B-Side




L’altro lato delle canzoni

Inverno

 
Recensione di Antonella Bagorda


Autore: Doriana Tozzi

Editore: Arcana

Genere: narrativa contemporanea

Pagine: 223

Anno di pubblicazione: novembre 2020

 

 

 

 

 

Sinossi. Il secondo viaggio nel mondo di B-Side è dedicato alle canzoni dei cantautori italiani, a cui l’autrice ha associato la stagione dell’inverno, i suoi colori freddi e la sua naturale propensione alla ricerca di tepore e intimità. B-Side – Inverno, a differenza del primo volume, si sviluppa quindi in maniera più introspettiva, con una narrazione che dalla prima all’ultima pagina si svolge in prima persona e lega con un unico personaggio le diverse trame ispirate alle canzoni. La storia è ambientata inoltre in un unico luogo ideale, un palazzo immaginario – o meglio non tangibile – ma realissimo nel mondo dei sogni, metafora che accompagna tutti i racconti di questo libro. Varcando con spregiudicatezza la linea di confine tra volume di racconti e romanzo di formazione, l’autrice parte sempre dalle suggestioni dei brani come fulcro imprescindibile, carburante fondamentale di questa macchina fantastica che trasporta nel mondo di B-Side: le canzoni diventano ora ambientazione che avvolge le vicende allestendo la loro scenografia nell’inconscio, entro cui i protagonisti dei brani, come moderni Virgilio, conducono verso un paradiso molto più terreno e raggiungibile, ovvero la libertà dalle gabbie mentali costruite dalla società. Le parole delle canzoni di Vinicio Capossela, Gianna Nannini, Niccolò Fabi, Cristina Donà, Brunori Sas, Ginevra Di Marco, Bugo, Angela Baraldi, Daniele Silvestri, Nada e molti altri traghettano così in una dimensione nuova dell’universo di B-Side in cui, pur sperimentando una nuova formula, si torna sempre a battere sul principio che muoveva anche il primo volume della tetralogia: l’immenso potere immaginifico e catartico della musica.

 

Recensione

Mi aspettavo altro. Non credo ci possa essere apertura più esaustiva per questa mia recensione.

Grande appassionata di cantautorato italiano fin da quando il massimo della mia attività vitale era quella di nuotare nel liquido amniotico tra gli organi di mia madre, mi sono fiondata su questo libro senza pensarci nemmeno mezza volta.

Sembrava essere esattamente ciò che aspettavo da anni, la lettura perfetta di cui avevo bisogno, la mia musica dell’anima e la narrativa contemporanea fuse insieme, l’una con l’altra, in un connubio che ero sicura avrebbe funzionato; insomma i presupposti e le aspettative erano esaltanti. Di base, dunque, l’autrice ha avuto un’idea originale che mi ha molto colpito.

E mi riprometto di recuperare anche il primo capitolo della serie, Autunno, che riguarda un genere musicale a me sconosciuto: il rock alternativo, e che è scritto in una forma che sono poco abituata a leggere: raccolta di racconti.

Ma tornando a questo libro, parliamo di un romanzo il cui titolo dei capitoli corrisponde alla canzone a cui si ispirano. È una sorta di raccolta di racconti anche questa tutto sommato.

Ogni capitolo ha una storia a sé ma la protagonista è una soltanto, e sarà lei a portarci in visita nei molti appartamenti di un palazzo abitato da bizzarri esseri dalle sembianze umane; figure che sembrano conoscerla e aspettarla già da tempo.

La nostra protagonista sarà inizialmente convinta di trovarsi in quel palazzo solo per consegnare un pacco a una certa Miss Terry, ma presto si ritroverà palleggiata da un appartamento all’altro ad ascoltare storie e riscoprire lati sconosciuti di sé, a imparare lezioni di vita, aconoscere sensibilità differenti e personalità affascinanti, e a far pace con una sé stessa che forse aveva un po’ perso di vista.

La storia è narrata in prima persona e la partenza affascina, conquista, cattura l’interesse. Il ritmo è sostenuto e la narrazione è fluida e divertente, la lettura scorre in modo piacevole, senza intoppi e senza difficoltà; anzi, forse potrei dire che il linguaggio utilizzato è fin troppo semplice.

Ci si ritrova immersi in un’atmosfera che è una via di mezzo tra il viaggio di Dante nei suoi paradiso/purgatorio/inferno e il viaggio di Alice nel Paese delle Meraviglie, tanto che in molti personaggi ci ho riconosciuto un po’ di Cappellaio Matto, personaggi che però offrivano alcool e spinelli al posto del tè.

Un intento nobile quello di questo romanzo. Un viaggio interiore particolare e necessario, utile e costruttivo, un viaggio che quasi ho invidiato alla protagonista. Viaggio che, però, sembra scaturito più da un’overdose di funghetti allucinogeni che da un innocente sogno fatto da sobri.

L’ultima parte del libro, invece, l’ho trovata forzata. Il ritmo è calato quando sarebbe stato logico sentirlo accelerare; e non è calato nelle situazioni raccontate, che sono diventate sempre più assurde e incredibili, ma proprio nel ritmo di scrittura. Ho fatto fatica a concludere la lettura a partire dall’episodio dell’uomo col megafono.

Da lì ho trovato un’eccessiva quantità di citazioni letterali delle canzoni oggetto del capitolo, quasi come se l’autrice avesse terminato la fantasia per metterci più parole scritte di suo pugno. Insomma, un finale frettoloso e poco profondo come non sono stati, invece, molti altri capitoli del libro che ho trovato intensi e intimi, a tratti commoventi e illuminanti.

Per tornare all’incipit di questa recensione: mi aspettavo altro. Mi aspettavo di più.

Ho apprezzato molto l’idea in generale: l’idea del viaggio interiore, le consapevolezze che acquisisce la protagonista durante questo viaggio, la varietà dei personaggi e delle ambientazioni e delle situazioni, ma non ho apprezzato altrettanto l’utilizzo che l’autrice ha fatto delle canzoni. Un utilizzo che ho trovato un po’ superficiale e troppo di convenienza.

Ma per disfarmi delle mie perplessità ho pur sempre il primo libro da recuperare e gli altri due che dovranno uscire per completare il ciclo delle stagioni. Quindi questo è soltanto un arrivederci.

 

 

 

Doriana Tozzi


è una scrittrice e giornalista musicale. E’ laureata in Scienze dei Beni Storico-Artistici, Musicali, Cinematografici e Teatrali presso l’Università degli Studi di Siena con una tesi sul metal sinfonico. Ha conseguito un master in “Nuovi e antichi linguaggi musicali” presso il Conservatorio “N. Piccinni” di Bari e si occupa di musica dal 2002. Dirige I Think Magazine e scrive per Rockit, Rumore e L’Isola che non c’era.

 

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