Arrowood




Recensione di Ilaria Bagnati


Autore: Mick Finlay

Editore: HarperCollins

Traduzione: Nicolò Marcionni

Genere: Giallo

Pagine: 384

Anno di pubblicazione: 2018

Sinossi. 1895. Londra è spaventata. Un killer infesta le strade della città. I poveri hanno fame, i boss della criminalità stanno prendendo il controllo e le forze di polizia sono arrivate a un punto di rottura. Mentre i ricchi si rivolgono a Sherlock Holmes, il celebre investigatore privato visita raramente le strade densamente popolate del sud di Londra, dove i crimini sono più efferati e le persone più povere. In un angolo buio di Southwark, le vittime si rivolgono a un uomo che disprezza Holmes, la sua ricca clientela e il suo vistoso approccio forense alla criminalità: Arrowood, psicologo autodidatta, ubriacone occasionale e investigatore privato. Quando un uomo scompare misteriosamente e l’unica persona che potrebbe aiutarli a far luce sul caso viene ferocemente pugnalata davanti ai suoi occhi, Arrowood e il suo socio Barnett capiscono che è arrivato il momento di affrontare la loro missione più dura: catturare il capo della banda criminale più famosa di Londra.

Recensione

William Arrowood e Norman Barnett sono una bella squadra; la strana coppia, direi, perché lavorando gomito a gomito ai casi che vengono loro affidati bisticciano spesso ma nutrono un profondo rispetto per le capacità dell’altro.

«Norman, volevo dirti che conto molto su di te, come ho sempre fatto. Ti ho sempre apprezzato…» Ebbe un attimo di esitazione. «Siamo una vera squadra, tu e io.» Gli misi una mano sulla spalla. «Lo so, non dovete dire niente.»

Potremmo dire che Arrowood è la mente e Barnett il braccio. Arrowood è un uomo grassoccio che a causa della mole soffre di affanno, è un amante del gin e non disdegna una buona pinta di birra. In passato faceva il giornalista ma poi, grazie alle sue abilità investigative, diventa investigatore privato e assume Barnett come suo aiutante.

Barnett è colui che agisce, che usa la forza quando ce n’è bisogno ed è il suo braccio destro. I due formano una coppia così come Sherlock Holmes e Watson. Arrowood cerca di nascondere l’invidia che prova per Holmes svilendo il suo lavoro e cercando di far capire a chi tanto lo ammira che la soluzione dei suoi casi citati nei racconti di Watson è solo il frutto della fortuna.

Finlay mette in risalto spesso le differenze tra Arrowood e Holmes: Arrowood è squattrinato e a lui si rivolge chi non può permettersi Holmes; come ha fatto Miss Cousture, che ha ingaggiato Arrowood in questo racconto.

Holmes a detta di tutti è un genio, risolve tutti i suoi casi in pochissimo tempo e gode di grande fama. Arrowood non è famoso ma anche lui ha una grande capacità, è empatico, legge nell’animo umano, si interessa di psicologia e legge Darwin. I due sono molto diversi ma riescono entrambi a risolvere i casi a loro affidati.

La trama l’ho trovata interessante anche se piuttosto contorta, perché a volte non è facile collegare i vari nomi, dato che i personaggi sono numerosi. L’ambientazione è suggestiva, l’autore fornisce uno spaccato di quella che era la vita della Londra di fine Ottocento.

Finlay descrive la miseria che si vive per strada: gli uomini si ubriacano spesso per sopportare meglio quella vita così disgraziata; le donne sono costrette a prostituirsi e i bambini chiedono l’elemosina o fanno dei lavoretti, come Neddy, che aiuta Arrowood e Barnett nelle indagini.

Poi ci sono i facoltosi, i commercianti, i contrabbandieri, i politici corrotti, tutti avvolti dal fumo che fuoriesce dai camini della città. Solitamente non amo leggere romanzi storici perché spesso li trovo pesanti, ma Finlay ha una prosa scorrevole che mi ha fatto amare il racconto.

Consiglio Arrowood a chi ama i romanzi storici, i gialli e a chi ama da sempre Sherlock Holmes e Watson, perché non può non dare una chance anche ad Arrowood e Barnett!

Mick Finlay


Nato a Glasgow e cresciuto in Canada e in Inghilterra, attualmente vive tra Brighton e Cambridge. Insegna Psicologia e ha pubblicato diverse ricerche sulla violenza politica, la persuasione, il comportamento verbale e non verbale. Prima di diventare un accademico, ha gestito una bancarella al mercato di Portobello Road a Londra, è stato macellaio, portiere di albergo e assistente sociale, oltre ad aver lavorato in un circo itinerante.

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