Vernant e Vidal-Naquet: Mito e tragedia nell’antica Grecia




Vernant e Vidal-Naquet

Mito e tragedia nell’antica Grecia


 

Potrebbe sembrare bizzarro citare un libro di un noto studioso di cultura greca tra i testi utili per affrontare la lettura critica di un giallo.

Perché infatti mito e tragedia nell’antica Grecia dovrebbero essere correlati al romanzo poliziesco?

Eppure, se abbiamo la pazienza di leggere il breve saggio, ci accorgiamo che alcuni elementi ritornano in entrambi i generi e il filo rosso che li unisce non è poi così sottile.

Nella prima parte gli autori affrontano il problema delle origini della tragedia da un punto di vista storico e sociale e di come trasformi il mito diventando emblema della condizione umana e dei demoni che la tormentano. Politica, religione, letteratura si intrecciano creando un mix che ancora oggi emoziona.

L’ambiguità dell’agire umano, la presenza costante di una necessità che interagisce con l’eroe, danno potenza drammatica all’azione e rendono attivo il rapporto tra Uomo e Dio, contrariamente a quanto accade nel mito. Il delitto poi è spesso presente nella tragedia, basti pensare all’Orestea, a Edipo… Delitto che talvolta è premeditato, come nel caso appunto di Clitemnestra oppure dettato da sfortunate circostanze, come per Edipo. Nella tragedia, come nel giallo, il colpevole è punito e in tal modo solleva la società tutta dalla colpa.

La sua espiazione, in quanto pharmakos (capro espiatorio) libera la collettività dalle sciagure che la perseguitano: sconfitte, carestie, pestilenze. Emblematico a questo proposito è proprio il caso di Edipo che ricopre più ruoli contemporaneamente. Egli infatti è il colpevole ma è anche l’investigatore e in qualche modo è vittima del fato. Il suo esilio e l’accecamento autoinflitto sono la punizione necessaria a riportare l’equilibrio nella società malata. Tra l’altro l’analisi attenta degli autori riporta su un piano sociale e storico il dramma edipico svincolandolo dalla riduttiva e abusata interpretazione freudiana.

 

 

Partendo dala tragedia, prima greca e poi latina, il percorso continuerà attraverso Shakespeare fino ad arrivare a tempi più recenti quando gli scrittori di gothic novel, e quindi Poe daranno l’inizio a una narrativa di genere destinata a sfociare nei romanzi di Doyle e Chesterton e proseguire fino ai moderni.

Il meccanismo che è alla base della tragedia lo ritroviamo sostanzialmente anche nel giallo classico e la trinità letteraria, vittima, colpevole, investigatore, ritorna con modalità analoghe. A questa terna vanno aggiunte altre due importanti funzionalità che sono quella del giudice e del pharmakos, prima accennato. Nell’equilibrio mobile di tutti questi archetipi si cela il successo della narrativa poliziesca, un genere che affonda le proprie radici nel mito e come la fiaba parla al nostro inconscio collettivo e ci riporta alla mente tematiche e personaggi antichi quanto l’Uomo.

Il passaggio dall’eroe tragico all’investigatore moderno si compie attraverso i canoni della rivoluzione industriale inaugurata dalla borghesia e attualizza con l’uso della logica e della scienza il ruolo del protagonista. Le corde toccate dal narratore sono però sempre le stesse e ricalcano modelli millenari in cui l’eroe di turno deve estirpare il male dalla società e riportare l’equilibrio. Trovare il colpevole e fare giustizia significa, allora come oggi, fare pace con gli dei e far cessare il disordine.

 

A cura di Cristina Bruno


 

Scaletta:

Riflessioni su alcuni saggi

Kracauer il romanzo poliziesco

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Todorov La letteratura fantastica

Ginzburg Miti, Emblemi e spie

 

Alcuni autori classici e le loro creature

Edgar Allan Poe – Auguste Dupin

Arthur Conan Doyle – Sherlock Holmes

S. Van Dine – Philo Vance e le regole dello scrittore di gialli

Agatha Christie – Hercule Poirot Mrs. Marple

Gilbert Keith Chesterton – Padre Brown

Edgar Wallace – I quattro giusti