenti e la coscienza individuale passano in secondo piano, preceduti dalla fama e dalla notorietà. Novello Faust, in un certo senso Ted Achab vende l’anima al diavolo per rimanere sulla cresta dell’onda, e avrà modo in seguito di pentirsene amaramente. L’ambiente dell’editoria di alto livello ne esce a pezzi, ma a mio parere ciò che viene narrato nel libro non è lontano dalla realtà. Anche in Italia, infatti, alcuni editori senza scrupoli, pur di vendere, hanno messo in atto campagne mediatiche truffaldine.

L’intreccio è il punto di forza del romanzo. La tensione è sempre alta, i colpi di scena si presentano a ogni svolta e appaiono credibili nella loro spietata consequenzialità. Il lettore sospende l’incredulità facendosi coinvolgere dalla storia, aiutato dalla naturalezza dei dialoghi. La vera svolta nella trama avviene quando l’autore viene colpito dalla cosiddetta “sindrome della pagina bianca”, ma a quel punto ha la “fortuna” di trovare subito chi lo consiglia. Intraprende perciò una strada che avrà conseguenze disastrose.

La ciliegina sulla torta è il gustoso siparietto della pizzeria Tony’s, concretizzazione dei pregiudizi sulla gestione dei locali italiani negli States: vi si trova una buona dose di mafia mascherata da generosità, con tanto di baci e abbracci in stile “uomini d’onore”, grande disponibilità di “piccioli”, cioè danaro in contante, e giustizia “fai da te”. Uno stato nello stato in stile “Little Italy”, in grado di infiltrarsi pericolosamente nella società, a ogni livello.

Tutto perfetto, dunque? No, ovviamente. Dopo la lettura del romanzo, mi è rimasta una certa perplessità sulla personalità del protagonista. Ted è troppo ingenuo e credulone, una maggiore complessità psicologica avrebbe giovato alla narrazione. Così come l’autore ce lo presenta, il protagonista è più una macchietta, lo zimbello dei comprimari che si prendono gioco di lui e sfruttano la sua ambizione per i loro scopi. A mio parere un essere umano “reale” si sarebbe posto più domande e avrebbe verificato con ogni mezzo a sua disposizione i rischi e i vantaggi delle proposte ricevute.

Per concludere, Trappole di carta, pur nella sua apparente leggerezza, è un romanzo che fa riflettere sull’importanza della scelta dei valori cui dedicare la propria vita. Il finale ci lascia un messaggio importante, che non anticiperò. Il libro merita di essere letto fino all’ultima pagina, per arrivare alla svolta decisiva e scoprire l’ultimo imprevisto, degno di un autore che non scrive solo per svago, ma soprattutto per trasmettere un insegnamento di vita.

A cura di Chiara Forlani

https://www.chiaraforlani.it/

Sandro Dettori


Nato a Bolzano nel 1937, Sandro Dettori è cresciuto, ha studiato e ha lavorato a Roma fino al 1996 quando, suo malgrado, è stato collocato in pensione. Stanco di vivere in città, si è trasferito nella pace dei Castelli Romani e poi a Cerveteri con moglie, due cani e tre gatte, dedicandosi a tempo pieno al restauro di cornici, mobili antichi e alla scrittura. Dopo i primi corti di quindici/venti righe, mille caratteri e altri più lunghi, ha scritto otto romanzi dati in lettura alla famiglia e a pochi amici, e poi conservati nel classico cassetto. Ha partecipato a diversi concorsi nazionali per racconti, alcuni premiati con citazioni di merito e pubblicazioni: Edizioni Il Cavedio “I cento corti 2012” – Premio Piemonte Letteratura, Premio Ranieri Filo della Torre, un’antologia e un romanzo antologico, entrambi editi con il patrocinio dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”. Trappole di carta è il primo romanzo che vede la luce, ma da diverso tempo l’autore sente che anche gli altri sette hanno preso ad agitarsi nel loro cassetto, perché vorrebbero essere letti. Lo meriteranno? Sposato da cinquantasei anni, ha una figlia, un genero e una nipote.

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