Fer-de-lance




Recensione di Marina Morassut


Autore: Rex Stout

Editore: Beat

Traduzione: Clara Vela

Genere: narrativa gialla

Pagine:  286

Anno di pubblicazione: 2011

Sinossi. “Fer-de-lance” appare per la prima volta a metà degli anni Trenta. Sfratta dal crime novel le vecchie signore e “i bizzarri curiosi nell’arte di scoprire e raccontare il delitto” e fa posto a un nuovo singolare detective: Nero Wolfe, l’amante della buona cucina che vive in un lussuoso appartamento di Manhattan, coltiva orchidee e tiranneggia i suoi compagni d’avventura: Archie Goodwin, il bel seduttore, Fritz Brenner, il portentoso cuoco svizzero, Saul Panzer, l’abile segugio e Fergus Cramer, il cinico ispettore. Nel romanzo Wolfe si trova alle prese con l’omicidio di un giovane immigrato italiano, Carlo Maffei. Alcuni indizi sembrano collegare il delitto con l’assassinio di un certo Barstow, il presidente dell’Holland College, un uomo influente con una moglie pazza, un figlio geloso e una figlia bellissima. Ma quando Wolfe riceve il pericoloso dono di un velenosissimo serpente, sa che per l’assassino le ore sono contate.

Recensione

E’ indubbio che la serie di romanzi con protagonisti l’investigatore privato Nero Wolfe ed il suo braccio destro Archie Goodwin segnino uno stacco rispetto ai romanzi gialli classici letti ancor oggi con grande entusiasmo. Ed oramai del resto la coppia Wolfe-Goodwin è essa stessa una dei classici del giallo.

Invero un giallo atipico, soprattutto se pensiamo a coppie parimenti iconiche, di cui forse le più universalmente note sono Holmes-Watson e Poirot-Hastings.

La differenza di questa nuova coppia apparsa per il prima volta nel 1934 è innanzitutto il rapporto simbiotico tra questi due protagonisti, che per fama siamo tentati di definire di fine cervello e QI per Nero Wolfe e di mero braccio armato per Archie Goodwin.

E ancora di enorme ed imponente misoginia da un lato e di affascinante e inappuntabile fascinazione americana dall’altra.

Non ultimo: di appassionato amante di orchidee ed esperto e goloso gourmet, che possiamo definire ossessivi vizi del montenegrino Wolfe – e appassionato di auto sportive e di belle donne, che sicuramente fanno capo all’americano Archie Goodwin.

Ma questa è solo l’esteriorità ed il fascino superficiale di una coppia che inossidabile sta attraversando due secoli diversi, affascinando diverse generazioni di lettori sin dalla sua prima pubblicazione, con una scrittura che ancora oggi non denuncia i quasi cento anni di età che in realtà ha, ma che, fatta salva la diversa tecnologia, potrebbe avvenire ancora oggi, in quel di New York.

La prima avventura di questo duo così ben assortito prende avvio in una giornata qualsiasi, con un caso appena accennato, quello della Fairmont National Bank appena conclusosi, e con un Archie Goodwin che si chiede se quel giorno “non gli toccasse andare a comperare la birra”.

Proprio da questa prima considerazione, capiamo che la voce narrante dei romanzi di Rex Stout sarà proprio Archie, che non si perita tra l’altro di descrivere lungo tutto il romanzo il suo “capo”, appellativo che usa quando vuole irritare Nero Wolfe, che non gradisce essere definito così.

Siamo nel 1934 e Wolfe si è appena deciso a rinunciare alla birra di provenienza clandestina, che da anni acquista in barili che conserva nello scantinato, a condizione di trovare una marca legale, in bottiglia, con il 3,2% di alcol e che soprattutto risulti bevibile! Ha inoltre deciso che cinque litri e mezzo al giorno portano via troppo tempo per essere bevuti e che non sono tutto sommato necessari, per cui si può limitare a quattro litri e mezzo a giorno…

E tra un battibecco e l’altro tra Wolfe e Archie, che riguarda anche l’argomento principe soprattutto per Wolfe e che riguarda i compensi da parte della clientela, prende avvio questo primo caso.

In questa prima opera di Stout su Nero Wolfe non saranno presenti tutti i personaggi di contorno e che diventeranno invece usuali nella serie di questo istrionico investigatore. Qui infatti non troveremo l’ispettore Cramer e Lon Cohen (redattore e giornalista del quotidiano immaginario La Gazette, nonché compagno di poker di Archie i giovedì sera nell’appartamento di Saul Panzer). Troveremo qui invece il giornalista Harry Foster, che non comparirà più nelle opere successive. I comprimari di contorno dei romanzi di Stout che impareremo ad amare, ciascuno con i propri pregi e difetti, sono degli investigatori privati che alla bisogna vengono assunti da Wolfe, e sono Saul Panzer, Fred Durkin, Orwille Cather e Bill Gore.

E poi invece gli irrinunciabili lavoratori a cui Wolfe non ha voluto rinunciare, perché, insieme a Goodwin, indispensabili: il pettegolo Theodore Horstmann, che cura insieme al capo le amate orchidee nella serra al piano superiore e lo svizzero Fritz Brenner, il cuoco che vive nella tipica casa in arenaria nella 35esima Ovest, insieme ai due investigatori.

