Un altro candore




Recensione di Francesco Morra


Autore: Giacomo Verri

Editore: Nutrimenti

Genere: Narrativa

Pagine: 255

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. La cittadina di Giave è un piccolo cuore pulsante in un immaginario Nord Ovest d’Italia. Qui, una sera d’inverno, una donna è investita da un’auto sulle strisce pedonali. Il ricovero in ospedale è l’occasione per tirare fuori vecchi ricordi e fare a suo marito una proposta che sconvolgerà la loro esistenza. Così, cinquant’anni dopo, Claudio Benetti rispolvera il suo passato di partigiano, sui monti della Valsesia, sanguinoso e violento, e un amore del tempo di guerra, troppo diverso per non essere impossibile. Ed è nella narrazione di pochi giorni cruciali sparsi tra gli anni Quaranta, Settanta e Novanta del secolo scorso che si snodano le vite dei protagonisti del romanzo, le cui storie, intrecciate fra loro, fioriscono nella Resistenza per poi seguire traiettorie imprevedibili. Come avviene a Sebastiano, che da bambino prova il brivido di uccidere, poi cresce, tradisce e controlla che gli angeli dormano nel suo armadio; o a Cristina, che parte alla ricerca di fortuna, infine torna, fa i conti col passato e tiene accanto al divano delle vecchie palle da bowling. E poi, come rami giovani di un albero antico, germogliano gli altri personaggi, immersi in un tempo di pace ma di illusioni scolorite. “Un altro candore” racconta l’intimità quando non è ordinaria, sovverte le regole e dilaga oltre i confini. Un romanzo sospeso tra storia e finzione, un dedalo di vite annodate in un’unica trama che affonda le radici negli anni tempestosi e gravidi di futuro della Resistenza.

Recensione

E’ che l’amore fa più paura della guerra

Giacomo Verri, scrive un romanzo che si divora e ama già dalle prime pagine. In cui molti temi tra cui l’amore, l’amicizia e la tenerezza sono assi portanti della narrazione. Il rapporto amoroso tra i partigiani Claudio e Franco non esaurisce la trama ma ne permea il narrato e giudiziosamente l’autore riesce ad inserire altri attori e storie che sostengono arricchendo il libro e facendoci appassionare alla lettura dalla prima all’ultima pagina. Una storia corale che bisogna leggere e far leggere.

Si parla della Resistenza ma è solo uno sfondo, dove alcuni ragazzi si trovano per caso e necessità a vivere una esistenza diversa e non comune. Non si scade nella retorica anzi, Verri riesce ad esprimere bene quanto sia difficile vivere una situazione del genere e come sia devastante la guerra che squassa tutto, senza lasciare scampo ai vinti e ai vincitori.

Eppure immaginava che per qualcuno la parola PARTIGIANO rappresentasse l’ostinata epica dei giorni passati, un mito in base al quale avevano sorriso per decenni e si erano perdonati tanti errori.

La trama spazia dagli anni quaranta ai settanta usando come presente gli anni 1992- 1993.

I nostri protagonisti si conoscono tra di loro e le loro storie sono intrecciate, ognuno vive la propria vita con alti e bassi e senza ergersi come esempio di integrità. L’autore ci dona personaggi in cui è facile identificarsi creando una forte empatia tra testo e lettore.

Una gran tenerezza emana dalle pagine tutto viene trattato con delicatezza. L’amore è qui raccontato  a tutto tondo senza essere qualcosa di scabroso. Si parla senza inciampare in già detti,  di omosessualità e prostituzione  che caratterizzano le scelte, indi le vite, di alcuni personaggi e a cascata influenzano quelle di coloro i quali si trovano in contatto con loro.

La libertà per cui avevamo combattuto non era la nostra libertà. Per gente come noi.

Claudio afferma che ognuno ha il suo primo tempo e giocarselo spetta a lui solo. Ciò che è passato costituisce un ricordo forse edulcorato e lui per primo ne viene avvinto, risentendo Franco ma tale riflessione arriverà ad una scelta ponderata nel finale straordinario del romanzo e di cui non faccio cenno per permettervi di assaporarne il gusto a lettura ultimata.

Le donne in questo libro insegnano molto e finalmente vengono descritte non in modo ancillare o di contorno. Hanno personalità forti e compiute. Fanno scelte e si godono ogni momento. Figure emblematiche sono Cristina, amica di Franco e Claudio, che sceglie di vivere la propria sessualità senza veti e il personaggio di Donata, moglie di Claudio, che sollecita il marito e di fatto aziona tutto lo svolgimento del romanzo.

I personaggi non finiscono qui e presumo che vi affezionerete in particolare a Bella, Marco e Ada per non dimenticare Sebastiano e il piccolo Giovanni. Nessun amarcord ma un faccia a faccia con i sentimenti e una presa di coscienza e riappropriazione del proprio Io.

Il libro è diviso in tre parti: primo tempo, intermezzo e secondo tempo. Capitolo brevi, scrittura piana e stile raffinato. Pregevole e deliziosa la scelta dell’inserimento di numerosi dialoghi, dove il flusso di coscienza lascia il campo ad un confronto diretto tra i vari personaggi, tanto che il libro agevolmente potrebbe essere adattato per una trasposizione teatrale. Verri dimostra come sia ammaliante una storia raccontata e scritta bene e senza sbavature. Lo scrittore riesce a coinvolgere così tanto che, chiuso il libro, vorrete recarvi a Giave ed incontrare tutti i protagonisti chiedendogli di parlare con voi, sentendovi parte di loro e delle loro storie

A cura di Francesco Morra

www.youtube.com/user/Vetriera

 

Giacomo Verri


nato nel 1978 a Borgosesia (VC), dove vive e insegna lettere nella scuola media. Ha esordito con il romanzo Partigiano Inverno (Nutrimenti, 2012), con cui era stato finalista al Premio Calvino, e ha pubblicato la raccolta Racconti partigiani (Edizioni Biblioteca dell’Immagine, 2015). Un altro candore (Nutrimenti, 2019) è il suo ultimo romanzo.

 

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