Recensione di Massimo Ghigi
Autore: Pino Imperatore
Editore: DEA PLANETA
Pagine: 368
Genere: Thriller
Anno di pubblicazione: 2018
Sinossi. Nell’affascinante quartiere di Mergellina, Francesco e Peppe Vitiello gestiscono la premiata trattoria Parthenope, dispensando buoni piatti e aneddoti ancor più saporiti. L’ispettore Gianni Scapece, amante della cucina non meno che delle donne, lavora nel commissariato appena aperto di fronte al locale e dove si racconta che viva il fantasma di una vedova allegra. Per lui è un ritorno a casa, perché in quel quartiere ci è nato, e nell’ospitalità dei Vitiello ritrova il calore e la veracità che aveva perduto. Nelle settimane che precedono il Natale, però, Napoli è scossa dall’omicidio di un ragazzo, il cui corpo viene letteralmente “condito” dall’assassino con aglio, olio e peperoncino. Perché un rituale così macabro? Quale messaggio nasconde? Per trovare la risposta, l’ispettore dovrà scavare tra simboli, leggende e credenze della cultura partenopea, aiutato dalla tenacia del suo capo, il commissario Carlo Improta, e dalle scoppiettanti intuizioni dei Vitiello. In un romanzo che mescola con sapienza la commedia e l’indagine poliziesca, Pino Imperatore dirige un formidabile coro di passioni e allegria, di bassezze e colpi di genio. Un’avvincente corsa contro il tempo, con uno straordinario, pirotecnico finale.
Recensione
Avevo grandi aspettative per questo nuovo libro di Pino Imperatore, autore che avevo già molto apprezzato con la saga del ‘fantozziano’ boss della camorra Tonino Esposito e dico subito che le aspettative sono state assolutamente rispettate!
L’autore si mette alla prova con un racconto ‘giallo’, ma lo fa alla sua maniera, con il suo tocco ‘magggico’, con leggerezza e tanta ironia, qui sapientemente amalgamate a una trama thriller bella intrigante e tesa nei momenti giusti.
Penso che Pino Imperatore sia uno di quegli scrittori i cui libri si potrebbero leggere tranquillamente senza vedere il nome dell’autore sulla copertina; il suo stile è veramente riconoscibile, con il suo senso dell’umorismo, il suo saper descrivere personaggi memorabili nel contesto di una Napoli ricca di umanità e cultura.
Protagonista della vicenda è il talentuoso ispettore di Polizia Gianni Scapece, un nostrano Sherlock Holmes che, ‘armato’ di lente d’ingrandimento e non di pistola, sfodera intuizioni e acume investigativo veramente all’altezza del suo idolo letterario partorito dalla penna di Arthur Conan Doyle.
L’ispettore Scapece, dopo aver messo il suo talento a disposizione dei commissariati di mezza Italia, decide di concludere la sua carriera nel suo amato quartiere.
In questo libro Scapece deve fronteggiare un temibile avversario, un assassino ‘coreografico’ nella messa in scena dei suoi delitti ma anche intelligente e, apparentemente, impossibile da fermare.
A supporto del nostro ispettore ci sono due colleghi che sono quasi degli amici, tanta è la complicità e il gioco di squadra che c’è tra di loro: il commissario di polizia Carlo Improta, capo di Scapece, sempre pronto a spronarlo ad accasarsi con una brava ragazza e… a portarsi dietro la pistola quando va in missione; l’agente scelto Ivan Cafiero, coraggioso quanto sfortunato (non esce mai illeso dalle azioni di polizia!), un poliziotto veramente con ‘la stoffa’, di cui Scapece si fida a tal punto da volerlo come unica difesa contro il temibile assassino noto come ‘l’Arcangelo’.
Come se non bastasse l’aiuto ufficiale della polizia, Scapece ha, dalla sua, anche la partecipazione attiva alle indagini della famiglia Vitiello, di cui Scapece si ‘innamora’ (in particolare della giovane e bella Isabella, nipote di nonno Ciccio); i preziosi consigli di nonno Ciccio e di suo figlio Peppe ‘Braciola’, chef della trattoria Parthenope, le ‘intuizioni/visioni’ di Angelina, moglie di Peppe, praticamente sensitiva e perennemente in poltrona a massacrarsi di film horror, il supporto informatico/informativo di Diego, figlio di Peppe, fratello di Isabella e genio matematico e dei computer, sono tutti assi nella manica del nostro eroe.
Una delle cose che più ho apprezzato del libro è proprio la descrizione dei rapporti umani, a volte anche esilaranti, sia tra i componenti della famiglia Vitiello, sia all’interno del nucleo di polizia Scapece-Improta-Cafiero; la grande umanità nei rapporti tra i personaggi, insieme a tanta ironia, emerge decisamente come caratteristica saliente dello stile dell’autore!
A fare da sfondo alla vicenda, la bella Napoli e i suoi quartieri, oggetto di spunti e cenni storici molto interessanti, perfettamente contestualizzati e che impreziosiscono lo sviluppo della trama.
Proprio la trama gialla è un’altra scommessa vinta, assolutamente credibile e coinvolgente! Scapece procede inesorabile verso la soluzione del caso, tra testimoni non sempre attendibili e a volte decisamente sospetti; si percepisce la difficoltà del protagonista nell’afferrare le motivazioni dell’assassino, che appare irraggiungibile e letale fino alla stretta finale, spettacolare e rocambolesca!
Dopo la mitica famiglia Esposito, Pino Imperatore ci regala una nuova memorabile famiglia e un protagonista per il quale non si può non fare il tifo! Spero che l’ispettore Gianni Scapece diventi uno nuovo personaggio ‘seriale’ perché promette davvero bene… E anche perché vorrei sapere se si deciderà a buttare il cuore oltre l’ostacolo con la dolce Isabella!!!
Alla prossima!
Pino Imperatore
Nato a Milano nel 1961 da genitori emigranti napoletani, vive in Campania dall’infanzia. È autore di quattro romanzi, oltre che di opere teatrali e racconti. Ha vinto i maggiori premi italiani per la scrittura umoristica.