Un caso maledetto




Recensione di Salvatore Argiolas


Autore: Marco Vichi

Editore: Guanda

Genere: Noir

Pagine: 384

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Gennaio 1970. Il commissario Bordelli in aprile andrà in pensione, dopo quasi un quarto di secolo in Pubblica Sicurezza, e ancora non sa cosa aspettarsi, non riesce a immaginare come accoglierà questo totale cambiamento. Ma per adesso è in servizio, e il tempo per riflettere e farsi troppe domande non c’è: in una via del centro di Firenze avviene un omicidio brutale. Sarà proprio quel crimine odioso il suo ultimo caso? Ma soprattutto, riuscirà a risolverlo? Lui e il giovane Piras, che nel frattempo è diventato vice commissario, lavorano a stretto contatto, spinti come ogni volta dal senso di giustizia, ma in questa occasione anche dalla intollerabile inutilità di quellomicidio. Passano i mesi, arriva la primavera, la data del pensionamento si avvicina. La relazione del commissario con la bella Eleonora sembra essere sempre più solida. Non mancherà la cena a casa di Franco Bordelli, dove come dabitudine ognuno racconterà una storia. Ma una mattina il commissario riceve una telefonata dalla questura… un altro omicidio?

Recensione

L’arrivo dell’età della pensione è per tutti un rito di passaggio, ansiogeno, ricco di preoccupazioni e punto di approdo per un esame ed un bilancio della propria vita. Lo è anche per il commissario Franco Bordelli, l’eroe nato dalla fantasia di Marco Vichi.

Nato nel 1910 Bordelli, ha sessant’anni nel 1970, anno in cui è ambientato questo ottavo romanzo della saga dell’investigatore fiorentino che percorre gli anni cruciali del secondo dopoguerra italiano.

Gli anni della contestazione, della protesta operaia e della delusione dopo l’euforia del boom economico italiano vengono vissuti da Bordelli con un disincanto che ricorda molto quello del grande scrittore toscano Luciano Bianciardi: Ogni epoca ha avuto il suo pane e il suo circo. Spremere il sangue dai poveracci, farli sentire contenti nel gregge e non farli pensare troppo è stato sempre il compito dei potenti.

Al massimo si può lasciare che ogni tanto qualcuno diventi egregio, che cioè esca dal gregge, ma solo per far vedere che l’impossibile è invece possibile… In modo da alimentare la competizione, il desiderio di salire nella scala sociale, e così i topolini correranno più forte dentro la ruota e la faranno girare a beneficio dei potenti. E se ogni tanto c’è da fare qualche strage… be’ nessun problema. Lo si fa e si tira avanti, lavandosi bene le mani.”

In questo passaggio si può leggere un’eco del famoso passo de La vita agra”, il capolavoro dello scrittore di Grosseto: I miracoli veri” scrisse sono quando si moltiplicano pani e pesci e pile di vino, e la gente mangia gratis tutta insieme, e beve.

I miracoli veri sono sempre stati questi. E invece ora sembra che tutti ci credano a questaltro miracolo balordo. (…) Faranno insorgere bisogni mai sentiti prima. Chi non ha lautomobile lavrà, e poi ne daremo due per famiglia, e poi una a testa, daremo anche un televisore a ciascuno, due televisori, due frigoriferi, due lavatrici (…). A tutti. Purché tutti lavorino, purché siano pronti a scarpinare, a fare polvere, a pestarsi i piedi, a tafanarsi lun con laltro dalla mattina alla sera. Io mi oppongo”.

La strage a cui si riferisce Bordelli (e Vichi) è quella di piazza Fontana avvenuta a Milano nel 1969 e questi riferimenti storici e sociali fanno capire che questi gialli non sono fini a se stessi ma sono pienamente immersi nei problemi che affliggevano il nostro Paese in un periodo di grandi tensioni come quello della fine degli anni Sessanta. E pensare che nel gennaio del ’69, per puro caso, lui e il colonnello Arcieri avevano avuto tra le mani dei documenti dai quali emergeva proprio quella volontà eversiva e stragista, anche se da quei pochi elementi nessuno avrebbe potuto immaginare una tragedia del genere. E chissà quali altre squallide sorprese nascondeva il futuro d’Italia…”

E’ questo il quadro storico in cui il commissario Bordelli, a quaranta giorni dalla pensione si trova ad affrontare il caso più difficile della sua carriera, il crudele omicidio di un nobile, il conte Alderigo Bonsanti della Spada, assassinato perché ricco e omosessuale.

Questo caso, ispirato da una storia vera, porta Bordelli a riflessioni amare, Anch’io ho ammazzato degli uomini, in guerra, e non pochi.

Però erano nazisti, commettevano soprusi e stragi, avevo un motivo per uccidere. Ma il Conte? Che motivo avevano di uccidere il Conte? Solo perché era omosessuale? (…) Non sapevano ancora nulla del perché e del percome di quell’omicidio, ma tutti e due sentivano che il povero Alderigo non si meritava una morte così oscena.

Le macerie ce avevano intorno erano anche macerie morali.”. l sesso è più scandaloso della morte, le pare una faccenda sensata? Moralismo, pregiudizio, taccagneria: la trinità che governa il mondo e lo fa marcire.”

Il commissario Bordelli ha una dignità e un’empatia difficilmente dimenticabili:

Ogni uomo, anche il peggiore, il più spregevole, era anche uno specchio, e vedersi riflesso in quei ragazzi non era stato piacevole” e la metafora dello specchio ritorna poche pagine dopo I romanzi gli facevano l’effetto di uno specchio magico: poteva osservare se stesso e anche il mondo che si rifletteva alle sue spalle.”

Gli ultimi giorni di servizio si trascinano stancamente e quando Bordelli pensa ai festeggiamenti per la pensione squilla il telefono per annunciare un altro morto che prefigura un’ulteriore avventura di questo commissario tanto umano quanto determinato a fare il suo dovere sino in fondo.

Un caso maledetto” è un ottimo romanzo che ne contiene molti, intrecciando il plot giallo con la storia recente del nostro Paese ma contiene anche, come il Decameron, diversi racconti intriganti narrati dai protagonisti che colorano di vita una cena conviviale.

 

 

Marco Vichi


è nato nel 1957 a Firenze e vive nel Chianti. Presso Guanda ha pubblicato i romanzi: Linquilino, Donne donne, Il brigante, Nero di luna, Un tipo tranquillo, La vendetta, Il contratto, La sfida, Il console, Per nessun motivo; le raccolte di racconti Perché dollari?, Buio damore, Racconti neri, Il bosco delle streghe, Se mai un giorno; i graphic novel Morto due volte con Werther DellEdera e Il commissario Bordelli con Giancarlo Caligaris, e la favola Il coraggio del cinghialino. Ha inoltre curatole antologie Città in nero, Delitti in provincia, È tutta una follia, Un inverno color noir, Scritto nella memoria. Della serie dedicata al commissario Bordelli sono usciti, sempre per Guanda: Il commissario Bordelli, Una brutta faccenda, Il nuovo venuto, Morte a Firenze (Premio Giorgio Scerbanenco– La Stampa 2009 per il miglior romanzo noir italiano), La forza del destino, Fantasmi del passato, Nel più bel sogno e Lanno dei misteri. 

 

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