Uno studio in nero




Recensione di Salvatore Argiolas


Autore: José Carlos Somoza

Editore: Alter Ego

Traduzione: Francesca D’Annibale

Genere: Noir, pastiche letterario

Pagine: 400

Anno di pubblicazione: 2021

Sinossi. Inghilterra, fine del XIX secolo. L’infermiera Anne McCarey, stanca della vita a Londra e in fuga da una relazione burrascosa, accetta un lavoro per occuparsi di un paziente in una clinica per malati di mente a Southsea, nella città costiera di Portsmouth. Per una donna con la sua esperienza, il lavoro non potrebbe essere più facile. Ma si sbaglia. Il paziente, chiamato semplicemente “Mr. X”, possiede un intuito fuori dalla norma ed è in grado di scoprire i segreti più intimi delle persone che lo circondano senza nemmeno lasciare l’oscurità della propria stanza. A questo duo si aggiunge il giovane dottor Arthur Conan Doyle, che si reca in clinica per assistere il signor X. Pratica medicina a Southsea e sta sviluppando un personaggio per il suo prossimo romanzo: il più famoso detective di tutti i tempi. Solo Anne e il dottor Doyle saranno pronti a decifrare gli impenetrabili enigmi del signor X. Questi sembrano essere la chiave per risolvere gli omicidi che hanno appena iniziato a sconvolgere la città di Portsmouth, con i suoi spettacoli oltraggiosi, il mondo sotterraneo dei teatri clandestini e delle esibizioni illecite.

Recensione

Sono talmente tanti gli apocrifi riguardanti Sherlock Holmes, cioè i romanzi e racconti che non fanno parte del cosiddetto “canone” che consiste nei quattro romanzi e 56 racconti scritti da Arthur Conan Doyle, che costituiscono un genere a parte nel grande insieme del mystery.

Il detective per antonomasia esordisce nel romanzo “Uno studio in rosso” (A Study in Scarlet) del 1887 e “Uno studio in nero”, titolo del romanzo di Josè Carlos Somoza è un trasparente omaggio nonché il calco di un altro giallo di Ellery Queen dallo stesso titolo dove l’investigatore americano si confronta a distanza con Holmes e con Jack lo Squartatore.

Il romanzo dello scrittore spagnolo di origine cubana non si limita ad un richiamo al personaggio creato da Doyle ma inserisce suggestioni da romanzo gotico, una romantica storia d’amore, echi narrativi degni di Dickens inquadrati in una trama densa e ricca di colpi di scena.

Nel 1882 l’infermiera Anne McCarey viene assunta per accudire un malato di mente in una pensione privata a Portsmouth nel sud dell’Inghilterra.

Il paziente ben presto si dimostra essere non un pazzo ma un sensibile uomo che afferma “Vivo in un guscio di noce e mi sento il re dell’universo.” Questa citazione dell’Amleto di Shakespeare illustra perfettamente la sua mente interamente dedicata alla straordinaria potenza della logica, la cui efficacia, secondo Piergiorgio Odifreddi “offre l’ultima ancora di salvezza al sapere, e si fonda sulla constatazione che tutto ciò che possiamo conoscere dell’universo deve comunque adattarsi al nostro pensiero e trovare spazio nella nostra testa.”

Benché spaventata dalla straordinaria capacità intuitiva dell’innominato ospite dell’ospedale che dal contatto con la mano capisce la vita difficile di Anne, l’infermiera si affeziona a Mister X, come viene chiamato lo straordinario protagonista, e lo aiuta in un’indagine molto ostica alla ricerca dell’assassino di mendicanti che terrorizza la città portuale.

Metà della spiegazione è tutta la spiegazione signorina McCarey” disse la vocina, “ma per farla dormire tranquilla stanotte: appena entrò la prima volta sentii l’attrito delle sue dita sul fazzoletto, e al contempo la sua voce suonava leggermente roca, con il timbro di chi ha vissuto un episodio di asfissia i cui segni resistono ancora. Odore di rum e catrame sul suo vestito e, molto più leggero, di vino rosso di qualità sui suoi capelli. Cena di coppia. In pubblico? Improbabile, per il tentativo di strangolarla. Intima. E se una come lei intrattiene una relazione intima con un marinaio di quella risma può essere solo perché ha molta poca autostima.” “No… non è possibile dedurre tutto questo…”

Josè Carlos Somoza con “Uno studio in nero” crea un “pastiche” molto interessante che si pone a monte della creazione del personaggio di Sherlock Holmes romanzandone la genesi, immaginando che il Signor X sia l’ispiratore delle capacità analitiche dell’investigatore e inserendo anche il dottor Doyle come personaggio introduce un altro motivo di contaminazione tra diversi piani letterari.

Il lettore dei romanzi di Sherlock Holmes si divertirà a riconoscere situazioni topiche come i ragazzi utilizzati per le indagini, che ricordano gli irregolari di Baker Street, le nozioni scolastiche che sono molto simili, certe frasi ad effetto come “quando si esclude l’impossibile, quello che resta, per quanto improbabile possa apparire, deve essere la verità” sino all’affermazione “Elementare!” che Holmes non ha mai pronunciato e anche citazioni da opere di Agatha Christie.

La trama gialla serve da “fil rouge” per condurci in un ambientazione storica satura di elementi tenebrosi come le opere teatrali oscene di burattini, arene, burlesque, vaudeville o vergogne tipiche dell’epoca come gli spettacoli clandestini.

La verità non è mai democratica”

dice Mister X che si compiace del nome Sherlock Holmes che gli viene alla fine concesso, “non dipende dal numero di persone che credono in essa, semmai è il contrario: di solito è riservata alla minoranza attenta e selettiva, per questo la politica è un disastro totale.”entrando di diritto nell’incessante mitopoiesi di un personaggio che per la cultura anglosassone è una figura fondamentale del pensiero. 

 

Josè Carlos Somoza


(1959), spagnolo, è autore di racconti, romanzi, opere teatrali e radiofoniche. I suoi libri sono stati tradotti in più di trenta lingue e di alcuni di essi si stanno realizzando degli adattamenti cinematografici. È considerato uno dei maggiori innovatori del romanzo giallo in lingua spagnola. Vive a Madrid con la moglie e i due figli.

 

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