Già leggendo il primo episodio di questa saga, l’elemento economico sembra rivestire particolare importanza per il capo, diversamente da quanto accade per le altre coppie di investigatori.

Questo il motivo per il quale i comprimari vengono assunti a cottimo, diciamo così, da Nero Wolfe, e soprattutto è uno dei motivi alla base delle decisioni di Wolfe, una volta identificato l’assassino di turno, sul come richiedere la parcella al cliente e sul procedere nella parte finale della risoluzione del caso.

Altro particolare fondamentale, che farà la differenza rispetto a qualsiasi investigatore mai incontrato e cui non abbiamo ancora accennato, è il fatto che essendo grassissimo ed avendo quindi difficoltà deambulatorie, Nero Wolfe esce raramente dal suo appartamento. Ed ecco perché abbiamo definito Archie il suo braccio armato.

Egli è la persona che, oltre a registrare manualmente tutti i colloqui che avvengono quindi necessariamente nello studio dell’imponente investigatore, sarà anche colui il quale uscirà a fare ricerche, pedinamenti, colloqui e quant’altro necessario per i casi, finanche piccole commissioni domestiche. Ma sbaglieremmo a pensare che non abbia un briciolo di cervello, perché in realtà Wolfe gli consente sempre un ampio margine di manovra nei vari casi.

Ed è proprio uno degli investigatori cui si affida Wolfe che gli porta in casa il primo caso, presentandogli Maria Maffei, amica della moglie, che ha tentato di denunciare alla polizia la scomparsa del fratello Carlo. Wolfe, seppure non entusiasta, al pari della polizia che prende sottogamba la denuncia, accetta l’incarico  e manda Archie Goodwin alla pensione dove alloggiava lo scomparso, scoprendo che Carlo Maffei, prima dell’appuntamento con il probabile e presunto assassino, aveva ritagliato uno strano articolo dal New York Times sulla morte improvvisa di un preside di college, Peter Barstow, in un campo dal golf.

Il ritrovamento del cadavere di Carlo Maffei e di successivi indizi portano ad una svolta nelle indagini, che si rivelano inestricabilmente connesse con la morte del preside morto apparentemente per collasso e che naturalmente, come potrebbe essere diversamente?, si rivelano molto più complesse del previsto. E fra serpenti velenosi, che danno anche il titolo al romanzo, mazze da golf e aeroplani, tra familiari sospetti e medici conniventi, il pericolo sembra sempre in agguato, con un omicida che non esiterà ad uccidere ancora, per coprire le proprie tracce.

Il bello nei gialli di Rex Stout non è solo la trama gialla del caso in sé e dei meccanismi che portano alla risoluzione dello stesso da parte dell’investigatore, ma il teatrino dei battibecchi tra Wolfe e Goodwin e sull’importanza del tutto, dalle chiacchiere mai fini a se stesse con i diversi protagonisti di ciascun episodio, alle descrizioni di persone, caratteri, luoghi e situazioni. Ma soprattutto il canovaccio che Stout ha creato di quella che leggendo i romanzi non si può che definire famiglia, che vive nell’appartamento sulla 35esima Ovest, dove tra birra, latte e manicaretti copiosi, si consumano le esilaranti gag di una serie di personaggi che entreranno nel cuore dei lettori.

Trasposizioni varie:

da Wikipedia:

Nero Wolfe è stata una serie televisiva italiana girata in forma di sceneggiato televisivo, prodotta dalla RAI e trasmessa fra il 1969 e il 1971, quasi completamente girata in studio, articolata in dieci telefilm di circa due ore. Nei ruoli dei principali personaggi: Tino Buazzelli, nei panni dell’investigatore di origine montenegrina, Paolo Ferrari, in quelli dell’assistente Archie Goodwin.Forse però la più famosa è la serie televisiva statunitense in 14 episodi trasmessi per la prima volta nel corso di una sola stagione nel 1981. La serie fu prodotta da Paramount Television e girata negli studios della Paramount a Los Angeles in California. Con William Conrad nei panni di Wolfe e Lee Horsley in quelli di Archie Goodwin.

A cura di Marina Morassut

libroperamico.blogspot.it

 

Rex Stout


Sin da piccolo rivela il suo genio: a tre anni ha già letto la Bibbia, a dieci tutti i testi di filosofia, storia, scienza e poesia del padre insegnante. A tredici anni è campione di ortografia del Kansas.Dopo aver fatto svariati mestieri, nel 1912 comincia a scrivere per riviste e settimanali e pubblica romanzi psicologici che non hanno fortuna, tra cui citiamo Due rampe per l’abisso (1929). Nel 1934 pubblica Fer-de-Lance (La traccia del serpente), il primo volume delle inchieste di Nero Wolfe. Il successo si ripete regolarmente per tutti i  successivi volumi, sfornati pressappoco al ritmo di uno all’anno. Nero Wolfe e Archie Goodwin saranno alla fine protagonisti di 47 volumi tra romanzi e raccolte di racconti. Nel 1959 viene premiato con il Mistery Writers of America Grand Master.

 

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