Amore




Amore (Kjaerlighet)

Recensione di Marina Morassut


Autore: Hanne Ørstavik

Traduzione: Luigi Spagnol

Editore: Ponte alla Grazie

Genere: Narrativa

Pagine: 126

Pubblicazione: 2019

 

 

 

 

Sinossi. Amore racconta la storia di Vibeke e Jon che sono madre e figlio, appena arrivati in un paesino dell’estremo nord. È il giorno prima del compleanno di Jon e un luna park è arrivato in città, Jon esce per vendere i biglietti della lotteria e Vibeke va in biblioteca. Da lì seguiamo i due attraversare una serata e una notte di gelido inverno, mentre una crescente irrequietudine si fa strada.  Amore dimostra come attraverso il linguaggio ognuno di noi costruisce la propria verità, e come madre e figlio possano vivere ciascuno nel proprio mondo. C’è distanza, non solo tra le persone, ma anche tra ogni persona e sé stessa.

 

 

Recensione

«Quello che temete non succederà – e quello che succederà vi spezzerà il cuore».

Inquietante. Minimalista. Tutto ciò che accade, in realtà accade nella mente del lettore. E tutto ciò che il lettore non riesce ad immaginare, accade realmente. Salvo poi essere talmente osceno nella sua casualità, che la mente del lettore non può fare altro che rifiutare ciò che Hanne Ørstavik gli sussurra dolcemente.

Vibeke e Jon: una madre ancora giovane, amante della lettura – un figlio che sta per compiere 9 anni, con una passione per i treni. Tutto si svolge nell’arco di una serata e nottata, proprio alla vigilia del compleanno di Jon.

E noi assisteremo, lettori partecipi e allo stesso tempo muti testimoni, all’amore esclusivo tra madre e figlio, al desiderio di una madre di essere ancora donna, all’incomunicabilità tra i due e alla solitudine umana che dilaga sopra tutto e tutti.

Si sono appena trasferiti al nord, freddo e ghiaccio dappertutto. Intuiamo, più che saperlo, che c’è stata una separazione tra i genitori di Jon – e forse nessuno dei due l’ha ancora superata. C’è amore in queste due vite, ma anche tanta solitudine. Ci sono pochi dialoghi tra i due protagonisti, ma ci sono tanti pensieri, tante immagini pensate ora dall’uno ora dall’altro, su cosa stia facendo la madre e su cosa stia facendo il figlio. Non ci sono interazioni fisiche, non c’è quell’approccio tipicamente mediterraneo. La fisicità è qualcosa di visto o tutt’al più pensato, mai condiviso.

E’ particolare il modo in cui l’autrice ci fa passare dai pensieri di Vibeke, con l’aggiunta di battute destabilizzanti per il ritmo, che sembrano dei dialoghi in prima persona tra sé e sé – e i pensieri del figlio Jon, che seguono la stessa linea di presentazione al lettore.

Il romanzo è quasi subito pervaso da una sottile inquietudine, che sale man mano che avanza la vicenda, portando il lettore a credere che da un momento all’altro il romanzo viri in un horror dalle tinte psicologicamente angoscianti. E così seguiamo Vibeke, che esce in un tardo pomeriggio/serata qualunque per restituire dei libri in biblioteca, pensando che il figlio sia già in camera che dorme.

E ritrovandosi poi al Luna Park, in balia di uno sconosciuto qualunque. Dall’altra parte, seguiamo il figlio Jon, che uscito nel pomeriggio per vendere dei biglietti per una squadra locale, rientra a casa e ne riesce, pensando poi di trovare la mamma a casa – e quindi uscendo senza chiavi e ritrovandosi in balia di una strana signora del Luna Park con la parrucca bianca.

E’ tutto un susseguirsi di pensieri, dialoghi tra se stessi e con estranei, incroci inconsapevoli e casuali, mancati incontri che potrebbero cambiare la corsa del destino. Una incredibile scrittura minimalista, che riempie la mente del lettore con scenari di incredibile angoscia e solitudine: perché è proprio di questo che l’autrice ci parla con la sua scrittura traboccante di abbandono e di minacciose possibilità.

E come tutti noi lettori abbiamo scoperto da molto tempo, il destino alle volte si diverte sia con i protagonisti dei romanzi, sia con le aspettative del lettore. E anche in questo caso, non farà sconti a nessuno, dando agli uni e agli altri proprio ciò che si aspettano.

 

A cura di Marina Morassut

libroperamico.blogspot.it

 

 

 

Hanne Ørstavik


Hanne Ørstavik è nata a Tana, nel nord della Norvegia, nel 1969. Il suo primo romanzo è del 1994, e ha dato l’inizio a una carriera di scrittrice e intellettuale tra le più interessanti del panorama norvegese ed europeo. Da allora ha pubblicato tredici romanzi, ha vinto numerosi premi ed è stata tradotta in ventisei lingue. In Italia Ponte alle Grazie ha pubblicato A Bordeaux c’è una grande piazza aperta nel 2018. Dal 2017 vive a Milano.

 

Acquista su Amazon.it: