Recensione di Leonardo Di Lascia
Autore: Gian Mario Villalta
Editore: Sem
Pagine: 157
Genere: narrativa
Anno di pubblicazione: 2018
SINOSSI:
Vengono da un mondo lontano i ricordi che si sprigionano nella mente del protagonista di questo romanzo nel momento in cui apprende della morte di uno zio un tempo molto amato e poi altrettanto detestato. Per la precisione – se poi davvero precisi possono essere i ricordi dell’infanzia – vengono da un piccolo paese del Nordest, durante gli anni Sessanta, quando la coda del boom economico inizia a cambiare le abitudini e i comportamenti. È l’epoca in cui «le stalle hanno cominciato a puzzare» e «gli animali – così come la terra – sono diventati materia per la produzione industriale».
Ma a tornare alla mente del protagonista sono soprattutto i momenti vissuti insieme al cugino Giuseppe. Perché è proprio il complesso rapporto fra i due a segnare, forse più di ogni altra cosa, la sua infanzia. Un rapporto fatto di grande complicità ma anche di violenza e di paura: sentimenti, questi, che non lo hanno più abbandonato, né mai è riuscito a sciogliere nella loro aggrovigliata natura.
Oggi, il bambino di allora, arrivato alla soglia dei sessant’anni, si chiede le ragioni di quella violenza sorda, cupa, marcio frutto di altra violenza. E si chiede se la sua vita, senza quelle vicende ormai lontane, sarebbe stata diversa.
RECENSIONE:
Nelle campagne del Nordest italiano esistono davvero le bestie da latte? Ovvero, quelle persone che vengono tirate su in modo spietato per poter essere le prime a portare guadagno alla famiglia.
Il protagonista, ormai adulto, ci racconta la sua gioventù, quando viveva in quella famosa campagna. La complessità di questo libro, anche se di sole 157 pagine, sta nella descrizione dei personaggi: tutti hanno una loro peculiarità e le complicazioni caratteriali tipiche dell’epoca.
Lo stile narrativo è molto particolare e interessante: Leonardo, ormai diventato adulto, ricorda la sua infanzia; l’alternanza del presente con i flashback dal punto di vista del Leonardo bambino riesce a farci percepire una duplice visione della storia: il lato ingenuo e innocente di un bimbo di nove anni e il lato riflessivo e maturo di un sessantenne.
Un libro che ci proietta nella mente chiusa dei contadini di quel tempo e che ci fa conoscere una storia e una porzione d’Italia forse poco nota ai lettori e la voglia dei genitori – la madre di Leonardo – di provare a cambiare il corso della vita del figlio, facendolo studiare e proponendogli un’esistenza diversa e nuova.
Un libro che fa riflettere, un libro sulle scelte. Un plauso particolare alla copertina.
Gian Mario Villalta
Ha scritto romanzi, racconti e saggi (il più recente: L’isola senza memoria, Laterza 2018). Fin dagli esordi, partecipe delle vicende poetiche alla svolta del secolo, ha dedicato particolare attenzione all’opera di Andrea Zanzotto, con una monografia e numerosi interventi, collaborando inoltre al “Meridiano” Le poesie e prose scelte e assumendo la cura dei due volumi degli Scritti sulla letteratura. I suoi libri di poesia più recenti sono Vanità della mente, 2011 (Premio Viareggio) e Telepatia, 2016 (Premio Carducci). È direttore artistico di pordenonelegge.