Recensione di Francesca Mogavero
Autore: Serena Venditto
Editore: Homo Scrivens
Pagine: 165
Genere: commedia gialla
Anno Pubblicazione: 2014
Aria di novità, aria di cambiamento, aria buona: quante identità può avere l’atmosfera che ci circonda?
L’aria muta nel tempo e nello spazio, in base all’altitudine, all’umore e alla memoria: profumo di bruciato, di torta appena sfornata, di ricordi d’infanzia, di casa. L’etere si impregna di sensazioni, di sapori e dissapori, di noi.
A volte, per ricomporre un cuore ritagliato in mille pezzi e superare l’horror vacui di un armadio spogliato di soppiatto in piena notte, c’è bisogno di cambiarla, l’aria. Ed è proprio questo che fa Ariel Hamilton, traduttrice italoamericana dai capelli ramati in fuga da una casa troppo monocromatica e troppo silente dopo un’imprevista rottura: decide di rimanere nella sua città, Napoli, ma di respirare una nuova brezza. Una risoluzione necessaria, ma che tingerà i muri bianchi dietro alle palpebre di tinte sgargianti e positivamente chiassose: un tavolo arancione, uno scrittoio giallo, un divano rosso su cui trascorrere serate di chiacchiere e nuovi inizi, occhi verdi che scrutano, indagano e deducono… tra un assaggio di merluzzo e un miagolio.
Già, perché tra i nuovi coinquilini – il pianista giapponese Kobe, inventore di insulti sopraffini, l’aitante rappresentante di gelati sardo-nigeriano Samuel, l’archeologa e investigatrice condominiale Malù – spicca il gatto Mycroft, soffice, nero e onnipresente, dotato di una spiccata capacità di osservazione e un brillante eloquio. Affascinante, acuto e impenetrabile come gli sbirri e gli investigatori dei gialli classici, galante e audace come i cavalieri delle ballate, il nostro felix ex machina è determinate per risolvere il primo caso dei “4+1 di via Atri”.
Serena Venditto, infatti, ha affrescato un tripudio di colori sui quali si impone una pennellata di giallo: tra cene fusion – se non avete mai provato il futomaki con la caciotta, o la ventricina piccante sul pane carasau, francamente credo abbiate vissuto invano dice la nostra eroina. In effetti mi domando come io sia riuscita ad arrivare a trent’anni… Meglio rimediare e spalancare il frigo: l’alga nori starà bene anche col formaggio francese? – sonni ristoratori, latinorum, sorrisi da cardiopalmo e piccoli misteri, ci scappa anche uno strano suicidio… Ed ecco che il vento muta ancora e le vibrisse di Mycroft avvertono puzza di bruciato: perché Teresa Martínez Oliveira, latina dal fisico mozzafiato, pasticcera provetta e grande concertista, avrebbe dovuto togliersi la vita? Ma questa sua vita, poi, era davvero così perfetta?
Al di là di uno specchio brillante può celarsi un mondo a testa in giù e pieno di crepe, al di là di una risata un senso di soffocamento e un mare di singhiozzi: forse nessuno ha sentito “l’aria di neve”, quel non-so-che che ti solletica la nuca senza parole né spiegazioni, la fragranza diversa che rimanda ai ciliegi in fiore o a una storia che si trascina e imputridisce in silenzio, la velata minaccia di una valanga o la promessa di una giornata di luce. Ma per captarla non occorre solo un buon naso, e talvolta l’aria di neve si riconosce quando è già passata, quando quel candore ha già gelato le dita dei piedi e minaccia di arrivare al petto, oppure ha coperto pece e asfalto con un manto soffice e abbacinate, una tela vergine su cui tracciare un nuovo paesaggio.
Io l’aria di neve l’ho annusata leggendo questo romanzo, ma annusata davvero davvero: tra piste e giacche imbottite, cioccolata calda e sfogliatine a colazione, sulle montagne per una vacanza troppo breve, ho compreso di avere tra le mani un’opera originale, di aver conosciuto tanti amici di carta che vorrei incontrare ancora… e ho visto posarsi sulle sue pagine, per poi subito svanire con soave leggerezza, fiocchi che avevo visto solo sui biglietti d’auguri più belli e sinceri, cristalli di ghiaccio dalla geometria talmente commovente da non poter essere sciolta dai primi raggi del mattino. Così come non si dissolve una bella emozione… o il ricordo di un buon libro.
Serena Venditto
Serena Venditto è nata nel 1980 a Napoli, dove lavora al Museo Archeologico Nazionale. Ha esordito con la commedia Le intolleranze elementari (Homo Scrivens, 2012).
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