L’uomo che sorrideva




Recensione di Marina Morassut

Autore: Henning Mankell

Traduzione di Giorgio Puleo

Editore: Marsilio Editori Spa

Pagine: 384

Genere: Giallo

Anno Pubblicazione: 2004

 

 

 

 

“ Quello che abbiamo motivo di temere non è l’immoralità dei grandi uomini, ma il fatto che l’immoralità spesso conduce alla grandezza” (De Tocqueville)

 

In queste due semplici righe si estrinseca tutto il lavoro ed il pensiero che l’autore Mankell riversa in questo romanzo. Non ci sarebbe bisogno di aggiungere altro. Solo leggere il romanzo e tornare poi a riflettere su questa frase, una volta terminato. Trovando anche tante connessioni con uomini famosi e potenti della nostra Italia.

Quarto romanzo che ha come protagonista l’Ispettore Wallander.
Un uomo ed un poliziotto in profonda crisi dopo gli accadimenti avvenuti in La Leonessa Bianca (3° romanzo della serie). Siamo nel 1993 e l’ispettore, in congedo da quasi un anno, è oramai deciso a lasciare la Polizia e re-inventarsi in una nuova vita. Soffre di depressione, da cui sembra trovare sollievo solo durante i soggiorni solitari a Skagen, la cittadina dello Jutland dove si incontrano il mar Baltico e il mare del Nord. Passeggiate solitarie sulla spiaggia che gli danno modo di pensare alla propria vita – attentamente tenuto d’occhio da una donna del luogo che lo osserva con curiosità, durante queste pause in cui cerca di ritrovare se stesso. L’isolamento viene ad un certo punto interrotto da Sten Torstensson, l’avvocato che l’aveva assistito durante il divorzio dalla moglie Mona, che tenta invano di convincerlo ad occuparsi dello strano incidente stradale in cui è morto suo padre Gustaf, avvocato pure lui. Pochi giorni dopo Wallander rientra a Ystad, deciso a dare le dimissioni dalla polizia, ma cambia improvvisamente idea quando scopre che Sten Torstensson è stato freddato con dei colpi di pistola nel suo studio legale.

Altro romanzo in cui le indagini e la raccolta degli indizi procedono a rilento, così come ci si immagina debba accadere nelle reali indagini di polizia. Qui, oltre a Wallander, il protagonista è il Sig. Alfred Harderberg, colui che subito si intuisce essere il cattivo, la controparte da battere.
L’aspetto misterioso di questo romanzo non è tanto il riconoscimento del cattivo, ma capire quanti sono gli omicidi di cui quest’uomo si è macchiato. Un uomo pericoloso e con le mani in pasta in moltissime Società, che ad analizzarle paiono delle matriosche. Un uomo che non indietreggia nemmeno di fronte al traffico più osceno di tutti e che lui considera solo un mero mercato di libero scambio in cui c’è chi vende e chi compera.

Una vicenda dove gli uomini con una coscienza periscono, ma mantengono salvo il proprio onore. A scapito della propria famiglia e della propria vita. Incompresi eroi che sono riconosciuti solo dall’acume di Wallander, che scava a fondo senza mai indietreggiare.
Altro magnifico romanzo di Henning Mankell, che ci accompagna in una Svezia fredda e cupa per incontrare un’Ispettore Wallander sempre più dubbioso e tormentato. Ad aiutare ed in un certo senso a contrastare la cupezza di questo protagonista indiscusso, la collega Ann-Britt Höglund, una piccola new entry, poliziotta ma anche moglie e madre, osteggiata da alcuni colleghi, ma molto apprezzata da Wallander.
E a noi lettori non resta che tornare a riflettere sulle righe d’apertura e continuare a seguire quest’uomo tormentato e questo ispettore inquieto.

 

 

Henning Mankell 


Viveva tra la Svezia e il Mozambico, dove a Maputo dirigeva il teatro Avenida. È l’autore della fortunatissima serie del commissario Wallander, pubblicata in molti paesi. Tra i riconoscimenti internazionali al suo lavoro, ricordiamo The Academy of Swedish Crime Writers’ prize per Faceless Killers (1991); Scandinavian Crime Society prize, The Glass key, per Faceless Killers (1991); The Academy of Swedish Crime Writers’ prize per Sidetracked (1995); the British Crime Writers’ Association prize, the Golden Dagger, per Sidetracked (2001).

 

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