Tutti si muore soli




La prima indagine del commissario Veneruso

 


Recensione di Marianna Di Felice


Autore: Diego Lama

Editore: Mondadori

Genere: Giallo storico

Pagine: 384

Anno di pubblicazione: 2021

 

 

 

 

 

Sinossi. Napoli, luglio 1883. Veneruso, commissario della Polizia del Regno tignoso e istintivo, viene restituito al mondo dopo una settimana di influenza che l’ha reso ancora più amaro e insieme innamorato della vita. In sua assenza, una baronessa è stata uccisa, e sospettati e corrispettivi alibi si rincorrono in una catena di corna e controcorna che travolge mezza aristocrazia. È però solo il primo dei delitti che Veneruso si ritrova sulla scrivania, ognuno consumato in un angolo diverso di una città che ha tante anime quante stelle sopra i palazzi: c’è quello di uno studioso di Milano, pugnalato nella Biblioteca Nazionale, e il più doloroso di tutti, con vittima una prostituta dodicenne. Capitolo dopo capitolo, in un ininterrotto piano sequenza lungo venti ore, Veneruso continuerà a oscillare tra le ville nobiliari e i quartieri tetri anche di giorno, solo per scoprire che non è semplice capire dove l’umanità dà il peggio di sé, e che tra i tanti assassinii che si stanno consumando tra i vicoli di Napoli c’è anche quello di una lingua e di un’intera cultura.

 

Recensione

Il lettore che si immerge tra le pagine di questo libro viene risucchiato dalla storia dell’ex Regno delle due Sicilie della seconda metà dell’Ottocento.

Nel 1861 c’era stata l’Unità d’Italia voluta da molti, ma rifiutata da altri e grazie a questa unificazione si faceva strada la lingua italiana. Non che prima non fosse una lingua del Regno, ma ora doveva essere parlata per farsi capire in tutta Italia.

Quindi i dialetti sarebbero scomparsi?

Si perché la cultura lo esigeva, ma i più non capivano, e non capiscono, che il dialetto è una lingua con le sue forme e i suoi tempi. Guerriero Guerrieri il direttore della Biblioteca Nazionale lo sapeva e insisteva sull’importanza dell’etimologia delle parole napoletane. Ma andiamo con ordine.

Il commissario Veneruso era guarito da una brutta influenza in una settimana nella quale era stato solo nella sua vuota casa senza avere la consapevolezza che la febbre potesse passare, alcuni agenti avevano bussato, ma lui non aveva risposto.

Quando torna alla vita si incammina verso il commissariato come le mattine precendenti all’influeza e incontra dei personaggi lungo la strada che gli raccontano dell’omicidio che era stato commesso. Praticamente quando arriva alla stazione di polizia lui sa già tutto.

Il bello del passaparola che si arricchiva di particolari mano a mano che cambiavano i personaggi, dal cieco che chiede l’elemosina al prete, dal cameriere che sente le notizie dai giornalisti alla prostituta. Ma Veneruso doveva indagare di persona perché molti particolari potevano essere aggiunti solo per esagerare e il commissario non si fidava dei giornalai,chiamava così i giornalisti.

Il caso era l’omicidio della baronessa Salomé nipote di un importante cardinale, quindi la città era in fermento per ciò che era successo. Ancor di più per le voci che si spargevano a macchia d’olio di amanti e giochi perversi tra amanti di amanti. Come se non bastasse avere grane con i nobili che si chiudevano dietro un silenzio che creava un muro altissimo e un grande problema per far andare avanti le indagini, arrivarono altri due omicidi.

Una bambina in un quartiere povero e uno studioso nel Palazzo Reale sede della Biblioteca Nazionale. Tre omicidi in un giorno!

Veneruso deve districarsi tra arroganza e perversione dei quartieri alti; miseria, sporcizia e squallore dei quartieri poveri; parole altisonanti e affamati di cultura nella biblioteca degli studiosi.

Il lettore si trova davanti ad un commissario che tratta con sufficienza alcuni collaboratori e male altri, un commissario che va a simpatia, un commissario che principalmente è un uomo solo, nostalgico, innamorato di una donna non proprio dabbene che gioca tra l’ironia e il sarcasmo, ma al quale si stringe il cuore nel vedere l’omicidio più brutto, quello della bambina.

Attraverso indagini rocambolesche, idee fasulle, intrecci difficili da sbrogliare il commissario arriva a tarda sera alla soluzione. Risolve tre omicidi in un giorno! Complice una scossa di terremoto, che rimanda a quella realmente accaduta nel 1883 con epicentro a Casamicciola.

Il lettore attento può notare una sorta di riferimento ad una nota autrice di gialli ad un certo punto della storia, grazie alle teorie di un collaboratore di Veneruso. La storia passa attraverso le pagine con la stessa indolenza usata dal commissario nel cercare i colpevoli, una lentezza disturbata da idee dei sottoposti che bramano di trovare i colpevoli e tirano fuori teorie e la scienza che potrebbe essere di notevole aiuto, ma Veneruso ha le proprie idee e il proprio metodo. Una cosa è sicura però, sono più concentrati per il macabro omicidio della bambina che smuove gli animi di tutti e fa salire un nervoso che divora da dentro.

La scrittura usata dall’autore potrebbe risultare non troppo scorrevole perché ci sono delle parole in napoletano, ma non è così, anzi, il lettore può stemperare l’angoscia e l’umorismo nero, che la storia trascina con sé, nel ritrovare certi vocaboli anche se alcuni si possono anche intuire. L’idea di metterli a contorno della storia è brillante e si ricollega a quella degli studiosi dove spicca un giovane Benedetto Croce tra i sospettati di un omicidio.

Leggendo questo giallo storico ci si ritrova a pochi anni dall’unità con idee ancora attaccate al Regno delle due Sicilie, con l’amarezza di ciò che è stato e la paura per ciò che verrà, per il futuro, a tratti incerto, che travolge e fa sparire la storia di un popolo, la propria cultura importante per identificarlo, per capirlo.

La lingua di un popolo è essenziale, viene chiamata dialetto, ma ha una propria grammatica nella quale verbi e parole derivano da idiomi parlati da chi ha occupato le terre, i francesi e gli spagnoli ad esempio, dai quali si son formati altri vocaboli. Oltre ad essere un giallo decisamente interessante, con annessa la parte storica, ha anche una morale. Buona lettura!

 

A cura di Marianna Di Felice 

marisullealidellafantasia.blogspot.it

 

Diego Lama


Diego Lama è nato nel 1964 a Napoli. Architetto, autore di libri di architettura (Cemento Romano, 2010, Clean; Storie di cemento, 2007, Clean). Ha fondato e diretto la rivista di architettura Ventre (2004, Cronopio Edizioni), editorialista per il Corriere del Mezzogiorno. Autore di racconti e vignette pubblicate in riviste e antologie. Dal 2013 dirige la rivista di architettura Arkeda. Nel 2015 ha vinto il premio Tedeschi col romanzo La collera di Napoli, pubblicato nel Giallo Mondadori, dove ha pubblicato anche diversi racconti. Sempre nel 2015 ha vinto il premio Gran Giallo Città di Cattolica col racconto Tre cose.

 

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